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Umanità Nova, numero 1 del 16 gennaio 2005, Anno 85

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Impunità ai ricchi e galera ai poveracci



Va all'esame della Corte Costituzionale lunedì 10 gennaio 2005 l'ammissibilità del referendum abrogativo contro la legge sulla procreazione assistita. Nel dicembre scorso il parlamento ha approvato la riforma dell'istituto della prescrizione dei reati e di quello della recidiva. Il legame tra queste normative certo eterogenee sta nel permettere (se ve ne fosse ancora bisogno) di illuminare l'ideologia profonda e le pulsioni di questo governo, nonché di una bella fetta dell'elettorato e come ciliegina sulla torta anche dell'opposizione.

La normativa sulla procreazione assistita è fortemente restrittiva della libertà di scelta della coppia e della donna e di fatto fa propri gli insegnamenti della chiesa cattolica sul punto. Semplificando al massimo: no alla donazione eterologa; si a quella omologa, ma senza poter scegliere l'impianto una volta che gli ovuli siano stati fecondati. Cardine infatti della normativa è il concepimento all'interno della famiglia eterosessuale sposata e il soggetto giuridico che la fa da padrone è il concepito. Tutto il resto non conta. E, soprattutto, non conta il corpo della donna, sul quale Buttiglione e banda hanno legiferato. Gli effetti di questa normativa sono molto semplici: chi può va all'estero; chi non può si attacca. Il censo fa la differenza. Quindi da un lato si sono accontentate le gerarchie ecclesiastiche e l'elettorato che a loro guarda; dall'altro si è solo reso impossibile ad una coppia senza mezzi e con problemi di concepimento di avere un figlio (e non tre o quattro contemporaneamente) oppure ad una famiglia anch'essa senza mezzi e con un bimbo talassemico di avere un altro figlio che si sia certi (senza dover restare incinta e poi abortire) non sia talassemico e che possa donare il midollo osseo al primo. Una bella legge ipocrita nella miglior tradizione clericale, sulla pelle delle donne e dei poveri.

Invece, la normativa che abbrevia i termini della prescrizione per gli incensurati e aggravia sia le pene che il trattamento carcerario per i recidivi serve a lasciar fuori di galera i cittadini buoni (tra cui casualmente c'è Cesare Previti) e contemporaneamente a lasciar in galera il più possibile i cittadini cattivi (chessò, colpevoli di tre furti d'auto), che hanno reiterato i loro fatti delittuosi giacché son poveracci: di solito i ricchi (Berlusconi, Previti, Dell'Utri; e poi gente come Tanzi e Cragnotti) difficilmente subiscono una condanna che riesca pure a passare in giudicato, hanno bravi avvocati, cambiano le stesse leggi, la normativa sui reati societari è ormai risibile, non fanno più di un crack epocale nella vita… Invece i ladri d'auto e di autoradio, i criminali comuni, insomma, quelli di furti ci campano ed è giusto che la società si difenda da costoro. Già le galere scoppiano di detenuti nazionali ed extracomunitari, ne vogliono costruire delle altre (idea già dell'Ulivo) e affidarle in gestione ad aziende private, sul modello americano. Anche qui l'ipocrisia trionfa, impunità ai ricchi e galera ai poveracci: un'altra faccia bieca di questo governo che però è anche specchio di questa società. Il bisogno di sicurezza e punizione comune a tutte le società occidentali oggi, veleno inoculato goccia a goccia in questi anni, trova soddisfazione non certo sui potenti, ma su capri espiatori di passaggio come i migranti o sui marginali di sempre, tossici in primo luogo.

Vediamo dunque che altri tasselli si son andati ad aggiungere al disegno di stravolgimento dell'ordinamento giuridico nel senso di uno stato etico che entra nell'intimo delle relazioni di coppia e riempie le galere di poveracci, mentre ricchi e potenti menan la bella vita di sempre: con speciale benedizione papale…

Simone Bisacca
































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