testata di Umanità Nova

Umanità Nova, numero 12 del 10 aprile 2005, Anno 85

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Sciopero nella scuola: una strada in salita
A livello generale, per la scuola ed il pubblico impiego, lo sciopero del 18 marzo si è svolto per il contratto. Lo scarto fra le richieste di CGIL-CISL-UIL e le posizioni del governo è, ad oggi, notevole. Il governo offre "aumenti" del 4,3% e i sindacati istituzionali chiedono l'8%. A rigore, CGIL-CISL-UIL chiedono quanto dovuto se si accetta il principio che ogni contratto deve, dal punto di vista economico, recuperare quanto si è perso, rispetto all'inflazione, con il contratto precedente.
In realtà, visto che in precedenza si erano tenuti ad un'interpretazione morbida degli accordi del 1993, hanno fatto una rivendicazione non troppo generosa nei confronti del governo. Un governo di destra, evidentemente, rende più vigorosi i sindacati concertativi.
Il governo, d'altro canto, vede la sua maggioranza divisa fra l'asse del nord (lega e settori nordisti di Forza Italia) deciso a tagliare seccamente le retribuzioni dei pubblici impiegati e quello del sud (AN, UDC e settori sudisti di Forza Italia) che hanno l'esigenza di garantirsi il consenso degli impiegati pubblici e di non rompere con i settori moderati del sindacato.
Insomma, una vertenza non entusiasmante anche perché i lavoratori tendono ad un'attitudine pessimista sui possibili risultati della mobilitazione e, può non piacerci ma è così, in fase elettorale puntano più sulla speranza di punire, gratis, il governo nel segreto dell'urna che su una mobilitazione diretta.
D'altro canto, decenni di concertazione hanno avuto un effetto depressivo sui lavoratori del settore, non si può, ragionevolmente, pensare che funzioni una sorta di "contrordine compagni!" che permetterebbe ai sindacati di passare dalla passività alla vivacità con una decisione dall'alto.
Il governo ha "dato i numeri" sulle adesioni allo sciopero sostenendo che ha scioperato solo il 16% dei lavoratori coinvolti. Fatto salvo che il governo tende a mentire, che gli scioperi non hanno la stessa adesione in tutte la amministrazioni ed enti ecc., è, però, plausibile, pensare che l'adesione allo sciopero sia stata modesta.
Può essere, invece, interessante rilevare che nella scuola, almeno in alcune delle principali città, vi è stata una massiccia adesione allo sciopero e, soprattutto, alle manifestazioni nella scuola su una piattaforma diversa se non alternativa rispetto a quella di CGIL-CISL-UIL. Sono, infatti, nati coordinamenti contro la Riforma Moratti nelle scuole superiori, coordinamenti che, con l'appoggio del sindacalismo alternativo, hanno dato vita a manifestazioni vivaci, partecipate, con alti tassi di autorganizzazione.
Un processo interessante da non sottovalutare nonostante alcuni limiti visto che la scuola primaria non si è mobilitata con la stessa vivacità forse perché logorata da due anni di opposizione alla riforma nel proprio segmento, opposizione che non ha visto la solidarietà dei colleghi e delle colleghe della superiore.
Nelle prossime settimane, sulla questione della riforma, sono previste forme di lotta a livello di scuola che sarà importante seguire e sostenere.
CMS

