Umanità Nova, numero 37 del 21 novembre 2004, Anno 84
Domenica 7 novembre il nucleare ha ucciso di nuovo. Questa volta la
vittima non è stata né uno dei tanti ucraini o bielorussi
che ancora pagano con la vita le conseguenze dell'incidente di
Chernobyl né un tecnico di qualche centrale nucleare investito
da materiale radioattivo. La vittima è un giovane di 22 anni,
Sebastien, travolto da un treno nei pressi di Avricourt a 40 km ad est
di Nancy, in Francia. Assieme ad altri compagni e compagne il giovane
stava cercando di bloccare un convoglio che trasportava 12 contenitori
(2000 tonnellate) di scorie nucleari vetrificate dirette in Germania
dopo essere state "lavorate" al centro di ritrattamento di La Hague, in
Bretagna. Sabato 6 novembre 5mila persone avevano manifestato di fronte
al deposito di scorie nucleari di Gorbelen, destinazione finale delle
2000 tonnellate trasportate. Nell'ambito delle iniziative tese a
denunciare la pericolosità di questi trasporti divenuti un
tragica normalità nella Francia del tutto (o quasi) nucleare
Sebastien – fra l'altro attivo nella costituzione della sezione
universitaria della CNT di Nancy – e altri sette compagni e compagne
avevano preparato un blocco nel punto dove la ferrovia lambiva una
fabbrica chimica ad alto rischio. Per un sequenza di tragiche
coincidenze il piano del gruppo non è riuscito e il treno, che
aveva subito un blocco di due ore alla stazione di
Laneuveville-devant-Nancy ad opera di un altro gruppo di dimostranti,
è arrivato addosso ai quattro compagni che si trovavano sui
binari ad una velocità tale (circa 100 Km/h) da impedire al
macchinista di poter evitare il tragico investimento. Oltre a Sebastien
altri due compagni sono rimasti gravemente feriti.
Com'era prevedibile la tragedia ha permesso ai commentatori moderati, di destra come di sinistra, di lamentare l'impreparazione di queste azioni dirette che possono essere tollerate solo, come ha sostenuto Liberation, quando vengono fatte da gruppi, come Greenpeace, che "sanno quel che fanno". Per questi malinconici personaggi, a parte qualche folcloristica protesta "alla Greenpeace", non si può derogare dalla legalità e tutto deve essere ricondotto alle sedi istituzionali; poco importa se la potente lobby nucleare (civile e militare) ha ormai talmente permeato la società francese da rendere di fatto impossibile anche solo l'apertura di un dibattito pubblico che riesca almeno a scalfire le granitiche certezze sulla sicurezza del nucleare sostenute da tutta la classe dirigente. "Cittadino, vota, sfila, sgobba e lamentati insieme al resto del gregge ma solo quando sei autorizzato a farlo" ci fanno intendere questi signori che si considerano il ceto politico senza il quale il popolo della sinistra non può esistere.
Noi a questa logica non ci stiamo! È difatti innegabile che il dibattito istituzionale serve a ben poco e che solo un grande movimento di massa può sconfiggere gli interessi delle lobby sostenute dallo Stato. Così, ad esempio, in Germania le manifestazioni di piazza, i blocchi e le azioni dirette condotte per anni dal movimento antinucleare hanno permesso di creare una situazione che ha costretto il governo a predisporre una sia pur graduale uscita dal nucleare.
I responsabili della morte di Sebastien non sono stati l'incoscienza o la scarsa preparazione ma lo Stato e l'industria nucleare!
Noi riteniamo che contro l'arroganza del potere serva l'impegno in prima persona di tutti, con l'intelligenza e la determinazione necessarie a condurre il grande compito che ci siamo proposti: trasformare radicalmente questa società!
Gabriel