Umanità Nova, numero 37 del 21 novembre 2004, Anno 84
Cosa significa vivere sotto stato d'assedio, come è esperienza
quotidiana degli abitanti di Baghdad, Falluja, Kabul, Ramallah o
Grozny, possiamo immaginarlo ma certo deve essere qualcosa che va ben
oltre ogni prefigurazione.
Nella scorsa settimana, i cittadini del Lido di Venezia, delle
città di Venezia e Mestre ne hanno avuto sicuramente un esempio
significativo nei giorni dell'assemblea parlamentare Nato: controllo
militare, posti di blocco, stretta sorveglianza poliziesca su
spostamenti, comunicazioni, dissenso.
A dimostrazione di come l'ordinamento democratico non sia
sostanzialmente diverso da altri regimi più immediatamente
brutali, abbiano visto l'ennesima quanto illimitata sospensione delle
libertà che le stesse costituzioni liberali dichiarano
intoccabili: libertà di movimento, di opinione, di
manifestazione, di organizzazione…
Per quanto ci riguarda più direttamente, quanti di noi hanno
partecipato alla manifestazione antimilitarista di sabato 13 novembre a
Mestre, abbiamo potuto constatare che quanto avvenuto a Genova nel
luglio 2001 non è qualcosa che appartiene ormai al passato.
Stessa esibizione spettacolare dei meccanismi repressivi, identica
arroganza di chi indossando una divisa dovrebbe teoricamente difendere
la società, uguale logica terroristica nei confronti degli
oppositori sociali, medesima saturazione militare del territorio,
analoghi meccanismi di provocazione, ripetitiva criminalizzazione
preventiva da parte della cosiddetta informazione nei confronti delle
manifestazioni di piazza, ma soprattutto verso la critica radicale che
le anima.
E l'allestimento di tale scenario, ancora una volta, è risultato particolarmente accanirsi contro il movimento anarchico; infatti, dato che la stessa questura veneziana aveva escluso la presenza di "infiltrazioni del Black Bloc" nel corteo antimilitarista di sabato, il fatto che gli stessi organi di stampa che avevano pubblicato tale dichiarazione hanno continuato a paventare tale leggenda metropolitana e che alla fine le strade e le piazze di Mestre sono state militarizzate come se dovesse sfilare Al Qaeda, significa che sono pervenute ben precise direttive governative che miravano proprio ad impedire che la manifestazione promossa dal Coordinamento anarchico veneto riuscisse ad affermare e comunicare liberamente le posizioni antimilitariste e anticapitaliste che erano alla base della mobilitazione libertaria contro la Nato.
La preoccupazione per il potere politico, economico e militare non
erano certo alcune vetrine a rischio o i possibili scontri, anzi questi
erano un prezzo che poteva essere tranquillamente pagato pur di
impedire all'anarchismo sociale di esprimersi e rendersi visibile.
La ribellione o la disobbedienza, infatti, possono essere recuperate e
pilotate dentro l'attuale ordine delle cose da un dominio che
stabilisce, nega e concede diritti secondo la loro
compatibilità, mentre l'idea di rivoluzione sociale sovverte
già nel presente ogni gerarchia di potere.
ANTI