Umanità Nova, numero 41 del 19 dicembre 2004, Anno 84
Venezia: manifestazione degli esuli curdi
"Non c'è vita senza libertà!". È questo uno degli
slogan che ha accompagnato la manifestazione dei curdi che a Venezia,
da oltre due settimane, stanno portando avanti lo sciopero della fame
ad oltranza contro il rifiuto dell'asilo politico da parte dello stato
italiano.
La manifestazione, alla quale hanno partecipato anche alcuni compagni e
compagne del Coordinamento Anarchico Veneto, è partita da Campo
S. Geremia e proseguendo per le calli veneziane, attraversando il Ponte
dell'Accademia e Campo S. Stefano, si è conclusa di fronte alla
prefettura. Lì, una delegazione della quale facevano parte anche
compagni e compagne della Rete Antirazzista - impegnati fin dall'inizio
nella protesta a fianco dei curdi - hanno incontrato il presidente
della provincia (che dovrebbe incontrare a breve il prefetto per
discutere la questione) ed il vice-prefetto. Quest'ultimo ha ribadito
che la questione può essere risolta solamente dal Ministero
dell'Interno, il quale ha già negato l'asilo politico ed altre
richieste avanzate, affermando tra l'altro che "la Turchia è un
paese democratico" e che "l'Iraq è un paese praticamente
pacificato" - i curdi che protestano a Venezia, militanti nelle
organizzazioni dei lavoratori curdi, sono in maggioranza di
cittadinanza turca, ci sono poi un iracheno ed un siriano (a
quest'ultimo è stato negato da tempo l'asilo politico, ed anche
la recente domanda di regolarizzazione è stata rifiutata). Il
prossimo lunedì dovrebbe tenersi un incontro con rappresentanti
dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Nel
frattempo, vedendo ancora una volta respinta anche la richiesta di un
permesso di soggiorno della durata di un anno, i curdi continuano lo
sciopero della fame ad oltranza; anche se alcuni di loro, in condizioni
gravi e rischiose, si vedono costretti a non negarsi completamente il
cibo. Continua anche la ricerca di un medico che sia disponibile e
controllare regolarmente le loro condizioni di salute nel luogo - Campo
S.Geremia - dov'è in atto la protesta.
Come già abbiamo scritto nel volantino diffuso durante la
manifestazione, in quanto anarchici ed internazionalisti rivendichiamo
per tutti e tutte la libertà di movimento e la libertà di
lottare contro l'oppressione e la repressione. Denunciamo, ancora una
volta, la violenza degli stati e l'ipocrisia delle leggi e delle
costituzioni, nelle quali sono contenuti diritti violabili in ogni
momento da parte degli stati stessi e dei loro servi. Esprimiamo la
massima solidarietà ai curdi impegnati nella loro protesta a
Venezia, nonché a tutte le vittime dell'oppressione e della
repressione da parte del potere.
Un compagno del Coord. Anarchico Veneto
Pordenone: Babbo Natale porta permessi agli immigrati e carbone in questura
Dalle 10 di mattina di sabato 11 dicembre un sit-in "originale"
s'è svolto in via Colombo a Pordenone, davanti alla lunga coda
di migranti che da diverse ore aspettavano di fronte all'ufficio
immigrazione della questura.
Il Collettivo RIFF RAFF ha infatti espresso solidarietà ai
migranti contattando per l'occasione Babbo Natale che per conto del suo
"ministero" ha rilasciato "permessi di soggiorno a tempo illimitato"
per tutti. Uno striscione campeggiava con la scritta "No alla
Bossi-Fini, no ai C.P.T. - Libertà di movimento" mentre il noto
clandestino in bianco-rosso regalava i permessi a persone che hanno
l'unica "colpa" di ricercare una vita migliore per se e la propria
famiglia.
Durante la performance e gli interventi al megafono più di un
applauso, da parte dei tanti migranti, ha accolto la nostra
solidarietà, così come diversi sono voluti venire a
raccontarci le loro "interminabili" traversie: chi aspetta il rinnovo
del permesso da 6 mesi, chi da più di dieci mesi nonostante il
lavoro in regola, la casa e le continue richieste di documenti
puntualmente evase a scapito d'intere giornate di lavoro compromesse.
Storie di "ordinaria follia" della burocrazia statale (attualmente ci
sono 50.000 permessi di soggiorno bloccati nelle questure italiane), di
una legge come quella Bossi-Fini tanto assurda quanto razzista, d'un
trattamento indecente di ore e ore al freddo come se voler lavorare,
abitare e vivere fossero questioni di "ordine pubblico" e non diritti
universali di cui tutti dovrebbero usufruire.
Per questo un altro fragoroso applauso ha accompagnato la consegna di
un sacco pieno di carbone che il Babbo natale ha "donato" ai funzionari
della questura pordenonese.
- Con questo primo sit-in chiediamo che tutta la procedura venga
trasferita dalla questura agli uffici comunali, così
com'è per gli italiani;
- chiediamo che i famigerati CPT (centri di permanenza temporanea)
vengano chiusi immediatamente, così come quello in costruzione a
Gradisca d'Isonzo, perché sono veri e propri lager dove vengono
rinchiusi uomini e donne che non hanno commesso alcunché;
- che i tempi di rilascio dei permessi avvengano nella normalità
e non appositamente prolungati da una legislazione "speciale".