Carrara: che c'entra De Andrè con il Ritalin?
Nella sonnacchiosa provincia toscana, di rado capitano eventi che siano in grado di accendere l'attenzione e la critica attiva dei compagni. Ed anche in questo caso, se non fosse stato per le sollecitazioni pervenuteci dal gruppo Binazzi di Spezia e dal Silvestre di Pisa, con ogni probabilità la cosa sarebbe passata inosservata, salvo poi darsi i pugni in testa il giorno seguente per aver mancato l'occasione.
Da alcune settimane circolava per bar e negozi la locandina che propagandava un concerto dei Kinnara in memoria di De Andrè, con la sponsorizzazione del comune di Carrara e della Fondazione Fabrizio De Andrè e – ecco il particolare che ci era sfuggito – per propaganda e raccolta fondi per l'AIFA. Questa è l'Associazione famiglie ADHD: in pratica, sono quelli che vorrebbero introdurre, a partire dalle scuole, il controllo dei bambini vivaci tramite la psichiatrizzazione e in particolare la farmacologia che essi ritengono opportuna, cominciando col Ritalin-Novartis.
Dell'AIFA e del Ritalin se n'è già parlato sulle pagine di questo giornale (nn. 7 e 9 di U.N. 2004) e certamente altri ne riparleranno. Qui ci limitiamo a registrare i fatti di martedì 22 marzo. All'ingresso del Teatro ci siamo presentati in un folto gruppo, i meglio preparati anche con uno striscione ed un megafono, ed abbiamo spiegato le nostre ragioni al pubblico che man mano affluiva per il concerto. Non pochi sono stati i compagni e simpatizzanti che un po' a malincuore (avevano preso e pagato i biglietti in anticipo) hanno disertato l'evento, una volta compreso di cosa si trattava. I Kinnara stessi, interpellati, hanno sostenuto di essere all'oscuro degli scopi dell'associazione per cui si prestavano a suonare (e questo ci sarà modo di verificarlo in seguito) e comunque non se la sono sentita di mandare all'aria la serata. Il Comune e gli organizzatori, fra cui una signora armata di telefonino particolarmente agitata, hanno convocato le forze di polizia, che però non sapevano come intervenire di fronte ad una contestazione del tutto pacifica e vistosamente giustificata.
Resta da comprendere ed approfondire il ruolo della Fondazione Fabrizio de Andrè in tutto questo. Presentarsi col suo simbolo dell'A cerchiata ad un'operazione di questo genere ci sembra quantomeno avventato, se in buona fede, e del tutto fuori luogo, se effettivamente male informati. Invitiamo tutti i compagni che ci leggono a vigilare, impedendo con tempestivi interventi la prosecuzione di quello che riteniamo per gli anarchici sia un insopportabile connubio: l'avvincente messaggio di critica antiautoritaria e libertaria di Fabrizio condito con l'imposizione di psicofarmaci e schedature all'infanzia dell'AIFA-ADHD.
Aenne

Ferrovie: sciopero per la sicurezza
Il 21 marzo si è svolto uno sciopero dei ferrovieri per la sicurezza. Era la seconda occasione di lotta dopo l'incidente mortale di Crevalcore e, sebbene inferiore allo sciopero proclamato subito dopo il disastro del 7 gennaio, la partecipazione è stata comunque significativa. L'agitazione, promossa dal Coordinamento RSU/RLS "12 gennaio" con la collaborazione di CUB, SULT e di alcune ORSA regionali ha visto il muro di gomma da parte del governo che si è ben guardato da ricevere una delegazione di lavoratori, mentre inaugurava un "Osservatorio sulla sicurezza", ennesima istituzione succhiasoldi pubblici. La lotta dei ferrovieri, cui si sono affiancati i pendolari ed associazioni di consumatori, va avanti. La posta è la riconquista di condizioni di sicurezza per i lavoratori e gli utenti del trasporto ferroviario.
Eufelia

