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Umanità Nova, numero 8 del 6 marzo 2005, Anno 85

Vite sotto controllo
Intercettazioni a raffica: spiati e contenti?




Giovedì 24 febbraio, durante una delle tante trasmissioni della tv-spazzatura [1] sono state mandate in onda alcuni filmati e registrazioni di intercettazioni telefoniche relativi al processo contro la rete del "Sud ribelle" in svolgimento a Cosenza [2].

Come al solito si sono levati alti i lamenti dei riformisti a difesa del segreto istruttorio e del garante della privacy a protezione della riservatezza delle comunicazioni. Addirittura il presidente della Camera ha chiesto ufficialmente al Tribunale calabrese spiegazioni su come fossero diventate pubbliche, senza la necessaria autorizzazione, intercettazioni telefoniche di conversazioni nelle quali sono coinvolti anche parlamentari.

Dall'altra parte il centro destra, che quotidianamente lancia anatemi contro chiunque riveli qualcosa di sgradito al presidente del consiglio, ha plaudito alla trasmissione additandola come esempio di buon giornalismo.

Infine, sembra che verrà coinvolta anche la Corte Costituzionale per decidere se è giusto che le intercettazioni telefoniche che coinvolgono un parlamentare debbano essere trattate in modo diverso da quelle dei comuni cittadini.

Insomma il solito teatrino della politica.

Pronto chi spia?

Il polverone sollevato dalla trasmissione tv è una degna continuazione della notizia di qualche giorno prima, quando la TIM ha avvertito le Procure di tutta Italia, la Direzione Nazionale Antimafia e il Ministero della Giustizia del fatto che si sono raggiunte le 5000 intercettazioni telefoniche contemporanee e che pertanto il sistema non regge più [3].

L'argomento è di quelli che vanno in prima pagina ma che durano lo spazio di un mattino, anche se poi vengono periodicamente ripescati dai media. Lo scorso anno - ad esempio - fu ripreso dalla stampa uno studio del "Max Planck Institute for Foreign and International Criminal Law" che stimava in 400 mila le utenze telefoniche (tra fissi e cellulari) messe sotto controllo per ordine della magistratura italiana [4]. Un vero record europeo in quanto pare che solo l'Olanda faccia di peggio.

E, sempre nel 2004, arrivò agli onori della cronaca anche la notizia della creazione di una ultramoderna centrale di ascolto a Campobasso [5], completamente dedicata alle intercettazioni ordinate da quella piccola Procura della Repubblica.

Che la richiesta della TIM sia stata motivata principalmente da una vile questione pecuniaria è apparso subito evidente quando il Presidente dell'Associazione di categoria delle imprese di telecomunicazioni (Asstel) ha diramato un comunicato stampa nel quale si chiedeva, ribadendo la totale disponibilità alla collaborazione da parte dei gestori telefonici, una corrispondente "sollecitudine da parte delle Autorità nel pagamento dei relativi corrispettivi" [6].

Quello che invece non tutti hanno fatto notare è che il numero di 5000 intercettazioni è ingannevole se non si tiene conto del fatto che quel numero si riferisce alle intercettazioni "contemporanee". Per cui se ognuno di quei 5000 viene intercettato solo per 3 mesi, nel corso di un anno i numeri sorvegliati possono arrivare a 20000, e se si tiene presente che ogni telefonata coinvolge almeno due persone il numero può salire a 40000.

Bisognerebbe poi contare quanti numeri diversi chiama ognuno dei telefonini controllati, quante altre persone usano il medesimo apparecchio eccetera.

In tal modo si capisce facilmente che il totale lievita notevolmente... e questo solo per i cellulari spiati dalla TIM.

Controllo totale

Ma non è solo una mera questione di numeri, quello che va sottolineato è che sempre più le intercettazioni sono diventate non solamente un sostegno ma una attività assolutamente indispensabile alle indagini della magistratura e delle forze del disordine, che ormai basano la loro attività di investigazione e di raccolta di "prove" su questo violento sistema di intromissione nella vita personale. E questo vale non solo per i reati "gravi" ma anche per le indagini su reati "minori", come chiunque può facilmente constatare scorrendo le cronache locali.

Per avere un'idea di quanto la situazione italiana sia anomala basta confrontarla, ad esempio, con quella statunitense: gli ultimi dati ufficiali forniti dall'amministrazione Usa parlano di appena 2020 intercettazioni autorizzate nel corso del 2003 [7] un dato decisamente poco credibile, specialmente se si tiene conto che il numero comprende tutti i tipi di intercettazioni e non solo quelle telefoniche.

La spiegazione forse sta nel fatto che in quel paese esiste un diffusissimo controllo sui luoghi di lavoro: un rapporto del 2001 della "American Management Association" (AMA), stimava che il 77,7% delle maggiori compagnie statunitensi adotta una qualche forma di "monitoraggio" sulle comunicazioni e le attività dei propri dipendenti. Tali pratiche sono in decisa crescita, visto che nel 1997, le imprese che si comportavano in questo modo erano solo il 35% del totale [8].

