Umanità Nova, numero 6 del 20 febbraio 2005, Anno 85
Non sono ancora passati quattro anni dalle giornate del luglio 2001
a Genova ma, sotto certi aspetti, sembra che ne siano passati molti di
più.
La mobilitazione che si era sviluppata nei mesi immediatamente
successivi era proseguita per un anno intero, fino ad arrivare alle
manifestazioni del luglio 2002 che testimoniavano un interesse ancora
vivo per quanto era accaduto durante le giornate di protesta contro il
G8.
Oggi, invece, molti segnali provenienti dalla città ligure e non solo, fanno sembrare arenata quella forte spinta. E la cosa è tanto più preoccupante in quanto, proprio negli ultimi mesi, si sono aperti alcuni procedimenti giudiziari che prendono le mosse proprio dai fatti di Genova.
I filoni processuali principali vedono coinvolte poco più di un centinaio di persone, in veste di imputati, di vittime o di testimoni di quanto accaduto. È chiaramente impossibile, nello spazio a disposizione, dare un quadro esauriente di tutto il complesso aspetto legale dei singoli processi, ci limitiamo quindi a qualche informazione essenziale e rimandiamo chi vuole approfondire l'argomento alle indicazioni alla fine del testo.
Il 2 marzo dello scorso anno è iniziato il procedimento
penale contro 26 persone (ma uno verrà processato a parte)
accusate di "devastazione e saccheggio" e fin dall'inizio si è
capito che non sarebbe stato un processo facile.
Le prime udienze si sono incentrate principalmente sulle prove portate
dall'accusa, vale a dire su foto e video che dovrebbero dimostrare la
colpevolezza degli imputati. La difesa ha controbattuto chiedendo di
prendere in considerazione esclusivamente materiali integrali e non i
montaggi video fatti dalla polizia municipale. Come dovrebbe essere
ovvio le fotografie si possono "tagliare" ed i filmati si possono
montare in diversi modi al fine di avvalorare una tesi piuttosto che
un'altra e, per queste ragioni, la difesa ha chiesto anche di entrare
in possesso di una copia delle immagini originali utilizzate
dall'accusa.
Così, in attesa che la difesa studi il materiale, la Corte ha
deciso di procedere ad interrogare i testimoni che non hanno bisogno di
supporti visivi per la loro deposizione. Prima della sospensione estiva
la difesa, dopo aver finito di visionare tutto il materiale, ha
presentato alcune memorie nelle quali si contesta l'uso che viene fatto
delle prove. Il processo è ripreso a settembre 2004 ed è
andato avanti, con udienze settimanali, fino al 21 dicembre, per
riprendere poi l'11 gennaio di quest'anno.
Vale la pena di ricordare che, oltre a questi 26, ci sono anche altre
decine di indagati per altri episodi relativi agli scontri e, solo
pochi giorni or sono, è comparsa sulla stampa la notizia di tre
nuove denunce.
Il secondo strascico giudiziario del luglio genovese riguarda
l'assalto in puro stile cileno alla Scuola Diaz, quando vennero pestati
a sangue (61) ed arrestati (93) compagni e compagne che stavano
dormendo in quei locali.
Il 13 dicembre 2004, dopo una ventina di udienze, si è conclusa
la fase preliminare di questo procedimento che vede sul banco degli
imputati 28 agenti di polizia tra quelli che parteciparono alla
mattanza, accusati di falso e calunnia, lesioni personali, furto,
danneggiamento e perquisizione illegale.
Nonostante la pressione politica esercitata a favore dei poliziotti, i
giudici li hanno rinviati tutti a giudizio, e forse non potevano fare
altrimenti, vista la mole di prove: tutti ricorderanno le molotov
portate in loco dagli agenti ed il presunto ferimento di uno degli
incursori. Il processo vero e proprio dovrebbe iniziare il 6 aprile
2005.
Un terzo procedimento giudiziario riguarda le violenze subite dagli
arrestati durante le manifestazioni all'interno delle caserme, il nome
di Bolzaneto è ancora tristemente scolpito nella memoria di
molti. Questo processo si è aperto il 27 gennaio scorso con
l'udienza preliminare nella quale l'accusa ha chiesto il rinvio a
giudizio per 47 persone (tra agenti e dirigenti di ps e di polizia
penitenziaria, carabinieri, medici e infermieri) per una serie di reati
che vanno dalla violenza privata al falso ideologico.
Anche in questo caso la pressione politica per salvaguardare le forze
del disordine è stata notevole e il processo ha rischiato
seriamente di non partire nemmeno.
A questi tre processi bisogna aggiungere anche quello contro la "Rete del Sud Ribelle" apertosi il 2 dicembre scorso a Cosenza e che vede imputati 13 persone accusate addirittura di "Cospirazione politica mediante associazione", un tipico reato di opinione, che dovrebbe chiudere il cerchio riguardando i "cervelli" dei disordini del luglio 2001. Una buona notizia arriva subito dopo la prima udienza in quanto è stato revocato (dopo un anno!) l'obbligo di firma che ancora pesava su 3 degli accusati. La prossima udienza è fissata per il prossimo 23 febbraio.
Quattro processi non sono pochi e meriterebbero, da parte del movimento di opposizione, molta più attenzione di quanto ne abbiano avuta fino a questo momento. Infatti, come spesso accade, dopo la mobilitazione "a caldo" di tutte le componenti del movimento scese in piazza in quei giorni a Genova, la tensione è scemata e ad interessarsi dell'andamento dei processi non ci sono che pochissime persone. Questa fase di stanca è segnalata anche da uno dei gruppi che si occupa del supporto legale, che si trova in condizioni economiche precarie e che ha lanciato un appello alla sottoscrizione per far fronte alle inevitabili spese che procedimenti giudiziari del genere comportano.
Il rischio è che col passare del tempo questi processi spariscano definitivamente dall'orizzonte degli interessi dei compagni e che la storia di quello che è accaduto nel luglio 2001 a Genova cada definitivamente nel dimenticatoio o venga riscritta esclusivamente nelle aule dei tribunali ad uso e consumo del potere.
Sappiamo, come anarchici, che un tribunale non è certo il luogo dove si possa attendere una "giustizia" ma sappiamo anche che la mobilitazione in sostegno agli accusati e la controinformazione sulle violenze esercitate dagli apparati dello stato a Genova dovrebbe essere quasi un "obbligo" per un movimento che invece sembra aver perso parte della sua vitalità proprio quando ce ne sarebbe maggiormente bisogno.
Pepsy
Per non dimenticare, per attivarsi e per saperne di più ecco
alcuni indirizzi dei siti web che stanno informando in modo continuo
sui processi:
http://italy.indymedia.org/
Sicuramente il punto di partenza obbligato, soprattutto (ma non
solo) perché alcuni degli attivisti di Indymedia stanno
partecipando direttamente al supporto legale. Andando nelle sezioni
degli IMC locali "Genova" e "Calabria" si trovano informazioni
aggiornate sulle udienze.
https://supportolegale.org/
Qui si trovano le informazioni per chi vuole contribuire alle spese o partecipare al lavoro di supporto.
http://www.sciroccorosso.org/
Informazioni ed analisi sul processo di Cosenza.
http://www.veritagiustizia.it/
Sito del "Comitato verità e giustizia per Genova".