testata di Umanità Nova

Umanità Nova, numero 39 del 5 dicembre 2004, Anno 84

La forbice si allarga
Ricchi e poveri: è sempre la solita musica!




È uscito in questi giorni l'annuario statistico nazionale 2004 edito dall'ISTAT e scaricabile gratuitamente (a patto di avere una connessione veloce o molta pazienza) dal loro sito internet.

Che l'ISTAT non goda di una grande credibilità in questo periodo di inflazione non rilevata dagli indicatori che dovrebbero farlo è un dato di fatto. 

D'altro canto da quando, con gli accordi del luglio '93, la rivalutazione delle buste paga avviene in base all'indice dei prezzi al consumo, era facilmente prevedibile che questo non sarebbe più stato un affidabile strumento di valutazione del costo della vita. Non si capirebbe altrimenti come mai dal 1993 ad oggi la quota di reddito nazionale destinata a salari e stipendi sia diminuita del 10%.

Però l'annuario ci permette di sapere alcune cose che sarebbe errato sottovalutare. 

Ci dice che il 31 dicembre 2003 erano rinchiuse nelle galere italiane 54.237 persone. E ci dice anche che gli addetti all'agricoltura, silvicoltura e pesca in Italia nel 2003 sono stati più di un milione (1.075.000 per l'esattezza). Il confronto tra queste due cifre ci allontana - fortunatamente - dai celebratissimi USA, patria delle opportunità, dove ci sono più detenuti che contadini.

Ci dice anche che il 47,5% delle famiglie italiane ritiene che sia peggiorata la propria situazione economica rispetto all'anno precedente (e, di questi, il 12,6% ritiene che sia molto peggiorata) ed un altro 45,5% ritiene che la propria situazione economica sia rimasta invariata rispetto all'anno precedente. 

Visto che, anche nel 2002, più del 40% delle famiglie riteneva che la propria situazione fosse, un po' o molto, peggiorata rispetto all'anno prima e più della metà riteneva che fosse rimasta invariata, si comprende la verosimiglianza di altri dati economici, sempre forniti dall'ISTAT, quelli relativi alla povertà delle famiglie italiane.

La povertà in Italia viene calcolata in due modi: la povertà assoluta e la povertà relativa. Il nome non deve trarre in inganno: si tratta solo di due modi diversi di arrivare a definire un reddito al di sotto del quale si è considerati poveri. 

La povertà relativa viene calcolata partendo da quanto spende, in media, ogni italiano. Se una coppia di due persone spende meno di quanto spende mediamente un italiano da solo, la coppia è considerata "povera" secondo l'indice di povertà relativa. Nel 2003 è stata considerata povera una coppia che disponesse di meno di 869,50 euro al mese.

La povertà assoluta viene invece calcolata partendo da un "paniere" di spesa: si calcola che una famiglia debba comprare l'anno un certo numero di chili di pasta, tot chili di grana padano, debba pagare un affitto, e così via. Partendo da questo paniere "essenziale" viene calcolato quanto debba essere il reddito di una coppia di due persone. Questo reddito avrebbe dovuto essere pari, per il 2003, a 587,40 euro al mese. 

In realtà l'indice di povertà assoluta non viene considerato più statisticamente significativo, l'ISTAT infatti aveva calcolato il valore del paniere nel 1995 e, da allora, non aveva aggiornato i prezzi dei singoli generi che vi erano compresi, ma si era limitata ad aumentare il reddito necessario a sopravvivere del tasso d'inflazione. La falsificazione attuata con un metodo del genere è però facilmente rilevabile: i prezzi dei generi inclusi nel paniere sono determinabili da chiunque, anche dai compagni dell'USI/RdB Ricerca che hanno denunciato la sottostima della povertà attuata in questo modo.

Anche il modo di calcolare la povertà relativa non è esente da critiche: basti pensare a quello che è successo nel 2002, quando, per la riduzione dei consumi, la soglia per essere considerati poveri è diventata più bassa pur in presenza di un incremento dei prezzi. Insomma i prezzi aumentavano, uno consumava di meno dell'anno precedente, ma non era più considerato povero.

Il reddito necessario è, ovviamente, ricalcolato in base al numero dei componenti la famiglia, considerando anche le economie possibili per le famiglie più numerose e le maggiori spese per i singoli per cui una coppia con figlio è considerata povera se guadagna meno di 1.156,44 euro al mese, mentre a un singolo ne bastano 521,70. 

In Italia vengono considerati poveri 6 milioni 786 mila individui, pari all'11,8 % dell'intera popolazione. 

Vengono poi considerati, statisticamente, "quasi poveri" gli individui con un reddito non superiore al 20% della soglia di povertà. Questi "quasi poveri" in Italia sono altri 4 milioni 137 mila.

Tanto per non dare troppe cifre: in Italia una persona su 5 o è povera o è quasi povera. 

Come spesso succede in economia, quando qualcuno ci rimette qualcun altro ci guadagna: a fronte di tutti questi poveri, c'è qualcuno che è diventato molto più ricco.

Il 6% delle famiglie italiane ritiene che la propria situazione economica sia (un po' o molto) migliorata nel 2003 rispetto al 2002 (nel 2002 il 6,6% riteneva di stare meglio dell'anno prima).
Questi beatificati dalla politica economica del governo sono probabilmente i 334mila con un reddito annuo sopra i 100.000 euro e che sono gli unici che beneficerebbero dell'eventuale riduzione delle tasse. 

Come queste persone siano state già beatificate si capisce da un altro dato: uno studio della Merrill Lynch-Capgemini sui ricchi del mondo, quelli che possono vantare almeno un milione di dollari di ricchezza finanziaria disponibile, ha fatto scoprire che, in Italia, ben 188 mila persone hanno questa caratteristica, con un aumento del 13,25% rispetto all'anno precedente, probabilmente per effetto dei provvedimenti di rientro dei capitali dall'estero, visto che l'aumento medio europeo è stato "solo" del 2,4%.

Le statistiche vanno prese per indicazioni di tendenza, mai per verità rivelata. La tendenza che emerge da queste è si va verso una situazione dove pochi ricchissimi governeranno le macerie sociali di una moltitudine di poveri.

Fricche





























una storiasommarioarchiviocontatticomunicaticollegamenti