Umanità Nova, numero 8 del 6 marzo 2005, Anno 85
Gradisca: manifestazione contro il CPT
Alla fine della manifestazione di Gradisca nei volti dei compagni/e si
leggeva la soddisfazione per una giornata di lotta pienamente riuscita.
Dopo tanti rinvii un corteo animato e partecipato ha finalmente
attraversato la cittadina isontina per dire un chiaro no alla
costruzione di questo nuovo lager per immigrati. Il corteo è
partito dalla stazione di Sagrado crescendo man mano fino a raggiungere
circa le 2500 persone.
Davanti i migranti (soprattutto africani) poi i politici, il
centro-sinistra e via via i disobbedienti, la Cgil, rifondazione, i
compagni anarchici e uno spezzone di chiusura.
Ingentissimo lo schieramento di sbirri, caramba e guardia di finanza in assetto antisommossa.
Dopo essere passati per il centro di Gradisca dove molte erano le
persone ferme sui marciapiedi ad osservare il corteo e leggere i
volantini ci si è diretti davanti al Cpt in costruzione che
dovrebbe essere ultimato in pochi mesi.
A questo punto i disobbedienti (provenienti anche da Veneto,
Emilia-Romagna E Lombardia) hanno srotolato del filo spinato davanti
all'ingresso del cantiere per sequestrare simbolicamente il cantiere
lanciando anche petardi e vernice. Gli sbirri per risposta hanno
effettuato una carica di alleggerimento facendo indietreggiare i
disobbedienti e causando alcuni feriti lievi.
Dopo pochi minuti la tensione si è stemperata e dai vari sound
system ci sono stati vari interventi che spiegavano le ragioni della
giornata. Mentre pian piano la gente iniziava a tornare sui suoi passi
si svolgeva il comizio ufficiale seguito da ben poche persone. Il tempo
di tracciare alcune scritte da parte di alcuni nostri compagni e il
corteo di fatto è finito. Come coda repressiva si saprà
in serata che, ben dopo la fine della manifestazione, un giovane
è stato arrestato e accusato di lesioni a pubblico ufficiale.
Un dato che vale la pena di rilevare è che la parola d'ordine
"Sequestrare il CPT" lanciata mesi fa dal Coordinamento Libertario
contro i CPT è ormai stata fatta propria da tutto il movimento e
anche sabato è stato uno degli slogan ricorrenti.
Il giorno successivo sui media locali come prevedibile molto dello
spazio era dedicato ai tafferugli, ma nonostante ciò ampio
spazio avevano anche le dichiarazioni dei vari politicanti sulla
possibilità del blocco del cantiere che è l'unica vera
questione sul tappeto.
Grande la soddisfazione fra i compagni anarchici per lo spezzone di
oltre 250 compagn* (una presenza così cospicua che persino il
principale giornale locale ha scritto che eravamo "sorprendentemente
numerosi") in gran parte della regione ma con delegazioni anche dal
Veneto e dalla Slovenia. Proprio i compagni sloveni durante il corteo
hanno letto dal nostro camion un messaggio per il corteo da parte dei
cancellati sloveni, ovvero quelle migliaia e migliaia di persone che
nel '92 sono state di fatto private di tutti i propri diritti solo per
il fatto di non essere nate lì.
Ed ora la lotta non si ferma di certo.
Sabato 5 marzo alle 10,30 nuovo presidio-comizio a Gradisca del
Coordinamento libertario contro i CPT per denunciare le vergognose
responsabilità del sindaco di Gradisca e dei vari politici nel
non voler sequestrare il cantiere del cpt… ma non si illudano che per
noi e per il resto del movimento la cosa si chiuda qui.
un compagno della commissione antirazzista della FAI
Reggio Emilia: il centenario della bandiera "Spartaco"
Sabato 19 febbraio si è tenuto presso lo spazio sociale
Kronstadt l'iniziativa per il centenario della bandiera "Spartaco"
cucita intorno al 1905 dalle donne di Santa Croce, un quartiere di
Reggio Emilia. È stata l'occasione per noi di inaugurare una
nuova bandiera che ci accompagnerà nelle lotte a venire e che
sarà il vessillo per le, speriamo numerose e intelligenti,
generazioni future. Una sorta di mandato per noi e per quanti ci
accompagneranno in questo percorso, con gioia e solidarietà.
