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Umanità Nova, numero 4 del 6 febbraio 2005, Anno 85

Arrivano i "nostri"!
Peacekeeping: geografia dell'imperialismo made in Italy




LA GUERRA ESTERNA
Lo scorso 14 gennaio il governo italiano ha approvato un nuovo decreto legge per l'ulteriore prolungamento fino al prossimo 30 giugno 2005, delle diverse missioni "di pace e stabilizzazione" a cui partecipano contingenti militari e "civili" italiani. Tali missioni battono bandiere diverse (UE, UEO, NATO, OSCE, ONU), ma nella sostanza si somigliano molto, anche se operanti in zone e contesti molto diversi. Incerto il numero complessivo dei militari italiani impegnati all'estero: secondo quanto dichiarato nello scorso ottobre dal generale Giulio Fraticelli sarebbero 7.000 ma secondo il Ministero della Difesa nell'agosto assommavano a 9.600; altre fonti riferivano di 8.600 in luglio, mentre il ministero della Difesa al 30 marzo 2004 riferiva di 8.914 unità.
Secondo il sito ufficiale dell'esercito italiano, "la media di personale costantemente schierato all'estero si aggira sulle settemila unità, con punte che hanno superato i diecimila uomini impegnati oltremare", anche se nel 2003 ha toccato quota 12.000.
Alla decisione del governo sono seguite il 20 gennaio le dichiarazioni del ministro della Difesa che ha ribadito come le truppe italiane resteranno in Iraq "fin quando sarà necessario" (traduzione: fintanto ci converrà obbedire a Washington).
Ecco comunque un breve promemoria relativo all'interventismo tricolore, con l'elenco delle principali operazioni in corso.

IRAQ
La missione "umanitaria" italiana in Iraq, denominata Antica Babilonia, dal 2003 alla fine del 2004 è costata qualcosa come 726.452.888 euro, senza tener conto di un altro mezzo milione di euro destinato all'assistenza e alla ricostruzione delle forze di sicurezza irachene. È stato calcolato che la missione ha registrato un considerevole aumento - circa il 65% - dei costi a base mensile. Poiché il numero dei militari ha subito poche variazioni, tale aumento è motivato dall'incremento di mezzi blindati, carri armati ed elicotteri impiegati. Per comprendere l'effettiva natura di tale missione può essere interessante soffermarsi sul fatto che attualmente Italfor dispone di circa 1.100 tra carri armati Ariete dotati di cannoni da 105 mm, blindo Centauro, veicoli corazzati da combattimento Dardo, cingolati lanciamissili oltre ad altri vari tipi di mezzi, ulteriormente incrementati in queste settimane.
Dall'inizio dell'occupazione Usa, lo Stato italiano partecipa con un proprio contingente militare interforze e, alla componente terrestre, è stato assegnato un settore (provincia di Dhi Qar, con base principale operativa a Nassirya) nella regione meridionale dell'Iraq nell'area di responsabilità della divisione multinazionale a guida inglese.
Attualmente quindici nazioni, tra cui l'Italia, hanno offerto al comando Usa "pacchetti di Forze" da impiegare, per l'operazione "Iraqi Freedom" in atto.
Il contingente italiano conta circa 3.400 militari, appartenenti a vari reparti delle forze armate, inclusi carabinieri incorporati nella Msu (Multinational Specialized Unit), reparti speciali e personale della Croce Rossa. Elicotteri CH47 e AB412 dell'esercito, HH-3F dell'aeronautica e SH 3D della marina, assicurano copertura tattica, trasporti e collegamenti. L'ultima novità sono quattro aerei da ricognizione senza pilota Predator. Inoltre prossimamente verranno dispiegati sul territorio iracheno quattro elicotteri Mangusta.
Un altro piccolo gruppo di ufficiali italiani fa parte della missione Onu Unikom, attiva dal 1991, comprendente circa 300 osservatori internazionali dispiegati lungo il confine Iraq - Kuwait.

AFGANISTAN
Anche se apparentemente defilato, l'intervento italiano in Afganistan - nell'ambito di Enduring Freedom - ha visto nel 2003 il contingente "Nibbio" operare - per la prima volta nella storia delle missioni italiane - con finalità dichiaratamente offensive e l'impiego di un migliaio di soldati incaricati di "combattere il terrorismo".
Conclusasi tale fase, attualmente la missione internazionale denominata ISAF (International Security Assistance Force), operativa dalla fine del 2001, ha il compito di garantire protezione e sostegno al governo afgano e alle sue sedi istituzionali, oltre che scortare le unità di ricostruzione in territorio ostile.
La missione che, dall'agosto 2003 è Nato, comprende circa 3.000 uomini suddivisi fra le seguenti nazioni: Gran Bretagna, Austria, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Portogallo, Romania, Svezia, e Turchia e Spagna che, dopo l'arrivo di Zapatero al governo, ha aumentato il numero del proprio contingente.
Il contingente italiano, composto da circa 590 elementi, dei quali 520 dislocati a Kabul, comprende reparti dell'esercito, dei carabinieri e reparti speciali, mentre l'aeronautica garantisce il sostegno logistico. Rilevanti le funzioni italiane per l'addestramento e l'equipaggiamento delle nuove forze di polizia.

