Umanità Nova, numero 4 del 6 febbraio 2005, Anno 85
Come già per il caso "Abu Graib" (il carcere iracheno
all'interno del quale i soldati USA si lasciavano andare alle peggiori
torture negli interrogatori dei prigionieri indigeni presunti
sostenitori della locale resistenza all'occupazione), ancora una volta
una sapiente fuga di notizie ci ha permesso di venire a sapere che
commandos e unità delle forze speciali antiterrorismo sotto la
guida del ministro della difesa a stelle e strisce, Donad Rumsfeld,
dalla scorsa estate sono in azione sul territorio iraniano con
l'obiettivo di raccogliere le informazioni necessarie a sbandierare di
fronte al mondo le prove che giustificherebbero un prossimo attacco
all'Iran compiuto congiuntamente da USA e Israele, e allo stesso tempo
con il compito di isolare con precisione i siti militari e nucleari del
paese asiatico che potrebbero venire distrutti con rapide incursioni
dell'aviazione americana e attacchi di precisione delle truppe
d'élite di Washington.
Lo spiegamento di forze ha un duplice obiettivo: da un lato la
creazione di un canovaccio credibile per giustificare un piano
d'attacco già pronto a Washington e a Tel Aviv, dall'altro
preparare la distruzione dell'insieme delle infrastrutture militari
iraniane e permettere così agli Stati Uniti di paracadutare un
gruppo di collaborazionisti locali, reclutati tra la diaspora iraniana
legata all'ex primo ministro Bahktiar che sostituì lo Shah e
venne a sua volta rovesciato dall'ayatollah Ruollah Khomeini, e
portarli al potere con un colpo di stato preparato dagli specialisti a
stelle e strisce.
Queste informazioni confermano quello che stiamo pubblicando su UN da alcuni mesi a questa parte: gli USA in difficoltà in Iraq nella gestione della seconda fase dell'occupazione sono intenzionati ad alzare la posta avviando una nuova aggressione militare con l'obiettivo di abbattere il regime iraniano che ha il difetto capitale di non essere intenzionato ad entrare spontaneamente all'interno del vasto protettorato americano che in tendenza dovrebbe occupare tutto il Medio Oriente e l'Asia Centrale. Questo rifiuto è inaccettabile per l'attuale amministrazione di Washington che ha giocato tutte le sue carte sul mantenimento di una posizione dominante nel mondo grazie allo strapotere militare di cui dispone. In questo quadro il regime nazionalista e indipendente di Teheran è inaccettabile e deve essere abbattuto e gli Stati Uniti si apprestano a farlo.
Resta il dubbio del perché notizie di questa portata possano diventare così facilmente di dominio pubblico. Hersh è infatti un ottimo giornalista investigativo ed è uomo capace di costruire delle magnifiche inchieste per svelarci il lato oscuro della politica di potenza occidentale ed americana in particolare, sembra però strano che settori della CIA e interni alla stessa Casa Bianca gli abbiano passato le informazioni necessarie a costruire la sua inchiesta. È vero, infatti, che la CIA è stata estromessa da posizioni di potere interne all'amministrazione americana dall'azione di Rumsfeld e dell'intelighenzia neo-conservatrice. L'11 settembre è stato utilizzato anche per una resa dei conti interna ai poteri americani che s è conclusa con il predominio di Rumsfeld e del Pentagono e con la messa in angolo della CIA. L'odio verso Rumsfeld e verso lo stesso Bush è particolarmente diffuso all'interno della CIA e tra quella parte dell'élite statunitense che è risultata sconfitta nella ristrutturazione del potere a Washington, ma non giustifica una fuga di notizie manovrata che necessariamente finirebbe per colpire la credibilità della classe dominante americana in generale. Crediamo invece che la stessa Amministrazione Bush sia interessata alla diffusione di notizie che sanciscono una sorta di "extralegalità" del suo operato. In questo modo la cosiddetta "opinione pubblica" occidentale, ossia le classi medie e i settori più attivi delle classi subalterne, viene mitridizzata, ossia abituata a dosi sempre maggiori di rivendicazione pubblica di azioni di mera sopraffazione di soggetti teoricamente uguali a quello che mette in pratica la sopraffazione.
In altre parole, agendo sempre più in modo non conforme al diritto internazionale e con aperta sopraffazione, e rivendicando il proprio agire si abitua la parte più reattiva della propria popolazione a ritenere queste pratiche come del tutto normali e giustificabili. Alla guerra ci si abitua, alle torture ci si abitua, alle menzogne ci si abitua e così anche alla sopraffazione. In questo processo la stessa capacità di controinformazione può diventare uno strumento utile alle classi dominanti americane nel loro progetto di mantenimento del dominio sull'economia capitalistica mondiale.
Sta a noi ribaltare il senso di queste notizie e di queste informazioni che filtrano dalla nebbia assoluta del giornalismo embedded e di utilizzarle per costruire estraneità e inimicizia assoluta nei confronti di pratiche e progetti delle classi dominanti capitalistiche negli USA come in Europa come nel resto del mondo.
Giacomo Catrame