Umanità Nova, numero 41 del 19 dicembre 2004, Anno 84
Sono stati pubblicati in questi giorni tre rapporti internazionali che fotografano la situazione del mondo in cui ci tocca vivere e che mettono davvero poca allegria. Sono il rapporto di due organismi ONU, l'ILO, dedicato al mondo del lavoro e la FAO, dedicato all'alimentazione; nonché il rapporto di Amnesty International sulla violenza sulle donne. Già, le donne. Ma quante sono le donne? Tante, troppe, direbbe qualcuno… Sono la schiacciante maggioranza del genere umano, con un potere inversamente proporzionale al loro numero. Le donne specchio dello squilibrio, dell'asimmetria, che ci governa.
Nel rapporto dell'ILO leggiamo che dei 2,8 miliardi di esseri umani al lavoro, la metà guadagna meno di due dollari al giorno, cioè sta sotto la soglia di povertà. Il lavoro non rende liberi, anzi. Ai più il lavoro consente appena di sopravvivere tra gli stenti. Degli occupati, le donne sono le più sfruttate e, tra i disoccupati, la maggior parte è donna. Il rapporto della FAO mette bene in luce lo stretto legame tra sottoalimentazione analfabetismo e frequenza scolastica. Fame e impossibilità di accedere ad un livello minimo di istruzione si coniugano in una miscela mortale che colpisce sopratutto le donne: i due terzi delle donne nel Terzo Mondo è analfabeta e vedendo così ulteriormente ridotta la loro possibilità di procurarsi un reddito decente, sono più esposte alla fame, che colpisce 852 milioni di persone nel mondo. Il rapporto di Amensty ci dice che nel nostro XXI secolo le donne sono quelle che pagano il prezzo più alto alla violenza endemica della guerra, non solo come profughi costretti a lasciare tutto per salvarsi dalle distruzioni dei conflitti bellici, ma come oggetto specifico di violenza che le colpisce in quanto donne. Dagli stupri di massa della pulizia etnica della guerra nei Balcani in giù, l'affermazione del potere sul corpo della donna del nemico è mezzo comune per fiaccarne la resistenza e dimostrarne l'impotenza: il nemico non sa nemmeno difendere le proprie donne… Donne preda di guerra o terreno di scontro per il potere, trofeo o bersaglio di gratuita affermazione di sé da parte di eserciti maschi contrapposti. Fissate nel biologico ruolo di matrici del nuovo, le donne sono fatte oggetto di sfruttamento, vessazioni, discriminazioni, violenza gratuita. Il rapporto di Amnesty colpisce perché evidenzia che tutto ciò può succedere in quanto chi si macchia di tali gesti sulle donne può star certo dell'impunità. Impunità significa esser sicuri di farla franca. In un mondo in cui ai quattro venti si parla di diritto, di giustizia, di libertà e democrazia, c'è uno spazio vuoto in cui sprofonda la maggior parte dell'umanità, le donne, appunto, nei confronti delle quali tutto è lecito. Contribuisce all'impunità non solo lo strapotere violento del maschile, ma anche l'autocensura cui da sempre son condannate le donne. Già, l'autocensura. Provateci voi a raccontare che siete stati oggetto di violenza in un ambiente in cui esser vittime è colpa, come nell'islam tradizionale in cui chi si sposerebbe (è sempre quello, ragazzi, il minimo sindacale delle donne) una che è stata violentata; o nella verdissima Irlanda dei convitti cattolici in cui fino agli anni cinquanta venivan rinchiuse le giovani perdute vittime di stupri famigliari o soltanto troppo vivaci (avete visto Magdalene Sisters?).
