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Umanità Nova, numero 5 del 13 febbraio 2005, Anno 85

L'ipocrisia dei media
I riflettori sullo tsunami e il silenzio su Falluja



Il terribile terremoto/tsunami, lungo le coste dell' Oceano Indiano, ha provocato migliaia di morti e centinaia di migliaia di senzatetto e profughi. Le prime pagine dei giornali statunitensi si sono riempite di cifre: 12.000, 40.000, 60.000, 100.000 ed ancora di più. 24 ore su 24 programmi TV hanno fornito aggiornamenti minuto per minuto oltre a foto e riprese aeree delle regioni colpite . Nei giorni seguenti il cataclisma i racconti dei sopravissuti e delle distruzioni hanno arricchito i servizi giornalistici. Storie uniche come quella del neonato di 20 giorni salvatosi galleggiando sul materasso, e quella dell bambino di 8 anni che ha perduto entrambi i genitori ed e stato ritrovato dallo zio, sono capaci di resuscitare lo spirito umanitario.

Servizi su casi di cittadini nord americani sorpresi dallo Tsunami hanno riempito i servizi giornalistici sul disastro. Il numero delle scomparsi tra i cittadini europei e quelli americani è stato messo in primissimo piano. Le ambasciate statunitensi hanno messo a disposizione dei parenti delle possibili vittime linee telefoniche riservate. Immediatamente sulle prime pagine si sono moltiplicati gli articoli sugli invii di aiuti e dollari dagli Stati Uniti in risposta all'emergenza.

A Crawford, nel Texas, il presidente Bush ha annunciato di aver formato una coalizione internazionale per far fronte all'immane sciagura dello tsunami.

I media statunitensi hanno presentato il disastro dello tsunami nell'Oceano Indiano in nodo tale da suscitare shock ed emozione. Moltissimi americani apprendendo di un disastro che aveva causato centinaia di migliaia di morti si sono messi all'opera per aiutare le vittime in tutti i modi possibili. Comunità religiose hanno organizzato preghiere collettive per le vittime dello tsunami e la Croce Rossa ha ottenuto una incredibile quantità di donazioni.

Notizie e non-notizie

Il modo di trattare lo Tsunami da parte dei media USA ne ha evidenziato l'ipocrisia.

Questi stessi media hanno evitato di parlare dell'enorme disastro che si è abbattuto sui civili iracheni. Più di 100.000 civili sono morti o sono senza tetto e profughi dall'inizio dell'invasione USA. Alla fine di ottobre 2004 il prestigioso giornale di medicina il britannico Lancet pubblicava un lavoro scientifico dove l'analisi della mortalità in Iraq evidenziava che su 100.000 vittime civili la maggior parte erano donne e bambini morti per la Guerra. Lo studio, ideato e realizzato da ricercatori della Bloomberg School of Medicine presso la Johns Hopkins University ed la Facoltà di Medicina Al Mustansiriya dell'Università di Baghdad, ha coinvolto diversi studiosi che hanno misurato i decessi e le loro cause prima e dopo l'invasione USA del marzo 2003. L'incidenza dei decessi è passata da 5 per 1000 prima dell'invasione a 12,3 per 1000 abitanti dopo l'invasione. Estrapolando gli ultimi valori per 22 milioni di popolazione totale irachena, si arriva a 100.000 civili deceduti durante l'occupazione USA. La causa più comune di morte sono i bombardamenti aerei seguiti da infarti ed attacchi cardiaci. Le morti e distruzioni a Falluja senz'altro hanno aumentato significativamente il totale delle vittime civili irachene.

Museeba e tsunami

La parola irachena per disastro è Museeba. Sicuramente la perdita di vite in Iraq è una significativa Museeba così come lo è lo Tsunami nell'Oceano Indiano, ma dove sono gli articoli della stampa statunitense sulle vittime del disastro iracheno? Dove sono le riprese aeree televisive delle zone colpite dal disastro? Dove sono le interviste ai sopravvissuti iracheni e le foto che li mostrano? Dove sono le storie dei bambini iracheni sopravvissuti alle bombe USA e miracolosamente salvati dalle macerie? Dove sono le dichiarazioni pubbliche di cordoglio dei politici e dei rappresentanti del governo? Dove è la coalizione internazionale per il salvataggio dei civili iracheni, dove sono le montagne di sottoscrizioni per la croce rossa in l'Iraq ? Se i cittadini americani ed europei fossero informati correttamente si preoccuperebbero delle vittime irachene come di quelle dello Tsunami? 

Sembra che i mass media statunitensi siano interessati ai disastri naturali ma non a quelli provocati dall'uomo come la deliberata invasione di un altro paese dagli Stati Uniti.

Peter Phillips
(Peter Phillips è professore di Sociologia alla Sonoma State University e Direttore del Progetto Censored)

Traduzione a cura di Ennio Carbone




































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