Chiediamo ancora che tutte le persone si mobilitino in
solidarietà alla causa dei migranti perché non è
che l'altra faccia di una precarizzazione generale che ci vede tutti
coinvolti.
Continueremo sulla strada del coinvolgimento e della presenza pubblica
e attiva. Solo l'azione diretta può rimettere in campo una
conflittualità favorevole alla causa di tutti gli sfruttati.
Collettivo RIFF RAFF
Trapani 28 dicembre: manifestazione nel quinto anniversario della strage
Il prossimo 28 dicembre ricorre il quinto anniversario della strage del
Centro di Permanenza Temporanea "Serraino Vulpitta" di Trapani.
Il 28 dicembre 1999 sei giovani immigrati detenuti nel CPT persero la
vita in un incendio divampato in una delle celle in seguito a un
tentativo di fuga.
Sono successe molte cose da quella notte di cinque anni fa.
Il CPT di Trapani è stato chiuso e riaperto più volte,
l'allora prefetto della città - Leonardo Cerenzìa - fu
messo alla sbarra in un processo durato quattro anni che nell'aprile
scorso si è concluso con la sua completa assoluzione.
Nel frattempo, la stretta repressiva attuata dal governo nei confronti degli immigrati ha raggiunto livelli intollerabili.
Le palesi violazioni dei più elementari diritti umani e
giuridici sono diventate una costante dell'azione statuale, e resta
assolutamente emblematico ciò che è stato fatto
quest'estate ai profughi della Cap Anamur e - più recentemente -
agli immigrati detenuti a Lampedusa e deportati in Libia. Per quanto
riguarda Trapani, vera e propria frontiera della Fortezza Europa,
registriamo con rabbia e preoccupazione il delinearsi di una linea
repressiva che la locale questura sta ponendo in essere nei confronti
dei richiedenti asilo: nelle scorse settimane sono stati emessi
provvedimenti di espulsione e contestuale trattenimento nel CPT ai
danni di persone a cui la Commissione nazionale ha negato l'asilo
politico nonostante sia per loro impossibile far ritorno nei loro paesi
dilaniati dalla guerra. Emettere un provvedimento di espulsione contro
un richiedente asilo equivale a consegnarlo a un destino di
persecuzione e di rischio concreto della propria incolumità.
A dispetto della repressione istituzionale, non si contano più
gli episodi di rivolta e le fughe di massa degli immigrati dai Centri
di Permanenza Temporanea.
Nei mesi scorsi, decine di immigrati sono scappati dai lager di Trapani
- che continua ad essere ingestibile - Agrigento, Ragusa, Lecce e
Crotone: questa è la risposta migliore a chi si ostina a
difendere queste strutture detentive create da un governo di
centrosinistra e mantenute e moltiplicate da uno di centrodestra.
L'azione autonoma e indipendente delle realtà antirazziste
siciliane a questo stato di cose non si è fatta attendere, e le
ultime mobilitazioni in favore dei migranti hanno avuto il merito di
tenere alta l'attenzione sul dramma dell'immigrazione nella nostra
isola con interventi concreti per impedire o denunciare abusi umani e
giuridici.
Nel ribadire dunque la nostra ferma e radicale opposizione alle
politiche razziste e discriminatorie dello stato italiano e dell'Unione
Europea lanciamo l'appello per una manifestazione da tenersi a Trapani
il prossimo 28 dicembre:
- per ricordare Rabah, Nashreddine, Jamel, Ramsi, Lofti, Nasim e chiedere che sia fatta giustizia
per loro e per tutte le vittime morte dentro o ai margini dei confini dell'Europa di Schengen.
- per la chiusura del CPT "Vulpitta" di Trapani e di tutti i CPT in Sicilia, in Italia e ovunque nel mondo.
- per l'abolizione della Bossi-Fini
- per una legge in materia d'asilo politico che tuteli realmente i richiedenti e i rifugiati
- contro la logica delle espulsioni individuali e delle deportazioni di massa
- per un'accoglienza vera in cui siano rispettati i diritti delle migranti e dei migranti
- per la libertà di movimento di tutte e di tutti
Coordinamento per la Pace – Trapani, Alcamo Solidale, Rete Antirazzista Siciliana
Per adesioni: peppemis@aliceposta.it
Hanno aderito (in ordine alfabetico): Arci Agorà Trapani,
Arciragazzi Trapani, Associazione culturale Zanni di Enna, Centro
Sociale "COSKA" (Palermo), Centro Sociale "EXKARCERE" (Palermo),
C.I.S.S. - Cooperazione Internazionale Sud Sud, Commissione
Antirazzista della Federazione Anarchica Italiana – FAI, Emergency,
Federazione Anarchica Siciliana, Grande Alleanza Precaria, Laboratorio
Sociale Occupato ZETA – Palermo, Rifondazione Comunista circolo
intercomunale Enrico Berlinguer – Mauro Rostagno (Trapani)
Peppe (Coordinamento per la pace Trapani)