Bestia da soma in Africa; oggetto patinato di desiderio sui calendari o in Internet; a sgobbare in fabbrica per un salario da fame; comprata e venduta perché il mercato della carne nigeriana e slava va forte ed è proporzionale alla domanda nostrana (e sta a vedere che possedere per soldi la donna straniera serve a qualcuno ad esorcizzare la paura dell'esser colonizzato? Lo vedete, pezzenti, che mi trombo le vostre donne, voi mammalucchi che venite qui ad insidiare le nostre?…); sempre con un bimbo da accudire, una tavola da apparecchiare, i conti della spesa, il marito depresso e magari a letto pure pretende? Le altre, acculturate, a battagliare sul posto di lavoro a cercar di dimostrare che son loro che valgono, anche se quella stronza di collega con le gambe da favola con quelle minigonne un superminimo se l'è guadagnato a prescindere… Ma vaffanculo! E quella storia delle pari opportunità, manco le donne fossero categoria da proteggere come gli handicappati e gli ex tossici… E con ‘sta storia della guerra, qualcuna ha pensato bene di strafare e di portare al guinzaglio l'iraqeno nudo o di farsi fotografare accanto al cadavere torturato sottoghiaccio.
Che schifo di mondo ci passa il convento… C'è qualcosa di terribilmente ancestrale nelle dinamiche profonde dell'oggi, quasi un ritorno all'età della pietra, come se quel paio di decenni ('60-'70) in cui con un blitz sensazionale almeno in qualche paese abortire e divorziare ha smesso di essere un reato, sian stati risucchiati, con la stessa velocità, nel placido fluire della storia. Le donne, i più, a subire, e gli uomini, i meno, a dettar legge. Naturalmente, i preti del dio unico (maschio) dettan di nuovo i tempi dell'esistere, dal concepimento alla morte: cristiani cattolici e protestanti, ulema sunniti e iman sciti, rabbini ultra(?)ortodossi per cui tutti gli altri son goim destinati al fuoco eterno. Mo' da noi legiferano sulle cellule (le cellule, capite?!) per dire che si deve fare delle staminali e compagnia cantante… C'hanno quell'ottuso accanimento contro la vita tipico del militare di carriera: ed infatti le divise, le armi (ah quelle protesi metalliche del fallo, quei fuciloni, quei loro cannoni, quei missili intelligenti – ma quando mai un cazzo-missile è stato intelligente? Ditemi!…), tutto quel machistico carnevale di morte e orrore la fa da padrone in TV e nella realtà. Il Cristo sadomaso di Mel Gibson che sprizza sangue da tutti i pori è l'icona del trito messaggio che circola: maschio sangue sacrificio gloria croce erezione…
Con tutto questo testosterone in giro, mi colpisce il successo de Il codice Da Vinci, romanzo di serie B americano in cui viene svelato al grande pubblico che in realtà da millenni è in atto una guerra metafisica tra il femminino e il maschile, tanto che le nozze tra il Cristo e la Maddalena che generarono una discendenza sono il segreto dei segreti che i fondamentalisti di tutti i tempi han voluto tener occultato e per cui sono pronti ancora oggi ad uccidere. Milioni di copie vendute, per dire il senso di colpa di una cultura? In Scandinavia, invece, gente fredda ed ibernata ferma a chissà quali metri di giudizio di un tempo che fu, ha dato il premio Nobel per la pace ad una signora africana che da trent'anni si batte cercando di coniugare diritti delle donne, democrazia, economia sostenibile e tutela ambientale: si chiama, la signora keniota, Wangari Maathai e la sua associazione, il Green Belt Movement, in genere pianta alberi in zone affamate: con tutto quel che può voler dire in termini di coinvolgimento delle popolazioni locali e di creazione di un circolo economico virtuoso.
Quando penso che la fiaccola dell'anarchia è femmina, mi tranquillizzo. Il futuro è vostro. Oggi assistiamo solo ad un rigurgito di cattiva digestione maschile. Forza compagne, lo sfruttato è donna, prima di essere lavoratore, negro, ebreo, omosessuale, comunista ecc. ecc. Siete voi le diverse da sempre e per sempre. Siete voi la classe, meglio, il genere, rivoluzionario. La rivoluzione siete voi. Toglietevi (toglieteci) dai piedi questa cappa. Non voglio darvi un'altra incombenza, tra le tante che già vi toccano, ma chiedervi solo una mano, sorelle, a costruire un mondo diverso. Quello fatto a nostra immagine e somiglianza fa cagare: potete provare voi, per cortesia?
Simone