C'è stato chi ci ha fatto notare che la bellissima nuova
bandiera esposta al circolo sulla parete di fronte a quella in cui
primeggiava la centenaria, è stata "stranamente", per chi
parlava, ricamata da un compagno e non da una compagna come se la cosa
fosse significativa dei tempi che corrono. Ovviamente chi parlava era
un visitatore uomo e osservava divertito il fatto.
La nuova bandiera è stata ricamata a mano in tutte le sue parti
da un bravissimo compagno che ha dedicato mesi del suo tempo e molta
pazienza alla sua realizzazione lavorando con telaio, ago e filo.
Le due bandiere si fronteggiavano nel circolo una di fronte all'altra
per sottolineare il passaggio storico, il lascito culturale e politico
dall'una all'altra.
Chi scrive ritiene che sia molto interessante il fatto che sia stato un
uomo a farla. Bello e interessante. Anche se in un certo senso casuale:
ha avuto il tempo e soprattutto ha le capacità per un lavoro
così bello. Un segno dei tempi o forse soprattutto un segno di
quanto gli anarchici credano nella interscambiabilità dei ruoli,
nella stupidita di divisioni sessiste. Marco d'altra parte ci ha
dimostrato di essere un bravissimo cuoco, un bravissimo sarto e un
brillante osservatore della realtà politica e sociale che
viviamo e a lui e al suo impegno siamo davvero tutte/i grate/i.
L'evento è stato associato alla presentazione del libro "Il
canto anarchico in Italia nell'ottocento e nel novecento" svoltosi nel
tardo pomeriggio grazie alla presenza degli autori, Franco Schirone e
Santo Catanuto. Ci siamo lasciati trasportare dall'escursus storico di
Franco che ci ha illustrato attraverso gli aneddoti legati alla canzone
popolare alcuni dei passaggi più salienti della storia del
movimento anarchico. Storia spesso sconosciuta e bistrattata dalla
storiografia ufficiale che come molti di noi ben sanno, è storia
di vincitori e prevaricatori. Santo riproduceva praticamente le canzoni
che meglio illustravano i vari passaggi, così in quei momenti
era un po' come tuffarsi in quel passato e riviverne le emozioni e gli
ideali che sono giunti fino a noi grazie anche a quelle produzioni
considerate minori nella cultura che erano le canzoni e che invece
diventavano metodo di propaganda, divertimento e a volte dileggio
contro un potere incapace per mancanza di fantasia di impedirne la
circolazione.
Dopo la presentazione abbiamo dato il via ai festeggiamenti veri e
propri con un aperitivo e quindi la cena, a base di buonissime lasagne,
ottimo erbazzone, e deliziosa zuppa inglese cucinati da Marco, accolto
da un meritato applauso. Il tutto innaffiato da abbondante lambrusco,
anche della mitica uva Fogarina. (Quella della canzone, tanto per
rimanere in tema!).
Cantare storie è un modo per far circolare le idee e per tenere
viva la memoria, è un modo per denunciare, per solidarizzare e
per socializzare, così, alla fine del pasto, felici e
rifocillati ma non ancora stanchi, Santo e un compagno locale hanno
continuato suonare accompagnati dai partecipanti, perché come
cantava De André "…se la gente sa e lo sa che sai suonare,
suonare ti tocca…".
Monia – FAI reggiana
Rivalta Bormida: smontata la montatura
Dopo tre anni si è conclusa una vicenda che ha dell'incredibile.
Nel luglio del 2002, un pranzo organizzato in sostegno di
Umanità Nova venne spacciato da alcuni giornalisti come riunione
sovversiva in vista del primo anniversario delle giornate contro il G8
a Genova. In seguito a tale articolo iniziò una costante
pressione poliziesca nei confronti di Urbano e Giuseppina i due
compagni che avevano organizzato l'iniziativa, ospitandola a casa
propria.
Vi proponiamo di seguito quasi integralmente il comunicato, emesso
congiuntamente dalla FAI e dall'USI di Alessandria e dal Comitato
lavoratori cileni in esilio.
"Il 14 febbraio 2005 il tribunale di Desio ha condannato per calunnia
il giornalista Stefano Rizzi autore di un articolo apparso sul "Il
Giornale nuovo del Piemonte" nel luglio del 2002.
L'articolo in questione intitolato: "In una cascina dell'Alessandrino i
piani degli anarchici per l'anniversario del G8" prendeva spunto da un
pranzo di sottoscrizione per il settimanale anarchico "Umanità
Nova" organizzato nella casa dei compagni Urbano e Giuseppina a Rivalta
Bormida (AL).
