Umanità Nova, numero 6 del 20 febbraio 2005, Anno 85
La notizia della costruzione di un CPT nell'ex caserma Polonio di
Gradisca inizia a girare nell'autunno del 2003. La notizia non coglie
troppo di sorpresa chi da anni si occupa di queste questioni: è
un progetto di cui si parla da anni in provincia di Gorizia.
I lavori sarebbero iniziati di lì a breve e ormai pare che manchi veramente poco all'apertura.
Nel progetto del governo dovrebbe essere una struttura ultimo modello e
dotata di tutti i comfort ("un albergo a 5 stelle" hanno avuto il
coraggio di dire) capace di ospitare fino a 250 clandestini. Oltre a
ciò è stata paventata più volte la successiva
costruzione in un'altra area della stessa caserma di un centro di
identificazione per i richiedenti asilo (nuova mostruosità
partorita dalla Bossi-Fini) capace di tenere a sua volta altri 150
fortunati.
Si capisce subito che una struttura così grossa sarà
destinata alla segregazione di molti dei clandestini in via di
identificazione di tutto il nordest e non solo della regione, specie
considerando che i flussi di entrata dalle frontiere orientali sono da
tempo scesi a livelli minimi.
Da quando la notizia è stata resa nota numerose sono state le
iniziative portate avanti dai vari movimenti e partiti contro la
costruzione di questa vergogna ma, come spesso accade, non è
tutto oro quello che luccica.
Formalmente in regione tutti ma proprio tutti si sono detti contrari
a questo Cpt: i movimenti antirazzisti, la popolazione di Gradisca, i
vari enti locali (qui tutti del centro-sinistra), le destre e persino i
sindacati di polizia.
È però subito apparsa chiara la volontà del
centro-sinistra di utilizzare questo episodio unicamente in funzione
anti-governo Berlusconi. Molti sono stati gli episodi che hanno reso
palese anche ai più ingenui questa verità: il non
nominare mai la legge Turco-Napolitano che i Cpt li ha creati, non dire
niente dopo l'uscita del presidente della regione "vediamo se
convinciamo il Veneto a ospitarlo loro", il voler invitare ad un
dibattito sulla questione la proprio la Turco che continua a vantarsi
nei salotti televisivi di quanti immigrati in più il loro
governo aveva espulso e così via.
Inizialmente sono comunque soprattutto i movimenti (pacifisti,
disobbedienti, anarchici) e Rifondazione a portare avanti iniziative e
azioni contro il cantiere.
Purtroppo per diversi motivi le varie attività non riescono a
tradursi in una mobilitazione reale della popolazione locale e molti
mesi fra la primavera e l'estate passano nell'immobilismo grazie alle
divisioni che attraversano soprattutto l'area del socialforum.
In autunno la situazione pare smuoversi. Il centro-sinistra fonda un
proprio coordinamento contro il Cpt che affianca la Rete di
associazioni contro il Cpt cui fanno riferimento varie componenti di
movimento (anarchici esclusi). In un'assemblea pubblica dichiarano che
faranno di tutto per contrastare il Cpt, mentre gli enti locali
sembrano alzare un tantino di più la voce.
A quel punto arriva in regione anche Pisanu in persona e dice
chiaramente che il Cpt si farà. Dopo questo incontro i vari
politici del centro-sinistra di fatto si arrendono, dando per persa la
battaglia.
È proprio in questo momento che l'intervento degli anarchici in
questa lotta avrà una svolta importante. Se fino ad allora
l'iniziativa dei compagni della regione (supportati spesso dai compagni
veneti e sloveni) era consistita principalmente in numerose e riuscite
manifestazioni e presenze in piazza un po' dappertutto (vedi i vari
resoconti apparsi su UN) adesso si decide di spingere più a
fondo, andando a rompere le uova nel paniere. Un compagno della bassa
friulana - da anni impegnato nelle lotte ambientali della zona -
presenta un esposto contro il cantiere del Cpt per violazioni in
materia ambientale. Questo provocherà un bel po' di trambusto
fra i vari enti locali, la prefettura e così via e
costringerà un po' tutti a prendere posizione sull'argomento.
Come compagni della regione (nel frattempo si è costituito il
Coordinamento libertario contro i CPT) si decide di supportare
politicamente e con la mobilitazione questo tipo di iniziativa che
è forse l'unica in grado di rallentare i lavori se non di
bloccarli. Ma non solo. In questo modo diviene possibile svelare le
vere intenzioni di politicanti bravi a fare dichiarazioni roboanti ma
che, alla prova dei fatti, non vanno oltre le dichiarazioni ai
giornali. Vengono fatte altre proteste in piazza: l'attenzione dei
media locali è molto forte. Iniziamo anche a partecipare - pur
senza aderirvi - alle riunioni congiunte delle associazioni e dei
partiti di centro-sinistra.
A fine autunno un nuovo emissario del Ministro degli Interni viene in regione a ribadire che il Cpt si farà, anzi è già a buon punto. I sindaci della zona dicono che ormai bisogna entrare nell'ottica che l'apertura è inevitabile e, a questo punto, si tratta di darsi da fare per di "umanizzarla".
Gli anarchici continuano a fare pressioni sostenendo che il Cpt può ancora essere bloccato se vi è la volontà: i vari enti locali - regione in testa - hanno gli strumenti per farlo. La polemica sui giornali si riscalda: nuovi elementi la riaccendono: uno dei più gustosi è la secretazione di tutti gli atti riguardanti la costruzione del Cpt… un altro simpatico regalo del governo di centro-sinistra. In tutto questo bailamme la più volte annunciata manifestazione unitaria contro il Cpt viene spostata per ben tre volte. Le pressioni degli anarchici danno i loro frutti al punto che i primi di gennaio l'assessore regionale Antonaz (Rifondazione) dichiara pubblicamente che il Cpt è illegale e può essere fermato, smentendo così le affermazioni dei sindaci della zona.
La partita è aperta e nelle prossime settimane potrebbero
esserci importanti novità. L'impegno dei compagni è di
tenere alta l'attenzione e non fare sconti a nessuno in questa vicenda.
La manifestazione del 26 febbraio prossimo - per quanto purtroppo
tardiva - è una tappa importante per fermare la costruzione di
questo ennesimo lager.
Un compagno