Umanità Nova, numero 38 del 28 novembre 2004, Anno 84
Da alcuni anni S.Polo d'Enza (RE) è diventato il simbolo della
lotta contro la vivisezione. Poco fuori dal centro del paese sorge
l'allevamento "Stefano Morini", ditta che da più di trent'anni
alleva e imprigiona animali per destinarli a laboratori di tortura
sparsi su tutto il suolo italiano. L'allevamento è oggi in mano
alla crudeltà della signora Giovanna Soprani e si estende per
oltre 40.000 metri quadrati, ove sono rinchiusi un migliaio di cani
beagle oltre ad un numero imprecisato di topi, ratti, conigli, criceti
e porcellini d'india. Diverse testimonianze hanno denunciato le
atrocità che avvengono in questo luogo, dove gli animali sono
considerati al pari di oggetti, allevati in piccole gabbie e box
sovraffollati, e bruciati vivi in caso di imperfezioni o soprannumero.
Per dieci anni almeno la Morini non ha avuto alcuna licenza per
allevare cani, così come non ha mai avuto l'autorizzazione
all'uso dell'inceneritore; ha inoltre venduto cani dai libretti
sanitari falsificati, complice il silenzio di Comune e Asl. Per non
parlare di ciò che aspetta gli animali quando vengono venduti:
somministrazione di sostanze chimiche, draize test, esperimenti di
cancerogenicità, etc.
La verità alla fine è venuta fuori, e da circa tre anni è attiva una campagna per la chiusura dello stabilimento. Numerosi presidi, manifestazioni di protesta, azioni dirette, lavoro di controinformazione e sensibilizzazione della popolazione si sono moltiplicati col passare del tempo, fino a raggiungere il culmine nel novembre 2002 quando 99 beagle furono liberati in un'incursione notturna, poi rivendicata dal Fronte di Liberazione Animale con un video e altro materiale che assicurava l'affidamento dei cani all'affetto e alle cure dei loro liberatori. I risultati sono stati numerosi: diverse ditte venute a conoscenza dei fatti hanno progressivamente interrotto i loro rapporti commerciali con Morini, numerosi compagni si sono avvicinati alla questione dello sfruttamento animale, e l'eco della protesta ha toccato gli angoli più lontani del mondo, tanto che gli adesivi con la faccia della Soprani si possono vedere persino nella Metro di Londra.
Sabato 20 si è tenuta l'ennesima manifestazione internazionale, con manifestanti accorsi da tutta Italia, e da altri paesi come Germania, Austria, Olanda, Svizzera e Spagna. Le stime si aggirano sui 1500 partecipanti, concordi questura e quotidiani. Un corteo colorato e molto arrabbiato ha attraversato tutto il paese mostrando ai cittadini le immagini dei test e delle sofferenze a cui sono sottoposti gli animali nei laboratori, incitando all'azione diretta per la fine di questa e di tutte le crudeltà causate dalla logica del profitto, di cui Morini non è che un minuscolo esempio. Tutto sembrava andar bene fino a che non siamo arrivati di fronte all'allevamento, ad attenderci puntuale il cordone di polizia.
Nessun preavviso, nessun segnale di quello che sarebbe successo di lì a poco. Polizia e Carabinieri caricano il corteo all'improvviso, approfittando di un terreno stretto, accidentato, senza vie di fuga e lontano dagli occhi della cittadinanza. È il panico. I servi in divisa svelano la loro faccia di brutali picchiatori, manganellando chiunque capiti a tiro. È difficile descrivere le scene di violenza a cui abbiamo assistito, non ci sono parole per esprimere tanta infamità. Poliziotti che schivano i manifestanti più robusti per colpire meglio ragazze, giovani e persone calpestate dalla folla in fuga. Un manifestante in sedia a rotelle ed un altro in stampelle non sono risparmiati. Cani calpestati. Calci nello stomaco. Manganelli che volano. Il corteo viene disperso e gruppi disordinati cercano al buio una via di fuga nelle villette e nei campi vicini, cadendo nel fango, ferendosi nei fili spinati, scavalcando recinzioni, nascondendosi nell'ombra dei tanti vicoli ciechi. Dopo poco ci è consentito di radunarci e ritornare al paese, un'ambulanza porta via velocemente i feriti gravi. Nel momento in cui scrivo non ci sono ancora notizie certe sull'entità delle ferite o su eventuali fermi.
L'intenzione era chiaramente quella di lasciare a terra qualche persona per intimidire un movimento in crescita e sempre più fastidioso.
È importate inserire anche questa vicenda in una escalation repressiva di più ampia portata che da qualche tempo ha cercato di fermare ogni forma di opposizione dal basso con gli strumenti del terrore e della violenza, legale e illegale. A lorsignori sbirri e padroni possiamo rispondere solo che queste vicende non fanno che confermare le nostre convinzioni su di loro e spingerci a procedere nella lotta sempre più decisi e sempre più arrabbiati, per la liberazione di tutti gli uomini e di tutti gli animali dalle catene dell'oppressione statale.
Michele