Per ritornare all'episodio citato all'inizio, l'accusa contro il "Sud ribelle" si basa praticamente su intercettazioni telefoniche e ambientali e sulle suggestive interpretazioni delle stesse [9]. E la trasmissione televisiva ha mostrato chiaramente come sia possibile utilizzare questo genere di materiali a seconda della convenienza: nel caso specifico le medesime registrazioni erano state ritenute non rilevanti già da due tribunali (Napoli e Genova) ed oltretutto non sono ancora agli atti del processo di Cosenza.

In tutto questo la straordinaria diffusione dei cellulari si dimostra come un grimaldello formidabile in mano ai "grandi fratelli" del XXI secolo, in quanto permette oltre che alla (ovvia) attività di ascolto anche la localizzazione e l'identificazione delle persone [10].

Ma non sono solo i telefoni ad essere i protagonisti, in quanto lo stesso ruolo viene svolto anche dalle onnipresenti telecamere che funzionando in modo più indiscriminato coinvolgono molte più persone contemporaneamente e che vengono largamente utilizzate anche in campi diversi da quelli della difesa della sacra proprietà privata.

Qui ci stiamo riferendo ad esempi, come quello di un Istituto scolastico parificato che ha recentemente installato 24 telecamere per controllare le attività degli studenti delle elementari e delle medie [11]. Casi come quello appena descritto sono tutt'altro che episodici e non sono nuovissimi: nel 2000, sotto il grazioso patrocinio del simpatico Rutelli, il Comune di Roma premiò il progetto "BabyNet" che proponeva un servizio, dedicato ai bambini da 0 a 6 anni, la cui essenziale caratteristica è quella di permettere ai genitori di collegarsi ad una web-cam per vedere cosa stanno facendo i propri figli [12].

Insomma bisogna prepararsi ad essere controllati fin dalla culla.

Nascondersi dai riflettori

Sebbene, almeno teoricamente, con l'aumentare del controllo aumentano anche i problemi di chi deve poi vagliare quantità di informazioni sempre crescenti per poterle poi utilizzare, resta il fatto che le "profezie" di Orwell, tanto vilipese nel 1984, si dimostrano di una attualità sconcertante.

Oggi il cittadino ideale è quello che usa la carta di credito anche per comprare il giornale, che ha almeno due telefonini, che usa frequentemente internet, che ha il telepass ed almeno un abbonamento ad una pay-tv. Una persona della quale, con un semplice comando sul computer, si può ricostruire tutta la giornata, tutta una vita. Una persona perennemente illuminata da invisibili riflettori manovrati da chi detiene il potere.

Sottrarsi del tutto al controllo non è possibile, forse andando a vivere in una grotta su una montagna, ma si può sempre cercare di fare qualcosa per evitare che la propria vita venga archiviata nella memoria di un computer.

Se, per quanto riguarda i telefonini, il consiglio è quello di usarli il meno possibile e se per Internet c'è sempre la possibilità di ricorrere a strumenti in grado di rendere illeggibile agli occhi dei curiosi la nostra posta elettronica, per quello che riguarda i controlli ambientali, audio o video che siano, c'è ben poco da fare. La pratica di ostacolare il funzionamento degli occhi elettronici che hanno riempito le città non è da disprezzare ma, come accade in questi casi, per ogni telecamera che smette di funzionare ce ne sono altre due meglio nascoste che continuano a riprendere.

Sicuramente anche campagne di informazione contro i ficcanaso che invadono ogni piega delle nostre vite pubbliche e private hanno qualche utilità, specialmente se non si lasciano coinvolgere in inutili proposte per riformare "democraticamente" le attività di controllo.

In una vignetta del 1968, Ron Cobb disegnava due "cittadini di classe B" seduti su una panchina a loro riservata mentre, sotto l'occhio vigile di una telecamera e con un carro armato della polizia di pattuglia alle loro spalle, si scambiavano questa battuta: "Beh, almeno non dobbiamo più temere l'anarchia..."

Pepsy


Note

[1] http://www.repubblica.it/2003/i/sezioni/politica/bolzaneto/filmati/filmati.html#

[2] Vedi Umanità Nova n.6 del 20/2/2005

[3] Notizia ripresa da tutti i quotidiani, si veda ad esempio "la Repubblica" del 20/2/2005.

[4] http://www.edri.org/edrigram/number2.14/wiretap

[5] http://www.repubblica.it/2004/k/sezioni/cronaca/intercett/intercett/intercett.html

[6] http://www.portel.it/news/news2.asp?news_id=11665

[7] http://www.uscourts.gov/wiretap03/contents.html

[8] http://www.amanet.org/research/pdfs/ems_short2001.pdf

[9] Vedi "Umanità Nova" n.40 del 1 dicembre 2002

[10] Vedi "Elogio del telefono fisso", rAn n.18, Gennaio 2003

[11] Vedi "il manifesto" del 10/8/2004

[12] http://www.baby-net.org/babynet/baby.nsf

 





































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