Umanità Nova, numero 41 del 19 dicembre 2004, Anno 84
La lotta dei lavoratori forestali e braccianti agricoli calabresi è senza dubbio servita a mettere allo scoperto il bluff mediatico del governo in materia di riduzione delle tasse che da qui a breve si rivelerà certamente come un vero e proprio imbroglio sociale a danno di lavoratori dipendenti, pensionati, disoccupati, servizi sociali (scuola e sanità).
Per due giorni migliaia di lavoratori (operai idraulico-forestali e braccianti agricoli), nonostante la pioggia battente, hanno bloccato l'A/3 Salerno-Reggio Calabria all'uscita di Firmo-Sibari, Cosenza Sud, Lametia Terme-Catanzaro, le statali 106 e 107 a Crotone e Cosenza, hanno inoltre occupato le stazioni ferroviarie di Lametia e Villa San Giovanni e la stazione d'imbarco per la Sicilia, l'aeroporto di Lametia per protestare contro i tagli previsti dalla legge finanziaria all'indennità di disoccupazione e di maternità per i braccianti agricoli e le minacce di non rinnovo del contratto di lavoro a più di 10.000 lavoratori del settore forestale.
Solidarietà attiva ai lavoratori che bloccavano l'A/3 all'uscita di Firmo-Sibari è stata espressa dalla Federazione Anarchica di Spezzano Albanese e dalla FMB.
Il malumore fra i lavoratori serpeggiava da giorni ma le gendarmerie sindacali confederati (CGIL, CISL e UIL) e filogovernative (UGL) prendevano tempo con l'auspicio di essere convocati dal governo in un apposito tavolo di trattativa.
La rabbia comunque era evidente e nessuno fra coloro che vivevano il dramma sulle proprie spalle era più disponibile a pazientare, così è esplosa con tutta la sua forza ed ha messo a nudo non solo le iniquità di una prassi governativa ormai consolidata che tende a togliere ai poveri per donare ai ricchi ma anche le mere finalità concertative di coloro che (i sindacati di regime) mirano ad usare il disagio e la precarietà sociali per i loro tornaconti di potere.
La lotta dura e decisa di lavoratori che vivono in una delle regioni più povere dello stivale, quale appunto è la Calabria, lotta che esprimeva vere e proprie venature da ribellione popolare ha certamente messo paura sia alle forze politiche governative che a quelle d'opposizione, tanto che nel giro di poche ore è stato combinato un incontro tra le autorità romane, quelle calabresi e delegazioni dei lavoratori in lotta per affrontare la questione.
La convocazione dell'incontro è infatti servita a far cessare il blocco nel corso del pomeriggio di venerdì 10 dicembre in attesa delle decisioni del cosiddetto vertice romano.
Le notizie diramatesi il giorno seguente, nel corso di un presidio che i lavoratori tenevano nella sede della prefettura, notizie riguardanti emendamenti alla finanziaria protesi alla risoluzione delle questioni sociali sollevate dalla lotta, sembra che abbiano temporaneamente rasserenato gli animi.
Dico temporaneamente, perché dato il livello espresso dalla lotta e gli umori che continuano ad esprimere i lavoratori forestali ed i braccianti agricoli, che si dicono pronti a ripartire con iniziative ancor più decise, difficilmente i burocrati dovrebbero riuscire a imbrigliarli con fumose promesse.
Domenico Liguori