Umanità Nova, numero 10 del 20 marzo 2005, Anno 85
A Castelfranco Emilia, nei resti dei muraglioni del Forte Urbano, attualmente c'è una struttura per 24 detenuti, una cosiddetta Casa di Lavoro dove i reclusi si occupano di allevamento del bestiame e di coltivazione di foraggio. Questa struttura verrà trasformata il 21 marzo nel primo carcere speciale per tossicodipendenti che verrà inaugurato alla presenza di molti alti gerarchi di regime (sicuri per ora il viceduce Gianfranco Fini e Giovanardi). La struttura, secondo quanto ha spiegato il ministro Giovannardi, verrà utilizzata “per il recupero di detenuti tossicodipendenti condannati a pene detentive che non permettono l'assegnamento alla comunità. È evidente che chi è condannato per omicidio non può uscire dal carcere, ma non per questo si rinuncia all'idea di un recupero dalla tossicodipendenza".
Il progetto è stato preparato dalla comunità di San Patrignano, che sarà impegnata direttamente anche nella gestione del carcere, che diventerà così la prima prigione privata italiana. Nel linguaggio burocratico del Ministero della Giustizia, Castelfranco viene definita una struttura a custodia attenuata per le pene inflitte ai tossicodipendenti, ma i lavori che sono stati fatti la mettono in grado di accogliere 140 persone, mentre attualmente i Servizi a custodia attenuata esistenti da più di un decennio (il primo è stato aperto a Rimini nel 1992 proprio dall'attuale direttore di Castelfranco) in otto carceri italiane sono "reparti" con 10 o 15 detenuti. Il modello di Castelfranco è quello delle carceri-lavoro americane dove i detenuti vengono impiegati in lavori di vario genere con retribuzioni bassissime ed enormi profitti per chi (privati, ma anche enti statali e federali) gestisce il carcere. Per ora ci sono già 16 ettari di seminativi, un frutteto, un vigneto, una stalla, alveari per la produzione di miele, ma presto verranno affiancati da produzioni artigianali e industriali, secondo il modello della casa-madre di San Patrignano.
È comunque sinistro e significativo che nel momento in cui in Parlamento ha iniziato il proprio iter la ultraproibizionista Legge Fini (che in nome della lotta alla droga vuole perseguitare milioni di persone consumatrici di sostanze proibite), Fini in persona vada ad inaugurare un carcere speciale gestito da quella Comunità di San Patrignano nota universalmente per le violenze di cui sono stati responsabili i suoi gestori, a partire dal torturatore Vincenzo Muccioli.
A cura di rb