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Umanità Nova, numero 11 del 27 marzo 2005, Anno 85

Cecenia: l'assassinio di Maskhadov
Senza esclusione di colpi



L'uccisione del Presidente in esilio della Cecenia, Aslan Maskhadov, da parte delle forze armate russe che sembra lo abbiano colpito con una precisa granata lanciata nel suo rifugio sotterraneo nel villaggio montuoso di Tolstoj-yurt, costituisce il colpo definitivo a qualsiasi speranza di trovare una soluzione per uscire dal vicolo cieco di una guerra che conta i suoi caduti nell'ordine delle centinaia di migliaia e che ha raggiunto livelli di ferocia spaventosi. Maskhadov, unico presidente eletto liberamente in Cecenia, rappresentava la fazione laica e disposta alla trattativa dell'indipendentismo ceceno. Il suo contraltare, anche se non è chiaro quanto questo contrasto fosse di facciata, è quel Shamil Basayev responsabile della riapertura della guerra russo-ceceno con l'assalto al Daghestan del 1999 e della strage di Beslan del settembre scorso. Quella strage, come l'assalto a un ospedale in Inguscezia nel 2000 erano serviti a bruciare la terra sotto i piedi alle possibilità di una trattativa alla quale era propenso non solo Maskhadov ma anche una parte consistente del milieu politico russo indipendente dal Cremino. Come in un piano ad orologeria ogni volta che vi sia la possibilità di uscire dalla guerra cecena, il Cremlino o l'ala più intransigente della guerriglia mettono a segno un'azione che impedisce l'avvio di contatti più concreti per una soluzione pacifica. L'assassinio di Maskhadov sembra far parte di questa casistica dal momento che lo stesso quotidiano russo "Izvestija" avanza il dubbio che il Presidente ceceno fosse colpibile già da tempo e che sia stato scelto questo momento proprio per bruciare gli ultimi ponti alla soluzione repressiva. Un giudizio simile è espresso in Russia dalla presidente del "Partito delle madri dei soldati" Valentina Melnikova che aveva assunto nei mesi scorsi l'iniziativa di avviare trattative con il portavoce dell'ala politica della guerriglia, Akhmed Zakayev, che vive da tempo a Londra in esilio.

Per quanto riguarda la successione al Maskhadov si parla del figlio dell'ucciso, Anzor, che vive a Baku ed è in contatto molto labile con la guerriglia e dello sceicco Abdul Khalil, ma anche quest'ultimo non sembra avere il necessario riconoscimento tra le fila dei combattenti indipendentisti. Gli unici leader che avrebbero il peso per ricoprire il ruolo di Maskhadov sono il già citato Basayev e DoKu Umarov, altro guerrigliero che ha rivendicato la responsabilità delle azioni più sanguinose della guerriglia compresa Beslan. Il cerchio così si chiuderebbe con le due parti decise a mandare la guerra fino in fondo su di una montagna di cadaveri, in mezzo all'emergere delle altre crisi caucasiche, dall'Abkhazia all'Ossezia del sud passando per l'Inguscezia e con lo sfondo dell'enorme affare geoeconomico degli oleodotti dal Caspio all'Europa.

Per aiutare i lettori di UN a districarsi negli avvenimenti caucasici abbiamo ritenuto di fornire una scheda ragionata sulla storia della martoriata repubblica cecena con particolare riferimento agli avvenimenti dell'ultimo decennio.

Giacomo Catrame









































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