Umanità Nova, numero 39 del 5 dicembre 2004, Anno 84
Cosenza manifestazione contro il processo al "Sud Ribelle"
Il 27 novembre si è tenuta a Cosenza la manifestazione contro
l'incriminazione di 13 persone inquisite per l'inchiesta sul "Sud
Ribelle" collegata ai fatti di Genova 2001. Si tratta per lo più
di reati di opinione e la manifestazione si è centrata sulla
libertà di pensiero e la lotta contro i tentativi di
criminalizzare il dissenso. Il corteo che ha attraversato il centro
città è stato organizzato dal Comitato Liberi Tutti, un
organismo che raccoglie le varie anime del vecchio movimento no global
tra cui anche gli anarchici. Il lavoro di preparazione della
manifestazione è stato difficile visti i due anni di assenza sul
territorio di dibattito ed iniziativa sul processo. Inoltre questa
volta l'appoggio da parte delle istituzioni cittadine non è
stato così convinto come 2 anni fa. Tuttavia, a livello di
militanti e singole strutture di movimento la risposta è stata
buona. Un ruolo importante è stato giocato dagli anarchici che
sono stati tra i pochi a mantenere pressoché costante il livello
di iniziativa e visibilità in città. Il Comitato "Liberi
Tutti" ha visto, da un lato, il coagularsi di entità politiche
estremamente eterogenee tra di loro e dall'altro l'isolarsi di altre
componenti. In dettaglio CGIL, Circolo cittadino di Rifondazione
(dissidenti a sinistra contro la linea della segreteria regionale del
partito), Cobas, Unicobas, Anarchici, Casa dei Migranti, Savunto
antagonista contro i termovalorizzatori, tutti d'accordo nel mettere da
parte le insanabili divergenze politiche a favore di una unità
tattica per lo smantellamento dell'impianto
accusatorio-repressivo-legislativo che limita ed imbriglia la
libertà di pensiero. Dall'altro lato Disobbedienti e vecchi
leader della sinistra parlamentare e non. E da tener presente che il
Comitato cosentino "Liberi Tutti" si regge oltre che sull'obiettivo
finale della lotta anche sulla ferma volontà di rifiutare
qualsiasi logica che sia estranea all'assemblea del comitato e calata
dall'alto. Come anarchici non abbiamo avuto alcuna difficoltà a
lavorare in questo contesto.
La manifestazione del 27 Novembre e stata preceduta da una serie di
eventi preparatori organizzati dal Comitato, tuttavia non sono mancati
ostacoli. Ad esempio:
- I commercianti della zona del centro attraversata dalla
manifestazione si sono opposti al corteo sostenendo che questo li
avrebbe danneggiati, inoltre hanno riferito che un sindacato di polizia
con un volantino gli aveva consigliato di chiudere i negozi (notizia
questa, rimasta senza verifica). Inoltre l'associazione commercianti
aveva chiesto al sindaco di delocalizzare il corteo in una zona
periferica.
- Il tentativo di Forza nuova di attacchinare e bombolettare sul
percorso del corteo, tuttavia i fasci hanno desistito rapidamente dai
loro propositi vista le capacità persuasive di alcuni passanti
antifascisti.
Il Corteo è partito alle 16,30 e all'inizio raccoglieva
1500-2000 persone ma rapidamente questo numero e salito fino a quasi
10.000 manifestanti. Si è trattato di un corteo fondamentalmente
di movimento e militante, i partiti (Verdi e PRC) erano presenti con
numeri estremamente ridotti, più consistente la presenza della
CGIL (diverse centinaia di persone). Da segnalare la presenza anarchica
che tra militanti e simpatizzanti contava almeno 400 persone
organizzate in un unico grande blocco comprendente diversi spezzoni
(Supporter Cosenza, Federazione Senza Nome, Anarchici, Savunto
Antagonista). Oltre alle realtà territoriali (Ateneo Libertario,
Gruppo Malara, redaz Comunarda, Gruppo Pinelli FAI Spezzano,
Coordinamento Anarchici e libertari Calabresi) erano presenti alcuni
compagni dell' OACN-FAI di Napoli. Sono stati distribuiti 2 volantini:
uno dell'Ateneo Libertario A Gatta e uno della Commissione stampa e
propaganda della Federazione Anarchica Italiana. Lo spezzone anarchico
e stato tra i più determinati e visibili anche grazie alle
bandiere stile Wu-ming (longitudinali lunghe rosse con i draghi neri)
preparate dai compagni della Federazione dei Senza Nome. Non ci sono
stati problemi di sorta visto che la polizia non era presente lungo il
corteo (fatta eccezione della digos ed alcuni agenti in borghese alla
testa del corteo che comunque hanno avuto un atteggiamento mansueto).
