Umanità Nova, numero 39 del 5 dicembre 2004, Anno 84
La scorsa settimana la ministra Moratti ha ricevuto dal governo una
proroga di sei mesi per l'applicazione della riforma della scuola,
grazie ad un ddl "di conversione" che permette di rimandare i termini
legislativi.
La riforma, a questo punto, dovrebbe diventare operativa a settembre.
Ma che cosa succederà di preciso non è ancora per nulla
chiaro.
In questo momento nelle scuole regna una grande confusione. Mi
riferisco soprattutto alle scuole elementari, in cui la riforma
porterà grandi cambiamenti, e che conosco più a fondo.
In questo ordine di scuole la riforma è un fantasma sempre
presente. Tutti sanno che c'è, che prima o poi dovrà
essere applicata, ma cercano di dimenticarselo. Per ora sembra (ed uso
che questo verbo perché la situazione è molto fumosa ed i
dati forniti da ministero, sindacati confederali, sindacati di base,
naturalmente, divergono) che solo una minima percentuale di scuole
abbia applicato la legge.
I principali cambiamenti strutturali, li ricordiamo, sono questi:
Abolizione del tempo pieno. Fino ad ora il tempo pieno prevedeva
40 ore di scuola per i bambini. Ora la riforma prevede 27 ore di
lezione, 3 ore di attività facoltative, 10 ore di mensa
facoltative. 27+3+10 fa 40, come prima, ma non è la stessa cosa.
Intanto alcune ore sono facoltative e in quelle ore non si capisce cosa
i bambini vadano a fare. Nella più probabile delle ipotesi
diventeranno un "parcheggio", sia le tre ore in più, sia la
mensa. Il tempo scuola "vero" viene ridotto a 27 ore, il resto è
un "di più", completamente diverso dal senso che aveva il tempo
pieno: non differenza tra le attività e valore educativo del
gioco. Il tempo pieno è considerato un "lusso" che in tempi di
crisi non ci si può permettere, e questo concetto filtra. La
maggior parte dei genitori poi non capisce la differenza rispetto a
prima: è sufficiente che il bambino abbia un luogo dove stare,
ci penseranno poi le insegnanti a fare andare tutto bene. Anzi sentono
questo cambiamento come una possibilità data in più alle
famiglie di "scegliere"; poco importa se poi le scuole non avranno
fondi per gestire bene sia il tempo garantito, sia il "di più"…
Lo sbandierato "diritto di scelta della famiglie" è di fatto un
diritto che dipende dal reddito e dal livello culturale delle persone.
Introduzione del tutor. Quando ero piccola nella scuola c'era
una sola maestra e poi il doposcuola. Ora la situazione si presenta
simile. Nelle classi ci sarà un "tutor" che dovrà
occuparsi della classe e vari altri insegnanti intorno. Il tutor
compila i documenti (registri, pagelle, ecc.), parla con i genitori,
decide il programma, ecc. Gli altri… mah! (nelle scuole li chiamiamo i
"nienter")
Il tutor è un insegnante prevalente, cioè che pre-vale,
che vale di più. È questo il punto che le insegnanti
elementari meno accettano. Nel DNA delle maggior parte delle maestre
è inscritto il concetto di uguaglianza, di collaborazione, la
capacità di considerare gli altri come tutti diversi ma
ugualmente abili. La proposizione di una insegnante onnipotente
solletica qualcuna, ma fa imbestialire molte.
Il portfolio. Un non meglio definito strumento di valutazione
che sostituirà la scheda. Per ora nessuno capisce cosa sia.
Tutti però temono (a ragione) che diventi uno strumento
"aziendale" di controllo dei livelli di produzione, sia del bambino sia
delle insegnanti.
Ci sono poi nuovi programmi, dai contenuti farraginosi e ripetitivi,
infarciti di luoghi comuni, moralismi e banalità, ma di questo
parleremo in un altro momento. L'introduzione dell'informatica e
dell'inglese continuano a rimanere, nella gran parte dei casi, solo
parole.
In questo clima niente affatto chiaro molte insegnanti, insieme ai genitori, si oppongono e continuano a tenere, come invita Retescuole di Milano, alta la bandiera dell'intelligenza; cioè continuano a pensare, a lottare, a resistere al nulla devastante che avanza nella scuola elementare.
Il problema a questo punto rimane riuscire a creare una forte aggregazione nelle scuole. Purtroppo scontiamo il fatto che per molte maestre sia difficile accettare e sopportare il conflitto. Su questo si è fatto spesso leva nelle scuole: facendo appello al senso di responsabilità si sono fatti passare carichi di lavoro sempre più forti e le insegnanti hanno "messo delle pezze" sulle carenze di organico e di sostegno economico alla scuola pubblica sempre più forti. Il vero nodo della riforma infatti sarà l'organico: fino a quando ci sarà un organico sufficiente (2 insegnanti per classe) il tempo pieno potrà vivere. Quando verrà dato un organico ridotto, la riforma sarà nei fatti applicata, al di là di qualsiasi circolare.
Il 2 novembre la ministra ha inviato nelle scuole una circolare di rilevazione dei dati per definire quante scuole applicano la riforma e come. È un chiaro segnale che non ha intenzione di stare a guardare… È necessario che neppure noi insegnanti si stia a guardare.
R. P.