Palermo: occupato l'assessorato alla casa
Mercoledì 30 marzo una trentina di aderenti al Comitato di Lotta per la Casa "12 luglio" hanno occupato nel primo pomeriggio i locali dell'assessorato alla casa in via Fattori nel quartiere di San Lorenzo. L'attività dell'assessorato è stata bloccata per protestare contro le minacce di rottura del tavolo delle trattative agitate negli ultimi giorni dall'assessore Avanti. Dopo circa quattro ore gli occupanti hanno lasciato l'edificio ma sono stati identificati dalla polizia. La lotta autorganizzata per il diritto alla casa a Palermo sta attraversando una fase critica in cui l'attacco da parte istituzionale si fa sempre più convinto e virulento. Riunioni disertate dai rappresentanti del Comune, patti non rispettati, evasività, indifferenza e minacce neanche troppo velate fanno parte del repertorio più recente adottato dalla mala amministrazione della città per sfiancare ed erodere l'attività del Comitato di Lotta per la Casa "12 luglio".
Il rischio concreto è che quanto fino ad oggi conquistato dopo tre anni di lotta (circa ottanta famiglie hanno ottenuto la casa) venga messo in discussione con la scusa della pubblicazione di una nuova graduatoria comunale per l'assegnazione degli alloggi.
Il tentativo di svilire con la burocrazia i sacrifici e le lotte di decine e decine di famiglie palermitane esprime il chiaro intento di punire un soggetto di base autonomo, una voce che si pone fuori dal solito coro dell'elemosina e del pietismo ossequioso tanto cari alla classe politica palermitana.
TAZ laboratorio di comunicazione libertaria

Bologna: accusati di associazione sovversiva per una autoriduzione
In questi giorni la procura della repubblica di Bologna ha inviato 29 avvisi di "fine indagini" ad altrettanti compagni e compagne. Il fatto contestato: una autoriduzione che si svolse al cinema Capitol il 27 ottobre del 2004. Anche compagni del circolo anarchico "Camillo Berneri" di Bologna sono fra i denunciati.
Nell'autunno scorso, il movimento di lotta contro il carovita, diede vita ad altre iniziative. Quella del cinema ha dato corso ad atti giudiziari a seguito della denuncia del gestore.
Il sostituto procuratore Paolo Giovagnoli costruisce l'impianto accusatorio (dopo aver commissionato, nel gennaio 2005, una rapporto alla Digos bolognese) attorno all'agitazione che le Rappresentanze di Base hanno sviluppato contro la precarizzazione ed il carovita. Già dalla primavera del 2004 "San Precario" è divenuto una icona delle mobilitazioni. Al May Day del 2004, anche a Milano, la statua del santo ha sfilato con le migliaia di disoccupati e lavoratori che erano scesi in piazza in modo autorganizzato e contro la politica di destra e di sinistra.
Oggi "San Precario" diventa "movimento" e, per la magistratura, associazione sovversiva.
Nelle comunicazioni di tribunale si applica la linea Pisanu: San Precario e le RdB sarebbero l'acqua, Antifa, Rete Universitaria, disobbedienti e anarchici sarebbero i pesci.
Già nel novembre scorso (anche a seguito di espropri ed autoriduzioni in altre parti di d'Italia), Pisanu, alla camera, citava gli episodi bolognesi come elementi a suffragio delle tesi giù esposte nel corso dell'estate. Luigi Marinelli responsabile per la Cub delle associazioni di lotta contro il precariato è indicato da Giovagnoli come il capo sovversivo.
I capi di accusa si basano sulle famigerate leggi Reale-Kossiga (art. 1 ddl 625/79, legge 15/80) che vengono utilizzate per minacciare fino a 12 anni di carcere coloro che lottano per la libertà e la giustizia sociale.
Come nei mesi passati (denunce per antifascismo militante, per le manifestazioni contro la guerra, per le occupazioni delle case) la repressione tenta di normalizzare le emergenze sociali. Difficilmente quest'operazione riuscirà; non solo e non tanto per la caparbietà dei compagni e delle compagne ma proprio per la incomprimibilità dei bisogni di libertà, reddito e spazi.
Di fronte alla sempre più diffusa precarizzazione, al sempre più diffuso impoverimento, alla sempre più esponenziale aumento del carovita, migliaia di proletari si stanno ribellando.
Ancora una volta la solidarietà si esprimerà nelle lotte e l'autodifesa si realizzerà (come hanno opportunamente dichiarato in una conferenza stampa gli inquisiti) continuando a lottare.
Redb

