Umanità Nova, numero 9 del 13 marzo 2005, Anno 85
Gradisca: cresce la repressione
La manifestazione di sabato 26 febbraio contro il CPT in costruzione a
Gradisca (cfr. UN n. 8 pag. 6) sta avendo molti strascichi specie dal
punto di vista repressivo. Innanzitutto c'è l'assurda vicenda di
Ezio, giovane 19enne di Romans (paesino della zona) arrestato dopo la
fine della manifestazione, tenuto senza motivo quattro giorni in
galera, malmenato, denunciato per resistenza e lesioni a pubblico
ufficiale e ora sottoposto a obbligo di dimora. È evidente che
agli sbirri locali era stato chiesto un capro espiatorio da sbattere in
prima pagina e la scelta è caduta non a caso su un ragazzo non
facente parte di nessuna area specifica.
Dopo il suo arresto ci sono state varie espressioni di
solidarietà ma sicuramente minori di quelle che avrebbero dovuto
esserci. Solo i disobbedienti e i compagni anarchici del Coordinamento
libertario contro i CPT hanno espresso solidarietà durante un
paio di presidi in piazza, gli altri (non molti) si sono limitati ai
comunicati stampa. Passano pochi giorni e venerdì mattina due
attivisti della rete di associazioni contro il CPT (una pacifista e uno
dei giovani comunisti) vengono perquisiti dai carabinieri con l'accusa
di aver divulgato documenti riservati coperti da segreto di stato,
nello specifico le foto del progetto del costruendo lager ed infatti
come al solito vengono sequestrati computer e volantini. Sabato mattina
si svolge in piazza a Gradisca il previsto
presidio-comizio-volantinaggio dei compagn* anarchic*. Rispetto ad
altre volte lo spiegamento delle varie forze repressive è
notevole ma nonostante ciò molta gente si ferma ad ascoltare.
Oltre a solidarizzare con Ezio e i due perquisiti il presidio è
servito a ribadire a chiare lettere che il cantiere del CPT può
e deve essere sequestrato e che sia il sindaco che la regione dicono
balle a questo proposito.
Domenica mattina dai giornali locali si apprende la notizia che gli
indagati per la questione dei documenti presunti segreti sono in tutto
7-8 persone. A questo punto il compagno De Toni (autore dei vari
esposti contro il cantiere) si "autodenuncia" ai media locali spiegando
chiaramente che il progetto del cantiere del CPT era a disposizione di
chiunque al comune di Gradisca e di averlo fotografato con il
cellulare. È chiara l'intenzione delle autorità locali di
voler spostare - attraverso queste intimidazioni - il dibattito sulla
questione sul versante repressivo facendo dimenticare le vere questioni
sul tappeto: l'abuso edilizio e normativo, i 10 milioni di euro buttati
per costruire un lager e così via.
Ma non si illudano che i movimenti si prestino a questo sporco gioco.
XfX
Lugano: antirazzisti contro Bossi
Come preannunciato da tempo dalla stampa Umberto Bossi, assieme a tre
ministri leghisti italiani, è giunto a Lugano per visitare la
casa del Cattaneo a Castagnola e rendergli omaggio in quanto "padre del
federalismo italiano".
Bossi e scagnozzi sono arrivati come previsto via lago con due battelli
speciali che hanno vomitato sulle rive del Ceresio più di
trecento giovani padani - ragazzi pieni di voglia di vivere che come
divertimento serale organizzano squadre di pestaggio alla ricerca di
immigrati proprio come le camicie nere del ventennio - e vecchi con le
enormi bandiere della "Lega Nord" e della Padania. Tutti molto eccitati
per la prima apparizione pubblica dopo la malattia della camicia verde
Bossi.
