Umanità Nova, numero 2 del 23 gennaio 2005, Anno 85
Marie-Christine Mikhaïlo
Cinquant'anni di anarchismo, l'attiva esistenza di Marie-Christine
Marie-Christine Mikhaïlo (già Mikhaïlova, Gos, Enckell
e Söderhjelm, andando a ritroso) ha vissuto altrettante esistenze
quanti sono i cognomi successivamente adottati. La vita anarchica ha
inizio cinquant'anni or sono, all'età di circa trentasette anni,
dopo aver messo al mondo cinque figli, reduce da due matrimoni
parzialmente falliti, il primo con un ambasciatore finlandese, il
secondo con un medico elvetico.
Nata in un granducato russo, diventato territorio finlandese, da padre
svedese e da madre svizzera, la nostra compagna aveva vissuto a
Stoccolma e a Parigi prima di stabilirsi a Losanna, ove la conobbi nel
1954, appena giunto clandestinamente in Svizzera ed essendo allora
ospite di sua zia Lise David, vedova di Pierre Ceresole fondatore del
Servizio Civile Internazionale (la quale, in tarda età,
diventò anche lei attiva nel nostro movimento, assumendo la
responsabilità di cassiera del Fondo di Solidarietà per i
resistenti alla guerra d'Algeria, e, piú tardi, una delle prime
iscritte al Centro Internazionale di Ricerche sull'Anarchismo,
organismi entrambi da me fondati a Ginevra).
Nella mia opera di proselitismo non mi sono mai "vantato"di aver
"convertito" chicchessia alle nostre idee: per pudore e per rispetto.
Se per Marie-Christine ho fatto un'eccezione questo avviene
perché lei stessa lo ha dichiarato pubblicamente in varie
occasioni, l'ultima delle quali è forse la bella videocassetta
della collezione "Plans Fixes", in un'intervista con Bertil Galland. Il
di lei impegno si manifesta progressivamente dal 1954 in poi. Dapprima
si occupa di solidarietà aiutando esuli di ogni provenienza,
ospitandoli nella vasta dimora di "Beaumont", a quell'epoca una
pensione per studenti stranieri. Un compagno bulgaro, esperantista e
vegetariano, fra i tanti rifugiati da me "raccomandati",
diventerà poi il terzo marito e lo rimarrà sino alla
fine, precedendola di qualche mese nella tomba.
Quando, nel 1957, fondai il C.I.R.A., vi si iscrisse immediatamente e
collaborò intensamente traducendo le nostre prime circolari in
lingue a me ignote, come il finlandese e lo svedese, oppure ostiche,
come il tedesco. Nel 1962-63 subentrò una gran crisi nelle
nostre attività ginevrine in seguito alla minaccia di espulsione
nei miei riguardi (e in quelli di altri quindici compagni) che non si
riuscí ad evitare. In una riunione del gennaio 1963,
Marie-Christine annunciò in extremis che avrebbe fatto le mie
veci e fu cosí che la sede del C.I.R.A. venne spostata da
Ginevra a Losanna, con l'aiuto della figlia, non ancora ventenne, ma
che si era già avvicinata alle nostre idee.
La Biblioteca del C.I.R.A. era nata in una stanza sovrastante la mia
abitazione all'avenue Henri-Dunant, messami a disposizione da
André Boesiger, il quale, poco dopo, scovò e
affittò un locale piú capiente e decente al n. 11 della
rue des Granges, nel centro storico. La sede visse altre vicende,
sinché un locale venne appositamente costruito nel bel parco di
Beaumont. La collezione crebbe da un migliaio a diecine di migliaia di
"pezzi" e Marie-Christine, coadiuvata dalla figlia e da un gruppo di
volontari, la mandò avanti per quarant'anni trasformandola in
quel ch'è diventata oggi: la maggior collezione prettamente
anarchica al mondo.
Colta, intelligente, multilingue Marie-Christine, pur essendo dotata di
uno stile eccezionale, ha pubblicato molto poco (per mancanza di tempo
NON di talento) preferendo rendersi utile catalogando, corrispondendo,
organizzando. L'ultimo suo articolo è apparso in Italia nella
Rivista Storica dell'Anarchismo (a. IX, n. 2 (18) del luglio-dicembre
2002, pp. 89-93) ed è appunto una ricostituzione della storia
del C.I.R.A. da quando l'avevo lasciato io sino a quando
subentrò la figlia per alleviarle la fatica.
Maria Cristina si è spenta serenamente l'8 novembre 2004,
qualche settimana dopo aver festeggiato l'ottantottesimo compleanno,
circondata dalla famiglia e dagli amici intimi. Ha scelto una citazione
di Eliseo Reclus (oltre ad essere il di lei e il mio autore anarchico
preferito, il geografo francese aveva visitato "Beaumont" quando si era
rifugiato in Svizzera in seguito alla disfatta della Comune di Parigi
nel 1871) per illustrare la propria vita: "La continuità della
vita, oltre la tomba, avviene grazie all'affetto ininterrotto e tramite
la solidarietà che si estende da un'esistenza all'altra".
Massima che la famiglia e i compagni tutti sottoscrivono ben volentieri.
Piero Ferrua