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Umanità Nova, numero 37 del 21 novembre 2004, Anno 84

Scampia, provincia afgana
La "sinistra" retorica del degrado partenopeo




Pare che ormai la "Sinistra" abbia l'unica funzione di fornire coperture e avalli alla propaganda dominante. Non fa eccezione l'ultimo manifesto di "appello alla legalità", lanciato da uno dei più noti intellettuali della sinistra napoletana, il professor Aldo Masullo.

Sbirciando questo manifesto, si ha la sensazione che la mattanza del rione Scampìa di Napoli, ed in genere la guerra di droga che sta insanguinando Napoli, abbia esclusivamente cause locali. Ancora una volta il sociologismo, la retorica sul degrado e la cultura dell'illegalità vanno a nascondere le vere cause, per altro evidentissime per chiunque voglia vederle.

Tre anni fa Scampìa, zona di tradizionale spaccio di eroina, ospitava sparuti gruppetti di "tossici", residui storici dei tempi aurei del traffico degli inizi degli anni ottanta. Le cose sono cambiate drasticamente nel corso del 2002, quando dall'Afganistan, liberato dalle truppe statunitensi, è arrivata una enorme quantità di morfina base. Come è noto il Mullah Omar e un settore dello schieramento talebano erano riusciti a bloccare la coltivazione del papavero da oppio. L'intervento americano ha convinto invece la maggioranza dei talebani a tagliarsi la barba e a riciclarsi come opposizione democratica. 

I campi di papavero, gestiti oggi direttamente dalla CIA e da altre cosche dei servizi segreti americani, hanno consentito di inondare l'Europa di quantità di eroina persino superiori a quelle della fine degli anni settanta. Negli ultimi tempi l'eroina, una volta costosa, è divenuta competitiva nel prezzo persino rispetto alle droghe sintetiche. Ciò ha, ovviamente, sconvolto tutti gli equilibri locali nei porti di transito e smistamento della morfina e dell'eroina.

Il problema è appunto questo: Napoli è un porto e Scampìa è un ipermercato. Il degrado, in questo caso, non c'entra nulla. Non è il "degrado" ad aver trasformato, negli ultimi due anni, l'autobus R5 (che fa il tragitto Ferrovia-Scampìa e ritorno) in una carovana di tossici e spacciatori, che ha quasi sottratto lo spazio a qualsiasi altro tipo di passeggeri. È stata invece una massa di merce disponibile sul mercato che proviene dall'esterno e viene lasciata entrare. A Scampìa non ci sono campi di papavero da oppio, come invece sembrerebbe far supporre una certa retorica astratta della legalità.

È una situazione simile a quella verificatasi nel secondo dopoguerra, quando l'OSS (poi CIA) inviò a Napoli il boss mafioso Lucky Luciano, per organizzarvi il contrabbando di sigarette. Anche il contrabbando di sigarette fu l'occasione per una serie leggende metropolitane sulla cultura partenopea dell'illegalità, dimenticandosi della sinergia tra CIA, Philip Morris e Cosa Nostra.

Anche allora la Sinistra italiana preferì tacere, anzi peggio: si preferì affrontare il problema in termini di retorica razzistica, fingendo di non vedere le vere responsabilità e le vere cause del problema (unica eccezione, ma con molte reticenze, è stato il film di Francesco Rosi "Lucky Luciano").

Piuttosto che inviare l'esercito a Napoli per ripristinare l'ordine pubblico, occorrerebbe invece ritirarlo dall'Afganistan per togliere ogni complicità agli Stati Uniti e alla loro nuova guerra dell'oppio. La prima guerra dell'oppio fu dichiarata dalla Gran Bretagna poco meno di 150 anni fa, per costringere la Cina ad aprire le sue frontiere all'oppio che l'Inghilterra coltivava nelle sue colonie asiatiche. Quella guerra fu battezzata dalla propaganda britannica come guerra per la libertà di commercio. La guerra dell'oppio contemporanea viene giustificata in nome della democrazia e della lotta al terrorismo. 

Comidad - Napoli



























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