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Umanità Nova, numero 4 del 6 febbraio 2005, Anno 85

In piazza contro i padroni del mondo
L'onda anomala del Wef: tagli, guerre, sfruttamento e repressione



Dal 26 al 30 gennaio si è svolto a Davos, in Svizzera, sulle bianche montagne grigionesi l'annuale incontro del World Economic Forum (WEF). Un incontro che mette insieme la più grande feccia della nostra terra con il compito di determinare le sorti del nostro globo, rafforzando l'oppressione e lo sfruttamento nei paesi già devastati da questo infausto sistema.
Il tutto nel quadro neo liberista voluto in questi anni sia dalle destre che dalle sinistre di governo: riduzioni di salario, sgravi fiscali a favore dei ricchi, repressione sul lavoro e nelle strade, precariato, mancanza di assicurazione sanitaria di base…

La nostra bella e democratica Svizzera non fa eccezione: le condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici non sono sicuramente rosee, la repressione dei "diversi" è ormai un fatto ordinario, i migranti sono benvenuti solo come mano d'opera a bassissimo costo, ma se a protestano vengono sbattuti senza troppi complimenti nelle nostre prigioni in condizioni disumane (da un anno a questa parte ci sono stati una decina di suicidi e parecchi tentativi di togliersi la vita…).
Inoltre, il Governo Elvetico ospita e difende i criminali internazionali del WEF spendendo cifre esorbitanti per la difesa e la repressione nelle piazze. Per le manifestazioni di contestazione del summit di Davos sono stati mobilitati ben 5500 uomini: 800 in più di quelli dell'anno scorso. 3500 militari sono stati impiegati nelle attività terrestri, 2000 in quelle aeree e il loro intervento è costato 2,5 milioni di franchi. A questo chiaramente si aggiunge il contingente di polizia.
"Il comandante della polizia municipale della capitale federale Paul Blumer mantiene il silenzio sulle cifre concrete, ma ha dichiarato che a Berna quel giorno (il 22 gennaio, NdR) ci sarebbe stato un numero record di agenti. Le esperienze fatte in passato lasciano prevedere che il potenziale di violenza dei manifestanti sarà elevato, ha detto Blumer. La città ha chiesto rinforzi anche alla propria polizia cantonale e a quelle di Basilea-Città, Basilea Campagna, Soletta e Argovia."

Opporsi alla guerra, al capitalismo, alla povertà in vertiginoso aumento e con essa il divario fra ricchi e poveri; questi e altri sono i motivi che hanno spinto il Coordinamento anti-wef e altri gruppi ad organizzare diverse manifestazioni di protesta, culminate poi nella manifestazione principale a Berna.
La prima dimostrazione spontanea si è svolta a Berna del 13 gennaio, quando alcuni manifestanti si sono presentati davanti a Palazzo Federale esponendo uno striscione con scritto "Benvenuti nello stato di polizia". Altre manifestazioni si sono tenute a Winterthur, promossa da Ark, e a Coira organizzata da DaDavos sabato 15 gennaio. Ad Arau si è svolta una manifestazione con esibizione di una "macchina" anti-wef, a Ginevra vi è stata una manifestazione di opposizione all'incontro dei "padroni del mondo".
Vari centri sociali in tutta la Svizzera hanno dato vita a diverse iniziative: film, discussioni, work-shop, concerti, performance ecc. sono stati all'ordine del giorno per alcune settimane.

La manifestazione più importante si è svolta a Berna il 22 gennaio e che ha visto la partecipazione di un migliaio di persone. Il Governo aveva vietato ogni tipo di corteo, autorizzando unicamente un presidio in Piazza Federale: "L'esecutivo della capitale ha infatti deciso di consentire la manifestazione in quanto "assembramento di persone", ma rifiuta in modo categorico l'idea di un corteo itinerante."
Gli organizzatori si sono rifiutati di sottostare a condizioni ridicole e liberticide: "Non vogliamo manifestare in una gabbia", pertanto sono state promosse diverse manifestazioni o azioni a livello locale invitando ogni singolo individuo alla disobbedienza civile.
A Lugano, il CSA "il Molino" ha allestito un corteo funebre per la libertà d'espressione, uccisa dalla repressione elvetica.
Ma qualcosa a Berna, malgrado le intimidazioni e le proibizioni del Governo, c'è stato.
La giornata è iniziata verso le 12,30 con una danza itinerante che ha percorso le strade della città, mentre coloro che arrivano nella capitale in treno, appena scesi in stazione venivano fermati, perquisiti e parecchi portati via. Gli arresti e i fermi venivano fatti senza un criterio logico apparente e molte persone venivano fermate più volte.
Le azioni sono state numerose in vari punti della la città. In una performance è stato rappresentato un sostenitore della repressione mentre venivano simulati arresti. Proprio in quel momento alcuni manifestanti che si trovavano di fronte al palazzo del governo venivano effettivamente fermati mentre la polizia preparava delle gabbie dove chiudere i manifestanti arrestati. In una di queste gabbie un malcapitato manifestante viene rinchiuso assieme a un cane che lo aggredisce.

Il migliaio di compagni che hanno partecipato a questa "manifestazione" hanno affrontato per l'intera giornata le violente azioni di repressione della polizia che non ha tollerato il minimo accenno ad un assembramento che riunisse più di una decina di persone. Quelli che hanno provato a formare un piccolo corteo sono stati immediatamente separati e perquisiti per l'ennesima volta.
L'azione della polizia è stata brutale e selvaggia: detenzioni all'aperto e in pieno inverno, fucili che sparano candelotti puntati ad altezza d'uomo, gente menata con i calci del fucile solamente perché chiedeva cosa stesse succedendo sono alcune delle molte indegnità verificatesi tra le strade della capitale elvetica. Un'ennesima dimostrazione delle spiccate attitudini repressive della "democratica" Svizzera.
Contemporaneamente con le iniziative svoltesi a Berna alcuni dimostranti si sono diretti le montagne grigionesi, riuscendo ad entrare senza grossi problemi nella cittadina strettamente sorvegliata. Diversamente da Berna il comune di Davos aveva autorizzato la manifestazione per le vie della sua città.
Giovedì 27 gennaio si è tenuta un'altra manifestazione a Berna, più tranquilla e distesa rispetto alla prima. Sono scese in piazza circa 800 persone attentamente sorvegliate dalla polizia appostata dietro ogni angolo della città (il dispiegamento delle forze del disordine era pari a quello della manifestazione del 22). Questo corteo ha visto una maggior presenza di anarchici.

Sabato 29 è stato organizzato dal CSA "il Molino" un Radio-Balet che ha incuriosito i passanti e i manifestanti stessi: l'iniziativa e si è svolta nella più totale calma.
Nel frattempo il Forum è cominciato fra i roboanti discorsi dei signori della guerra e del capitalismo sfrenato che, come ogni anno, parlano di solidarietà ai meno fortunati e della necessità di aiutarli nello sviluppo. Insomma, i discorsi sono sempre tanti e i fatti inesistenti, per il momento questi assassini protetti dal potere continueranno a campare e ad ingrassarsi sulle spalle dei più, perpetrando un sistema ingiusto, fondato sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, la repressione e il capitale. E mentre loro discuteranno nella stanza dei bottoni, noi, nelle strade continueremo a reclamare un mondo più giusto, senza più governi  né guerre, senza più poveri né ricchi. Questo mondo noi continueremo a costruirlo nelle strade fuori da ogni logica di potere.

Luca



































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