Umanità Nova, numero 3 del 30 gennaio 2005, Anno 85
"Attraverso le generazioni abbiamo proclamato l'imperativo
dell'autogoverno perché nessuno è fatto per essere un
padrone e nessuno si merita di essere uno schiavo."
(G.W. Bush, Discorso di insediamento, 2005)
L'apparato di sicurezza messo in piedi il 20 gennaio scorso a
Washington è stato il più grande tra tutti quelli
approntati in occasione della cerimonia di insediamento di un
presidente statunitense: buona parte del centro chiusa e accessibile
solo attraverso posti di controllo, almeno 7 mila soldati e 9 mila
poliziotti a vigilare una città riempita da chilometri di
transenne metalliche, gli autobus del servizio pubblico usati per
chiudere le strade principali.
La nevicata del giorno prima e il freddo pungente si sono andati ad
aggiungere a questo sfoggio di forza, ma tutto questo non ha impedito
le manifestazioni di protesta che per l'intera giornata hanno percorso
le strade della capitale degli Usa e non solo quelle.
Ci sono state infatti, anche se praticamente nascoste dai media
ufficiali, numerose iniziative in altre città: da San Francisco
a Los Angeles, da Portland a Philadelphia, ma anche a Santa Cruz,
Tucson, New Orleans, Austin, Milwaukee ed in altre località,
piccoli e grandi, cortei, sit-in ed azioni dirette hanno "salutato" la
cerimonia che si svolgeva a Washington.
All'Università di York a Toronto (Canada) la polizia ha
attaccato un corteo di studenti ed arrestato cinque persone e piccole
manifestazioni si sono svolte il 20 gennaio anche a Manila nelle
Filippine e a Seul in Corea del Sud.
Nella capitale statunitense era stato autorizzato solo un corteo di protesta e le forze dei manifestanti si sono divise, come già è accaduto, in vari tronconi accomunati dalle diverse affinità ed ognuno di essi ha cercato di comunicare tutto il giusto disprezzo per un presidente e per una politica che stanno portando terrore, miseria e morte in mezzo mondo.
I più mattinieri sono stati quelli della "Massa Critica", protagonista delle manifestazioni durante la Convention Repubblicana del settembre scorso, che alle nove avevano già iniziato da due ore la loro pedalata di protesta, i più pigri quelli di "Anarchist Resistance" che avevano appuntamento solo dopo mezzogiorno.
E sono stati proprio gli anarchici e il blocco antiautoritario
(circa 2 mila persone) quelli che hanno subito più duramente la
repressione poliziesca in quanto sono stati caricati e picchiati
già prima della partenza del corteo. Ma piccoli incidenti ci
sono stati in diverse altre parti della città ed ai margini
della cerimonia ufficiale: gruppi di attivisti hanno strappato via le
bandierine ed i manifesti celebrativi lungo le strade e sono persino
riusciti a far chiudere per un po' di tempo un posto di blocco vicino
alla Casa Bianca.
Durante gli scontri i compagni si sono difesi anche a colpi di palle di
neve e diverse manifestazioni non autorizzate sono continuate fino a
tarda sera quando un improvvisato corteo anarchico, partito al termine
di un concerto e che sembrava dirigersi verso l'Hotel dove si stava
tenendo la festa ufficiale, è stato inseguito e circondato dalla
polizia che ha effettuato una settantina di fermi.
Complessivamente si può dire che le iniziative non abbiano infastidito più di tanto la cerimonia di insediamento e la loro scarsa consistenza numerica ha sottolineato ancora una volta che la pratica di inseguire le occasioni mediatiche è ormai ampiamente usurata, come pure hanno fatto il loro tempo quelle tattiche di piazza ormai ben note anche alla polizia che riesce a contenere eventuali "eccessi" dei manifestanti senza troppi problemi. Ed anche questi sono sintomi della fase di stanca che attualmente attraversa il movimento contro la globalizzazione e la guerra.
Ma, per fortuna, la lotta continua e infatti il giorno dopo la pagliacciata presidenziale il gruppo "MayDay DC", una coalizione di senzatetto che rivendica affitti più bassi, ha occupato due ex edifici scolastici proprio a Washington.
Pepsy
NB Le notizie sulla mobilitazione sono state tratte, per la maggior
parte, dai siti www.dc.indymedia.org, www.infoshop.org,
www.anarchistresistance.org e dai siti dei giornali Usa.