Il corteo è sfilato gioioso e pacifico illuminato da fumogeni e
rullare di tamburi, due i sound system in azione. Da notare la scarsa
partecipazione della città alla manifestazione ed i negozi
chiusi lungo il percorso, che tuttavia non è sembrata essere
ostile. Sicuramente questo è un dato da tener presente per il
proseguimento della lotta e su cui lavorare nell'immediato futuro. Alla
fine si sono tenuti nella piazza del comune i comizi delle
realtà che hanno organizzato il corteo: per gli anarchici ha
parlato Domenico Liguori del Gruppo Pinelli di Spezzano Albanese, che,
unico tra gli oratori al termine del suo intervento, ha raccolto un
grande convinto applauso da parte delle migliaia di compagni che
affollavano la piazza. Per il due dicembre giorno di inizio del
processo è previsto un sit in di movimento fuori al tribunale.
Ennio
Venezia: esuli curdi in sciopero della fame
Cosa c'è di più politico del rifiuto dell'asilo politico?
Da martedì 23 novembre è iniziato a Venezia, in campo S.
Geremia davanti alla sede RAI, lo sciopero della fame ad oltranza di 27
curdi – la maggioranza dei quali con cittadinanza turca – per ottenere
il riconoscimento dello status di rifugiati politici.
Alcuni di loro hanno già visto negato dallo stato italiano il
diritto di asilo politico, mentre altri sono in attesa di un
pronunciamento a riguardo.
Il grave rischio che stanno correndo è di essere consegnati
proprio a quelle autorità statali dalle quali sono fuggiti in
quanto perseguitati per la loro appartenenza alla minoranza curda e per
la loro militanza politica nelle organizzazioni dei lavoratori curdi.
L'iniziativa di denuncia e lotta viene appoggiata concretamente dalla
Rete antirazzista e dal centro sociale "Zona bandita" di Venezia.
Per capire meglio la situazione vale la pena forse di dare un po' di
storia. I curdi sono un popolo che conta circa 20-30 milioni di persone
che vivono su una terra, il Kurdistan, che da secoli è stato
smembrato tra Iran, Iraq, Siria a Turchia; ovunque sono privati delle
più elementari libertà nonché sottoposti a
discriminazioni e repressioni, culminate in veri e propri genocidi.
In Turchia vive la maggioranza del popolo curdo che rappresenta circa
il 23% dell'intera popolazione turca, eppure a partire dagli anni '20 i
governi turchi hanno praticato una feroce politica razzista anti-curda,
nonostante le aperture pronunciate alla conferenza di Losanna e le
promesse di autonomia di Kemal Ataturk.
In seguito ad una rivolta generalizzata dei curdi, nel 1925 lo stato
turco decretò la legge marziale, ristabilendo l'ordine con
bombardamenti, impiccagioni e deportazioni.
Come ha scritto lo storico inglese H. C. Armstrong, "Il Kurdistan
è stato represso con la spada ed il fuoco, hanno torturato ed
impiccato gli uomini, saccheggiando e distruggendo i villaggi. Hanno
ucciso donne e bambini".
Nel 1937, per sedare un'insurrezione popolare nella regione di Dersim,
il governo turco kemalista impiegò persino le armi chimiche.
È stato calcolato che le repressione degli anni 1925-45 abbia
sterminato oltre un milione di curdi.