BALCANI
La presenza militare italiana nei Balcani è ormai di lunga data e, dopo la guerra Nato contro la Serbia nel '99, tale ruolo si è andato accrescendo. Numerose le missioni, queste le principali.
- KFOR (Kosovo). L'operazione Joint Guardian, a guida Nato, ha l'obiettivo di assicurare l'applicazione dell'accordo di "pace" nella provincia serba a maggioranza albanese. L'Italia ha un ruolo guida con l'impegno, attualmente, di circa 3.500 militari, appartenenti a numerosi corpi e specialità, nel contingente multinazionale Kfor.
- UNMIK (Kosovo). È la missione delle Nazioni Unite con sede a Pristina. L'Italia concorre, insieme ad altri 50 paesi, con un osservatore militare e 70 operatori delle forze dell'ordine.
 - SFOR (Bosnia). L'operazione Nato Joint Forge ha lo scopo di vigilare sulla normalizzazione in Bosnia Erzegovina dopo la guerra. L'apporto di Italfor Bosnia, attivo dal 1995, è di circa 1.500 uomini (circa 1.250 dell'esercito e 250 carabinieri). Sedi del contingente: Sarajevo e Ploce (reparto logistico).
- EUMM (Balcani). Per l'Italia partecipano attualmente una ventina di uomini, che sono dislocati presso il quartier generale di Sarajevo e gli uffici di Sarajevo, Skopje, Tirana e Belgrado.
- ALBANIA, ALBANIA 2 e DIE (Albania). L'operazione Albania, con comando militare italiano, ha rilevato dal 2002 la KFOR Communication Zone West, nell'ambito di una missione Nato per riconfigurare la presenza atlantica nei Balcani; tale operazione ha visto il coinvolgimento di circa 460 soldati italiani di altri 70-80 di altre nazioni aderenti alla Nato. "Albania 2" è finalizzata invece al contrasto dell'emigrazione clandestina e impegna forze navali con circa 250 uomini. La Delegazione Italiana di Esperti, ovviamente militari, coopera con i militari albanesi per la riorganizzazione delle forze armate secondo lo standard Nato. La DIE, che dipende direttamente dallo stato maggiore della difesa, ha sede nella città di Tirana nelle vicinanze del ministero della difesa albanese. In supporto all'attività organizzativa e addestrativa sono stati ceduti alle forze armate albanesi numerosi materiali e mezzi. L'Italia partecipa anche alla missione UEO-MAPE (Multinational Advisory Police Element) con un contingente misto CC-GdF-PS per la ricostruzione della polizia albanese e, con l'operazione ALBITA, l'aeronautica militare italiana fornisce cooperazione tecnico-logistica con le forze aeree albanesi.

ALTRE MISSIONI MINORI
- UNMOGIP (India-Pakistan). Osservatori militari italiani nell'area del Kashmir contesa tra i due Stati.
- MFO (Sinai). La Multinational Force and Observers è una organizzazione internazionale indipendente per il mantenimento della pace tra Egitto e Israele, sancita dal trattato di pace del '79. Il contingente militare italiano, che opera nel Sinai, è formato da 70 militari della marina.
 - UNIFIL (Libano). Altra missione costituita in base a una risoluzione dell'Onu (425 dal 19 marzo 1978) per mantenere la pace in LIbano. L'Italia contribuisce con un reparto dell'aviazione e dell'esercito con circa 50 uomini e 4 elicotteri AB 205.
- UNTSO (Israele). È la più antica missione di peacekeeping dell'Onu, sul conflitto in Medio Oriente dal 1958. Vi partecipano 8 ufficiali italiani come osservatori.
- TIPH 2 (Hebron) - Missione voluta dall'Anp dopo l'accordo sulla striscia di Gaza del 1995. Partecipano una quindicina di addetti militari italiani.
 - UNMEEE (Etiopia e Eritrea). Prevista nell'accordo di Algeri del 18 giugno 2000 tra i due paesi. Attualmente vi prendono parte due osservatori militari, una compagnia di circa 40 carabinieri e alcuni operatori del corpo militare della Croce Rossa Italiana.
- MINURSO (Sahara Occidentale). Cinque osservatori militari italiani partecipano alla missione Onu, iniziata nel '91 dopo l'intesa tra il Marocco e il Fronte Polisario per la fine della guerra.
- MINUGUA (Guatemala). Missione Onu che vede un piccolo gruppo di carabinieri in veste di osservatori riguardo gli accordi tra governo e guerriglia.

Inoltre va menzionata la partecipazione italiana alle misure operative della Nato, fuori dai confini nazionali. Infatti dal 16 marzo 2004 la Nato ha esteso a tutto il Mediterraneo l'attività delle sue forza navali permanenti in cui operano stabilmente due unità navali italiane; da segnalare infine la partecipazione di personale italiano alle operazioni "antiterrorismo" esplicate dagli aerei radar AWACS.

Ricordiamo un vecchio e profetico slogan propagandistico: "Vieni in Marina, girerai il mondo".

Un'altra promessa mantenuta.

Z. F.



































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