Umanità Nova, numero 1 del 16 gennaio 2005, Anno 85
Il processo di liberalizzazione iniziato dal ministro Bassani ai tempi del governo di centro sinistra sta portando una valanga di nuove centrali elettriche. Limitandosi ai progetti di cui è iniziata l'istruttoria, finora sono stati presentati ben 113 progetti di nuove centrali con potenza superiore a 300 MW di cui 39 già autorizzate dal Ministero dell'Attività Produttive. In pratica dal 1 gennaio 2002 all'11 novembre 2004 il Ministero, applicando a tappeto le procedure semplificate previste dal decreto 55/02 (cosidetto "sbloccacentrali") ha rilasciato autorizzazioni per un totale di 19.687 MWE a cui presto si aggiungeranno altre 39.810 MWE che sono in fase di autorizzazione, per un totale di 59.497 MWE. Si tratta di una massa enorme di energia se si pensa che attualmente il parco elettrico italiano ha una potenza installata di oltre 76.000 MWE che però si riduce a 48.950 MWE (poiché il 37% degli impianti è indisponibile o non funziona a pieno), a cui si aggiungono 6.300 MWE importati dall'estero. Ci si potrebbe domandare il perché di quel 37%. La risposta è semplice: oltre alle centrali in manutenzione ci sono un numero notevole di impianti che vengono tenuti chiusi perché producono energia più cara di quella prodotta all'estero, che costa meno perché è pagata dalla salute di francesi, svizzeri e sloveni, irradiati da centrali nucleari supersostenute dai rispettivi Stati. Per completare il quadro dobbiamo segnalare che la media dei consumi italiani è di circa 49.000 MWE (con punte di circa 52.000), ciò vuol dire che dei 6.300 MWE "stranieri" circa 3.000 li utilizziamo e altrettanti li teniamo in "riserva".
A questo punto è evidente che se le autorizzazioni rilasciate dovessero effettivamente trasformarsi in impianti funzionanti si arriverebbe ad un enorme "surplus" di energia rispetto alle effettive necessità. Ma allora cosa c'è dietro?
La risposta ci pare semplice: "dietro" c'è soprattutto il business del turbogas, cioè della generazione di elettricità utilizzando il metano, che trova sostenitori anche fra gli ambientalisti istituzionali (soprattutto l'onnipresente Legambiente).
Ora è vero che tra le centrali termoelettriche il turbogas è la meno inquinante e che la conversione delle centrali da olio combustibile a metano provoca un certo miglioramento della qualità dell'aria. Questo però non vuol dire che si debba subire questa vera e propria ubriacatura da turbogas che governo, industriali e ambientalisti istituzionali vorrebbero imporci.
Innanzitutto perché anche il metano inquina. E non poco. Recentemente due studiosi del CNR (Armaroli e Po) hanno dimostrato che queste centrali emettono quantitativi rilevanti di polveri sia "grossolane", "fini" e "ultrafini", da tempo indicate come fattori di grave rischio per la salute delle popolazioni poiché provocano allergie, malattie cardiovascolari e respiratorie responsabili di morte fra bambini e adulti. Naturalmente sono immediatamente intervenuti i soliti scienziati di complemento al servizio dei padroni di turno che hanno cercato di smontare lo studio di Armaroli e Po, con grande soddisfazione di governo, industriali e ambientalisti istituzionali (naturalmente sempre molto "vicini" alle giunte di centro-sinistra) che utilizzano il turbogas per scardinare l'opposizione delle popolazioni perché, sostanzialmente, essa sarebbe "la miglior tecnologia possibile" e quindi il solito "male minore", argomentazione tipica della sinistra "di governo".
In realtà l'alternativa non è fra centrali a olio combustibile e centrali turbogas. L'alternativa è fra costruire centrali e non costruirle, fra il proseguire nella politica dei mega-impianti e lo scegliere una politica fondata su fonti rinnovabili a basso o nullo impatto ambientale e sul risparmio energetico, poiché si vuole produrre tanta energia anche perché se ne spreca tantissima. L'alternativa insomma all'inquinamento esiste: risparmio, efficienza, fonti rinnovabili e reti energetiche di produzione e consumo locale e su piccola scala.
L'alternativa esiste ed è ben concreta. Si parla molto del solare ma in Italia ci si dimentica spesso dell'eolico: in Germania questa fonte ha una potenza installata di circa 15.000 MWE, in Spagna di circa 7.500 MWE (più del nucleare!) ma da noi non si raggiungono i mille. Ogni commento è inutile.
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