Umanità Nova, numero 7 del 27 febbraio 2005, Anno 85
Lo scorso 17 febbraio, in una conferenza stampa tenuta alla Casa
Bianca, il presidente Bush II ha annunciato la nomina del primo
Direttore della "National Intelligence" (DNI), una nuova figura
destinata al coordinamento della pletora dei servizi segreti
statunitensi. Il prescelto è l'attuale ambasciatore in Iraq,
John Dimitri Negroponte (vedi UN n.28 del 2004) che, appena la sua
nomina sarà ratificata dal Senato, lascerà Baghdad per
questo nuovo incarico.
Il DNI, istituito nello scorso dicembre, è una figura nata per
ottemperare ad una delle direttive sulla sicurezza nazionale dettate
dalla commissione di indagine sull'11 settembre. Il suo compito
sarà quello di "fare in modo che chi ha il dovere di difendere
l'America abbia le informazioni necessarie per prendere le decisioni
giuste" (testuale) e diventerà il principale interlocutore del
presidente per le questioni riguardanti i servizi di sicurezza. Tra i
suoi incarichi ci sarà anche quello di gestire lo stanziamento
annuale per i programmi di spionaggio, una torta di più di 40
miliardi di dollari, in base alle richieste di finanziamento avanzate
dalle diverse agenzie che si occupano della sicurezza. La legge prevede
che il DNI, basandosi sulle priorità stabilite dal presidente,
dia indicazioni di spesa a tutte le agenzie anche se l'80% dello
stanziamento totale del settore sarà ancora gestito direttamente
dal Pentagono.
Ambasciatore alla tortura
Il neo nominato direttore in questione è conosciuto nei circoli diplomatici come una persona che "sa parlare cinque lingue ma sa anche stare zitto quando deve" e il suo lungo curriculum fa pensare che questa sua ultima caratteristica gli sia stata molto utile per arrivare così in alto.
Secondo le biografie ufficiali Negroponte ha iniziato la sua carriera diplomatica negli anni '60 in Vietnam (al seguito di Kissinger) e fino al 1997 è stato al servizio della diplomazia statunitense sia come ambasciatore (Honduras, Messico, Filippine e Iraq) che come assistente segretario di stato. Dal 1997 è passato a lavorare nel settore privato e dal 2001 al 2004 è stato rappresentante degli USA all'ONU.
Oltre ad essere stato - giustamente - soprannominato l'Ambasciatore alla tortura in Iraq, Negroponte ha lasciato un triste ricordo di sé anche e soprattutto in Honduras dove ha operato al tempo della guerra sporca dei "contras" per destabilizzare il Nicaragua Sandinista. Durante il suo mandato (il vicepresidente dell'epoca era Bush) in quel paese avrebbe, tra le altre cose, supervisionato direttamente alla costruzione della base area di "El Aguacate" dove le forze speciali statunitensi addestravano i guerriglieri antisandinisti e che veniva usata anche come un centro segreto di detenzione e tortura.
Accusato per anni da diverse associazioni per la difesa dei diritti
umani a proposito della copertura data dagli USA agli squadroni della
morte operanti in Honduras, Negroponte ha sempre mostrato
difficoltà di memoria. Addirittura durante le audizioni di
conferma per la nomina all'ONU (2001), gli fu chiesto conto delle
accuse rivoltegli e la sua risposta fu "fino ad oggi non credevo che
questi squadroni della morte avessero operato in Honduras...".
Un coordinamento centrale per gestire gli affari sporchi degli USA
Voci di corridoio affermano che il posto accettato da Negroponte, che dopo appena otto mesi di Iraq avrebbe fatto sapere di averne avuto abbastanza, era già stato offerto a diversi altri, tra i quali un ex direttore della CIA ed era ambito dall'attuale capo dell'Agenzia che invece è stato silurato. Ed infatti alcuni pensano che uno dei compiti principali del neo direttore sia proprio quello di rimettere in sesto il noto covo di spioni a stelle e strisce. Altri invece prevedono forti attriti, e non solo riguardo la suddivisione dei fondi, tra il nuovo DNI, la vecchia CIA e il NCC (National Counterterrorism Center), altra struttura appena inventata dai cervelloni di Washington.
L'idea di un coordinamento centrale, seppure parziale, delle varie
bande che si occupano degli affari sporchi dello stato è una
mossa che ben si concilia con la politica imperiale portata aventi da
Bush II e che si inserisce in pieno nella centralità data alla
famigerata "lotta al terrorismo internazionale". Un chiaro segnale che
la strada intrapresa dopo l'11 settembre verrà seguita ancora
per molto tempo.
Anche l’Italia va verso la centralizzazione dei servizi di spionaggio
C'è il fondato rischio che questo iperattivismo statunitense nel campo dei servizi segreti si rifletta anche all'estero, per esempio in Italia, dove il 19/6/2002 è stato presentato un Disegno di Legge di "riforma" dei servizi segreti (vedi UN n.17 del 2002 e n.18 del 2003) che è stato già approvato in Senato il 7/7/2004. La Legge prevede, tra le altre cose, proprio una maggiore centralizzazione dei poteri ed un maggiore coinvolgimento nel settore del Presidente del Consiglio.
Per il momento, la proposta di legge giace arenata in qualche anfratto parlamentare, ma non è detto che le decisioni prese oltreoceano non diano la sveglia ai solerti maggiordomi nostrani.
Pepsy