Alcune individualità antirazziste non sono rimaste inermi a
guardare il triste raduno di uomini che, è bene ricordarlo,
proposero alla marina italiana di sparare a vista sulle "carrette del
mare" che trasportano donne e uomini in fuga da guerra e miseria, che
hanno progettato la legge razzista e disumana chiamata Bossi-Fini e che
giustificano i centri di permanenza temporanea (vere e proprie carceri
per immigrati). Queste solo alcune fra le più eclatanti porcate
del pagliaccio verde e dei suoi accoliti, e per questi e altri motivi
siamo andati ad urlare il nostro sdegno e la nostra totale opposizione
ad un raduno che ricorda anche fin troppo uno dei periodi più
bui della storia italiana e internazionale.
Siamo riusciti ad arrivare al posto dell'incontro passando per un
sentiero, unica via non controllata, e ad arrivare a pochi metri dal
luogo di raduno degli squallidi leghisti. Il tutto si presentava come
avevamo immaginato: inni patriottici, enormi bandiere leghiste e padane
che sventolavano dai palazzi, molti vecchi e giovani con il "fiocco
verde" e, dulcis in fundo, la polizia cantonale e comunale, in
quantità smodata e a difesa degli ospiti d'onore.
Cogliendo di sorpresa polizia e leghisti siamo arrivati indisturbati e
abbiamo srotolato il nostro striscione: "contro la Bossi-Fini, contro
vecchi e nuovi confini", la bandiera nera e abbiamo urlato slogan
contro i leghisti, la polizia e il sindaco di Lugano (Giorgio Giudici)
il quale ha accolto a braccia aperte Bossi e seguaci. Come a segnare le
affinità in politica d'immigrazione tra il Cantone Ticino e
"Lega Nord" di Bossi. Infatti, anche da noi, proposte disumane quali il
coprifuoco per i richiedenti l'asilo, le impunite violenze contro gli
stranieri e la crociata di espulsioni contro cittadini ecuadoreni, sono
divenute armai delle normalità che quasi passano inosservate
sotto gli occhi della gente. Il Ticino da terra di accoglienza per gli
esuli politici che lottavano contro i regimi dell'epoca è
diventata terra di accoglienza e protezione dei vecchi e nuovi
fascisti; dopo i fatti di Morcote (quando alcuni manifestanti hanno
dimostrato contro il raduno di "Azzurri nel mondo"), del Wef e di
domenica 6 marzo a Castagnola la polizia Svizzera si è
dimostrata ancora una volta disposta a prendere a calci nei denti
chiunque osi essere fuori dal coro. A Castagnola, la polizia non ha
esitato a spintonare il più lontano possibile: "spingeteli in
fondo! Dietro i furgoni, come le bestie…"; mentre ad avanzare con
minacce e insulti, protetti dalla polizia, erano i leghisti.
Però la democrazia Svizzera è la migliore al mondo…
La situazione è allarmante: gli attacchi dei fascisti ai centri
sociali, ai gruppi e alle individualità sono diventati normale
quotidianità, questo grazie anche al tacito consenso dei partiti
della "maggioranza" in Italia. Le politiche fasciste e razziste
prendono sempre maggior consenso sia nei partiti di centro destra che
di centro sinistra.
Per questo la nostra presenza deve essere costante e radicale. Basta
con il servilismo ai signori del razzismo, della guerra, del potere
corrotto e della povertà!
Michele Bricòla
Torino: il nostro candidato alle elezioni
Alla street party che ha concluso i tre giorni Pink a Torino, che
quest'anno ha ospitato il raduno europeo delle Samba band, ha
partecipato anche il nostro candidato alle elezioni 2005, il Porco,
nostro Dio. Un ragazzo allegro, tutto il giorno si diverte, ciula e non
si pente. I suoi seguaci hanno esibito uno striscione con il programma
del Porco "Non votare, grufola!".
Durante il percorso sono stati distribuiti volantini e attacchinati i manifesti elettorali del Porco.