A questo pranzo conviviale parteciparono numerosi compagni provenienti
da diverse località Italiane: questa iniziativa ha dato peraltro
un consistente contributo finanziario al nostro giornale.
Ma ai due giornalisti del "Il giornale nuovo del Piemonte" (una
giornalista si è dissociata durante la fase processuale) questa
meritoria iniziativa non deve essere stata di particolare gradimento!
Nell'articolaccio la numerosa presenza degli anarchici veniva
interpretata come una riunione clandestina finalizzata alla
preparazione di una manifestazione violenta che pochi giorni dopo si
sarebbe svolta a Genova per l'anniversario della morte di Carlo
Giuliani.
Questo "condimento" giornalistico (non certo insolito nei riguardi del
movimento anarchico!) preparato con cura sarebbe servito probabilmente
per una montatura nei confronti di compagni (e di un'area del movimento
anarchico) da sempre impegnati in numerose lotte sociali.
Nei giorni successivi all'uscita dell'articolo infamante i compagni
organizzatori della sottoscrizione ribadivano con articoli e
trasmissioni radio la reale finalità dell'iniziativa (annunciata
da tempo su Umanità Nova).
Contemporaneamente i compagni Urbano e Giuseppina denunciavano alla
questura di Alessandria i giornalisti del "Il Giornale nuovo del
Piemonte".
Nei tre anni trascorsi fino alla conclusione della vicenda giudiziaria,
l'abitazione dei due compagni è stata oggetto di costanti
controlli, di vere e proprie ronde automobilistiche effettuate in vari
momenti del giorno e della notte.
Queste operazioni intimidatorie (compreso l'insolito furto avvenuto il
12 dicembre 2004) non hanno certo bloccato la volontà di Urbano
e Giusi di proseguire la lotta per demolire la calunniosa "teoria"
giornalistica.
La favorevole conclusione della vicenda giudiziaria è l'esito di
una denuncia di controinformazione riguardante il percorso di lotta di
un compagno, Urbano, da innumerevoli anni impegnato in importanti lotte
sociali. Dal Cile di Allende a quello di Pinochet (con la drammatica
detenzione nei campi di concentramento, l'assassinio da parte dei
militari fascisti di uno dei suoi fratelli), dalle lotte nell'Italia
degli anni '70 a quelle degli anni '80 contro le "industrie di morte"
(Farmoplant di Massa Carrara e Acna di Cengio), alla creazione di
associazioni autogestite di immigrati alla battaglia con il Comitato
dei lavoratori Cileni esiliati contro i crimini di Pinochet e per la
memoria degli antifascisti assassinati dalla dittatura.
Bisogna ricordare che a metà degli anni '90 il governo di
sinistra ha negato ad Urbano la cittadinanza italiana (che a tutt'oggi
non ha) perché è stato ritenuto individuo socialmente
pericoloso in quanto anarchico (come recita una nota riservata del
Ministero degli interni, in seguito divulgata).
L'anarchismo sociale di Urbano è quello di molti compagni
impegnati quotidianamente sul posto di lavoro, nelle piazze e in tutti
gli spazi della vita pubblica."
S. J.
Carrara: crescono le provocazioni fasciste
Nella giornata del 10 febbraio anche Carrara è stata infestata
dalla odiosa ricomparsa dei fascisti più o meno in veste
perbenista, che per l'occasione hanno utilizzato il pretesto di un
pubblico ricordo dei morti delle foibe. Nelle sere precedenti, un metti
e strappa manifesti aveva annunciato un clima più teso del
solito.
Mentre in un primo tempo gli antifascisti si erano dati appuntamento
nei pressi di dove sarebbe stazionato il loro tavolino, all'ultimo ANPI
e sinistri vari si sono adeguati alle richieste dei tutori dell'ordine
pubblico, andando a riparare al teatro Animosi, a ragguardevole
distanza. Nella piazza in questo modo abbandonata, soltanto pochi
compagni hanno presenziato impotenti, circondati com'erano da sbirri e
destri vari.
Non a caso dunque, sabato 26 notte, uno di questi compagni è
stato aggredito e colpito con una testata, mentre stava tranquillamente
conversando in un locale. Uno di quelli che stazionavano in piazza,
tipo piuttosto equivoco, gli rivolge un saluto. Lui gli dice di lasciar
stare. Il socio che lo segue, ripete la scenetta, ed al diniego
colpisce.
Il nesso fra i due avvenimenti è più che chiaro: laddove
gli antifascisti abbandonano il campo, subito emergono i topi di fogna.
Una lezione da considerare con la dovuta attenzione.
A.