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Umanità Nova, numero 7 del 27 febbraio 2005, Anno 85

Antica Babilonia
Soldi alla guerra



Il Senato della Repubblica ha votato con 141 sì, 112 no e un astenuto il decreto che rifinanzia la missione italiana in Iraq. 

Si è trattato più precisamente di un provvedimento che converte in legge il dl 19/01/2005 n.3 «recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali" con l'aggiunta di alcune modifiche.
Tra queste modifiche la più importante è senz'altro quella apportata al titolo: non più il riferimento generico e onnicomprensivo alle "missioni internazionali" bensì un richiamo esplicito «alla missione internazionale in Iraq". 

Al Senato non si è dunque votato su una scontata riconferma del rifinanziamento alle varie missioni cosiddette umanitarie che impegnano le truppe italiane su e giù per il mondo, ma si è stabilito in maniera più capillare il tipo di intervento delle forze armate tricolori nella guerra d'invasione all'Iraq.

Al decreto è stato aggiunto l'articolo 4-bis che autorizza la spesa di ben cinque milioni di euro per una "incentivazione della produttività del personale dei Ministeri della difesa e degli affari esteri". Questa incentivazione si giustifica - manco a dirlo - con le "prioritarie e urgenti esigenze connesse all'intensificarsi delle attività di supporto alle Forze armate impiegate nelle missioni internazionali e ai conseguenti maggiori carichi di lavoro derivanti dall'accresciuta complessità delle funzioni assegnate al personale appartenente alle aree professionali in servizio presso il Ministero della difesa".

Vale la pena di citare per intero il resto dell'articolo in cui si autorizza per l'anno 2005 "la spesa di euro 3.000.000 da destinare, attraverso la contrattazione collettiva nazionale integrativa, all'incentivazione della produttività del personale delle aree funzionali in servizio presso il Ministero degli affari esteri in relazione all'incremento dei compiti ad esso assegnati e connessi al supporto della missione umanitaria, di stabilizzazione e di ricostruzione di cui all'articolo 1, ivi inclusi la gestione amministrativa degli interventi, l'invio di esperti, nonché l'attività amministrativa connessa all'operatività dell'Ambasciata d'Italia a Baghdad e del Consolato generale a Bassora".

Insomma, tutto questo incremento dell'operatività è una buona scusa per ingrandire la torta dalla quale tagliare fette sempre più succulente di denaro pubblico. 

Da parte sua, il centrosinistra si è mostrato compatto al momento del voto nonostante i tentennamenti di Francesco Rutelli i cui sonni sono sempre più agitati dagli spettri bertinottiani. Al di là della miseria di queste beghe, è doveroso precisare che il voto del centrosinistra non è espressione di un cambiamento di rotta dell'opposizione, ma una conferma delle posizioni già assunte in passato. Il centrosinistra ha votato contro la missione in Iraq, così come sempre sostenuto. Non c'è stata astensione proprio perché ciò che andava deciso non era il rifinanziamento a tutte le missioni di guerra italiane ma solo alle operazioni in Iraq.

Non abbiamo dunque difficoltà nel credere che se un domani dovessero ritrovarsi alla guida del governo questi signori accantonerebbero volentieri qualsiasi orientamento anti-bellico.

Questo giudizio non è il frutto di un processo alle intenzioni bensì di una ponderata constatazione: le ferite del Kosovo sono ancora aperte, e i mandanti del massacro sono ancora in parlamento.

TAZ laboratorio di comunicazione libertaria






































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