Accanto a lui, erano presenti Don Prodi e San Silvio, quest'ultimo
occupato ad "ungere" (olio di oliva) i presenti. Tra i seguaci del
Porco, PorcaMaDonna, e porcelli assortiti vari.
Presenti, per la gioia del ministro Calderoli, anche diversi "Finocchi
Irregolari" e "Terroristi Internazionali". Numerose le mega siringhe
per l'inseminazione artificiale tanto avversata dai preti al governo e
all'opposizione nel nostro BelPaese.
Di seguito alcuni stralci del volantino e del manifesto distribuito per
l'occasione dai seguaci del Porco, Star grufolante ed ammirata da
grandi e piccini. "La destra e la sinistra, votano i preti di un Dio
triste, uno che odia la gente che si ama, uno che vorrebbe vederci
sempre in ginocchio, uno che odia le donne ed i gay.
In suo nome sono stati eretti i roghi, in suo nome sono stati
cancellati interi popoli del "nuovo" e del vecchio mondo, in suo nome
viene negata libertà e dignità alle donne, in suo nome il
desiderio diventa un crimine.
La sua faccia è la stessa, anche se i suoi preti portano tonache
diverse: cambia solo il nome (Allah, Jahve, Dio) non la crudeltà
sui nostri corpi e sulle nostre menti.
Il vescovo di Roma chiede perdono per le malefatte di ieri, ma tace su
quelle di oggi, prega per la pace in Iraq ma benedice le bombe sulla
Serbia, fa proclami per la vita e condanna a morte per AIDS milioni di
giovani africani.
La sua morale puzza di morte, di gerarchia, di repressione.
Nel nostro paese i seguaci di questo Dio triste e feroce sono al
governo. Il governo di San Silvio, l'unto del Signore oggi, il governo
di Don Prodi, forse, domani.
Si scannano per una poltrona ma il loro volto è lo stesso quando
si tratta di decidere delle nostre vite, si tratti di pensioni
(tagliate dagli uni e dagli altri), di libertà di circolazione
(i lager per migranti aperti dalla Turco-Napolitano e migliorati dalla
Bossi-Fini), di lavoro (precario e malpagato dal Pacchetto Treu alla
legge Maroni), di libertà di espressione (botte e cariche di
piazza per i dissidenti dagli uni e dagli altri).
Ma il PARTITO UNICO trova la sua perfezione di fronte al trono di
Pietro, dove si inginocchiano tutti, in nome di quelli che qualche anno
fa Massimo D'Alema definì "i valori comuni" a tutti, ossia
quelli cristiani.
La laicità è divenuta una bestemmia, una pratica da
curare in privato con ritegno e vergogna, perché la
cristianizzazione dello spazio pubblico ha fatto passi da gigante.
La differenza è solo di stile: gridato, volgare, esplicitamente
razzista quello della Casa delle "Libertà", più sommesso,
raffinato, sfumato quello dell'Unione. Ma la sostanza non cambia. E le
nostre "libertà", poche, strappate a fatica, mai pienamente
dispiegate finiscono nella spazzatura.
Costoro legiferano sulla nostra pelle dalla legge sull'aborto a quella
sulla procreazione. Ma se la legge sull'aborto o, meglio, sulla
maternità voluta e cosciente, cancellava il divieto, la colpa,
la clandestinità e, anche se brutta, sanciva un passo in avanti
per tutte le donne, quella sulla procreazione interviene a normare dove
solo gli individui possono decidere, in base alla propria
sensibilità, al proprio desiderio, alla propria capacità
di amare un figlio.
Ancora una volta lo Stato si inchina alla Chiesa e le nostre vite
vengono regolate secondo i dettami di una setta di uomini celibi e
cattivi, che vorrebbero il mondo a propria immagine e somiglianza.
Noi non ci stiamo, perché amiamo la vita e la libertà."
Per un'occhiata alle foto della banda dei Porcelli: http://italy.indymedia.org/news/2005/03/745773.php
Eufelia