Umanità Nova, numero 5 del 13 febbraio 2005, Anno 85
Come previsto, la commozione per le vittime dello tsunami nell'Oceano indiano ha fatto presto a esaurirsi. Quasi come la disponibilità di tanti a rinunciare, in segno di lutto, a un inclusive tour a prezzi stracciati nei mari tailandesi. E di pari passo con la commozione, anche gli aiuti. Quelli così generosamente elargiti, a parole, da tutti i potenti della terra.
Non è ancora trascorso un mese dalla tragedia, che già le onlus si trovano a registrare come la carità pelosa dei paesi ricchi si stia dimostrando, se possibile, ancora più pelosa del solito. È di questi giorni, infatti, la denuncia di Oxfam, un'organizzazione di volontariato britannica, che nel suo rapporto, La lezione dello tsunami un mese dopo, dichiara che "del miliardo di dollari promesso dai governi mondiali per far fronte immediato alla tragedia, è stato effettivamente versato all'Onu solo la metà". E si teme, con buone prospettive di indovinarci, che anche degli altri 4 milioni allegramente stanziati, una bella fetta si perderà per strada.
Accà nisciuno è fesso, avrebbe chiosato Totò. Del resto, le tradizioni, quando sono buone, vanno rispettate e se nel 2003, come ci ricorda il medesimo rapporto, dopo il terremoto nel sud dell'Iran furono versati solo 17 dei 32 milioni di dollari promessi, perché mai adesso si dovrebbero cambiare queste sane abitudini?
Come se la caveranno, però, i popoli piegati dal maremoto per riprendersi dal dramma che li ha colpiti? Niente paura! Ci pensano i "mercati". Ci informa infatti il solito "Corriere della Sera" (come farebbe MoM senza di lui?) che la borsa di Giakarta, quella del paese più duramente colpito dal disastro, ha brindato a un nuovo massimo storico, dopo che le famose agenzie di rating avevano alzato il voto sulla situazione finanziaria del paese: distruzione in fin dei conti vuol dire ricostruzione (ricordate il famoso la volontà distruttrice è potenza creatrice del vecchio Bakunin?) e la finanza internazionale ha già visto il nuovo business in cui buttarsi a capofitto.
"È forse ingiusto", si chiede a questo punto l'articolista "concludere che la finanza, sensibile ai propri fini, festeggia la sciagura?". Mom, nella sua ingenuità, non avrebbe mai potuto pensare tanto, ma se lo dice il "giornale dei padroni", come dubitarne?
MoM