Umanità Nova, numero 11 del 27 marzo 2005, Anno 85
A distanza di due anni dall'inizio della guerra in Iraq, gli anarchici e le anarchiche sono in corteo a Rimini, ancora una volta, contro tutte le guerre, contro la patriottica retorica di morte dello stato, contro gli eserciti; per "ricordare" ancora una volta ai riminesi che dall'aeroporto di questa città partono gli elicotteri militari italiani impegnati nella guerra irachena. Lo sbarco dei marines annunciato a febbraio da Aeradria è stato annullato. Martedì 15 marzo il CDA della società che gestisce l'aeroporto ha confermato la volontà della compagnia World Airways di non considerare valido il preaccordo sullo scalo tecnico poiché non ne "sussistono più le condizioni".
Torniamo alla manifestazione: concentramento all'Arco d'Augusto alle 14,30. Alle 16 lo striscione "La guerra ha bisogno di te, tu non hai bisogno della guerra. Contro il militarismo: obietta! diserta! F.A.I." inizia a muoversi a ritmo di samba. Segue il corteo con la musica della @-band (come sempre superlativi!) che intona il canto. Parte il volantinaggio a profusione, in una città che non si è voluta blindare e non ha raccolto gli inviti alla chiusura. La curiosità dei passanti è stata soddisfatta, speriamo non a sufficienza, da volantini, canti, "decorazioni" bancomat ("Fermiamo la guerra e chi la finanzia! No alle banche armate"), affissione di manifesti (bombe e la scritta "distribuiamo democrazia").
Attraversato il centro e la stazione ferroviaria, il corteo ha disteso uno striscione sul ponte dei mille "Fuori gli eserciti da Rimini, dall'Italia e dalla storia". Si arriva al Borgo San Giuliano e si conclude la manifestazione in Piazzale Pedrizzi con la posa della targa "Albero del disertore. Un pensiero di libertà e di rivolta." in memoria di Mario Hombre Pedrizzi sull'albero del disertore - piantato a metà settembre. Andrea Pedrizzi, scomparso da alcuni anni, gli abitanti del borgo e gli amici lo hanno conosciuto anche con il soprannome di Mario o quello di "Hombre". Anarchico e disertore nella prima guerra mondiale, anarchico e disertore nella seconda guerra mondiale riuscì a fuggire alla fucilazione durante i bombardamenti del porto di Taranto.
Come gruppo Libertad abbiamo scelto di concludere la manifestazione nel Borgo San Giuliano perché per tanti anni ha rappresentato "e' borgh d' anarchic": così lo si chiamava nel periodo fascista. Abbiamo scelto il Borgo anche perché quello che ci è stato sottratto, e mai più ridato, è una sede e casa del popolo costruita dai nostri compagni e compagne anarchiche in via Clodia, data alle fiamme dai fascisti nel 1921. Poiché gli anarchici, come forse saprete, rientrano nell'allegro novero dei beneficiari di soggiorni vacanza all'estero, come sostiene il presidente del consiglio (leggi esilio…), e poiché molti soggiorni degli anarchici riminesi si dovettero prolungare oltre il dopoguerra, nessuno fu pronto a reclamare quanto dovuto, se non parecchi anni dopo. Ma gli anarchici non erano al tavolo dei vincitori, né a spartirsi seggi in parlamento ed in consiglio comunale; così la sede non arrivò mai. La storia del Borgo, quella che vogliamo ricordare, è legata al porto e alle sue attività, lecite e illecite, abitato da pescatori, marinai, facchini, vetturini, artigiani - gente, tutta, povera e poverissima -, il borgo era, fin dalla sua nascita, una turbolenta repubblica a sé, pronta a sollevarsi contro tutte le autorità costituite: papalini e giacobini, liberal-moderati e fascisti. In una giornata di lotta antimilitarista come quella del 19 marzo, chi ha avuto la fortuna di conoscere la storia di questo Borgo attraverso le parole di compagni come Hombre, non ha potuto non ricordare quanto sia costata a questi uomini la coerenza di ideali e scoprire che, ad un certo punto, viene naturale chiamare il piazzale del parcheggio del Ponte Tiberio "Piazzale Pedrizzi". A conclusione e chiusura della manifestazione, il discorso di Giordano di Jesi e le parole musicate di Alessio Lega. Un saluto a tutti i compagni e a tutte le compagne.
Escargot - gruppo Libertad
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