A tutt'oggi l'oppressione continua e la vigente Costituzione, imposta
con un colpo di stato militare e fascista, proibisce le pubblicazioni
curde, l'uso della lingua, l'organizzazione sindacale e persino
l'espressione artistica.
In questi decenni, centinaia di migliaia di curdi sono stati condannati
a decine di anni di carcere solo per aver parlato o pubblicato articoli
nella loro lingua.
Eppure tutto questo non rappresenta un problema per le democrazie
liberali europee: lo stato turco fa parte della NATO e il prossimo 17
dicembre a Bruxelles si terrà un vertice dei 25 governi
dell'Unione Europea per definire tempi e modalità dell'ingresso
della Turchia nell'UE.
Per questo, per il governo italiano non è ammissibile il
riconoscimento al diritto di asilo nei confronti di "oppositori" del
governo alleato turco; "oppositori" che continuano ad essere
considerati alla stregua di terroristi sulla base della Black List,
stilata dal governo USA, che continua a considerare tali sia l'ex PKK
(oggi Kongragel) che da anni ha dichiarato una tregua unilaterale, sia
le altre organizzazioni curde.
Che poi la Costituzione Italiana preveda (Art. 10) il diritto d'asilo
per lo "straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo
esercizio delle libertà democratiche" e che non ammetta
"l'estradizione dello straniero per reati politici" è semplice
retorica: la democrazia divora se stessa.
Red. VE
Lotte antirazziste in Sicilia
Nei primi giorni di ottobre, quando erano ancora aperte le ferite
legate alla drammatica vicenda dei profughi della Cap Anamur, il
governo italiano si è prodotto in un ennesimo atto di ferocia
repressiva con la deportazione in Libia di centinaia di immigrati
rinchiusi nel Centro di Permanenza Temporanea di Lampedusa.
Quest'azione di guerra nei confronti di esseri umani ritenuti
"indesiderabili" ha assunto contorni ancora più odiosi se si
pensa a come il ministro degli Interni Pisanu abbia sistematicamente
negato l'evidenza sostenendo che i provvedimenti di espulsione verso la
Libia fossero tutti legittimi e legittimamente applicati.
Le deportazioni, invece, si sono consumate in un ambito di totale
disprezzo di ogni diritto umano e giuridico. Se su questa storia non
è calato l'omertoso silenzio dei media ufficiali, è stato
solo grazie all'attiva presenza di alcune/i militanti della Rete
Antirazzista Siciliana che hanno denunciato puntualmente ciò che
accadeva in quei giorni convulsi.
L'iniziativa antirazzista in Sicilia si è espressa in quella e
in altre occasioni attraverso una serie di interventi coordinati che
vanno dalla controinformazione, all'assistenza autogestionaria fino al
sostegno legale e giuridico per far fronte alle continue vessazioni di
cui sono vittime i migranti.
Esemplari, in questo senso, i casi di due richiedenti asilo eritrei -
un uomo e una donna - che sono stati rinchiusi rispettivamente nei CPT
di Trapani e Ragusa dopo che la loro richiesta d'asilo era stata
respinta. Attraverso l'azione militante della RAS il primo ha trovato
la libertà in tempi brevi, mentre per la seconda si sta ancora
lottando. A Caltanissetta la pratica dell'accoglienza dal basso
continua a consolidarsi così come a Palermo. Qui, come a
Catania, la questione dei richiedenti asilo è oggetto di
vertenze molto complesse che vedono italiani e migranti fianco a fianco
nella lotta. Allo stesso modo Agrigento, Messina, Siracusa sono
territori nei quali la presenza antirazzista cerca di contrastare
emergenze e - nello stesso tempo - di delineare strategie d'intervento
ad ampio spettro. Il 2004 è stato un anno particolarmente
impegnativo. Dopo i presidi, le mobilitazioni, i cortei, gli incontri
dell'estate e dell'autunno ci accingiamo a chiudere con un dicembre di
lotta: 4 dicembre a Roma per la libertà di tutte e di tutti, e
28 dicembre a Trapani per ricordare la strage del CPT "Vulpitta" e
chiederne la definitiva chiusura.
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