Ragusa: corteo antirazzista
Circa un migliaio di persone hanno partecipato sabato 2 aprile, giornata europea di mobilitazione antirazzista contro la Fortezza Europa e per la libertà di movimento di tutte e di tutti, alla manifestazione indetta a Ragusa dalla Rete Antirazzista Siciliana.
Proprio a Ragusa è stato aperto l'ultimo Centro di Permanenza Temporanea attivo in Sicilia, e nelle ultime settimane la provincia iblea è stata lo scenario di alcuni drammatici sbarchi di immigrati finiti purtroppo in tragedia.
Nel CPT di Ragusa vengono detenute solo donne, e al momento ve ne sono cinquantanove, delle nazionalità più svariate.
La manifestazione, che ha attraversato le vie della città, ha avuto un grosso impatto sulla popolazione poco abituata a cortei così massicciamente partecipati. Tutto il movimento antirazzista era presente in piazza, e uno spezzone anarchico e libertario particolarmente nutrito si è reso visibile con bandiere, striscioni, cori e un capillare volantinaggio.
Significativa la presenza degli immigrati alla manifestazione, in particolare di una delegazione della comunità Rom di Messina.
Il corteo si è sciolto davanti il CPT di viale Colajanni dove si è svolta una breve assemblea con interventi liberi al microfono. Successivamente una delegazione di cinque compagne della Rete Antirazzista Siciliana ha fatto ingresso all'interno del Centro per verificare le condizioni delle immigrate recluse. Drammatico il resoconto fatto dalle compagne una volta uscite dal CPT: le immigrate sono completamente tenute all'oscuro della possibilità di chiedere asilo politico o comunque rivendicare assistenza giuridica; nessun rispetto per differenze culturali o religiose per quanto riguarda l'alimentazione quotidiana; scarsissima l'assistenza sanitaria; frequente uso e abuso di antifiammatori (Aulin) per curare qualsiasi malessere.
Le immigrate sono poi uscite all'esterno della struttura e hanno salutato la folla di manifestanti rispondendo alle urla degli antirazzisti arrampicati sui reticolati che circondano il CPT.
Per finire, bisogna segnalare che anche in Sicilia si è fatta sentire l'ossequiosa riverenza per il decesso di Karol Wojtila con la quale alcuni politicanti e aspiranti professionisti della politica hanno cercato di contaminare contenuti, forme e tempi della manifestazione. Alla faccia dei novelli papalini, gli antirazzisti siciliani hanno espresso ugualmente e con grande convinzione le loro idee per la costruzione di un mondo libero e senza frontiere.
TAZ laboratorio di comunicazione libertaria

Bitonto: lotta contro nuovo parcheggio
Un esponente dell'USI di Bitonto, Gino Ancona, ha intrapreso uno sciopero della fame per protestare contro il progetto di un nuovo parcheggio nel centro cittadino. Il parcheggio interrato di quattro piani "devasterebbe - secondo un comunicato diffuso dall'USI - due piazze centrali del paese dove si trovano architetture dal settecento all'inizio del novecento. Sarebbe inoltre distrutta un'alberatura di lecci. La lotta del sindacalista bitontino era iniziata in novembre e gennaio con un paio di esposti alla magistratura. Durante la fase finale della campagna elettorale per le elezioni regionali è avvenuto un episodio spiacevole: il 21 marzo la polizia ha proceduto alla rimozione di alcuni cartelli informativi dalla piazza dove stazionava Ancona con il suo camper perché nella stessa piazza era previsto di lì a poco un comizio del candidato dell'Unione Vendola. Alle proteste di Ancona la polizia ha tentato di fermarlo strattonandolo e prendendolo per i capelli quando il sindacalista di è seduto a terra opponendo resistenza passiva. A seguito di un malore Ancona è stato accompagnato in ospedale ma dopo la dimissione è tornato nella piazza dove era in corso la manifestazione elettorale. La sua lotta contro il parcheggio va avanti.
ursus

In vista del convegno di Genova e La Spezia: l'attualità dell'antimilitarismo
La guerra è all'ordine del giorno e lo è in modo più pervasivo e totalizzante di quanto lo sia stato in epoche drammatiche di aperto scontro interimperialista del passato. Cerchiamo di spiegare questo apparente paradosso: mentre in altri tempi i conflitti, pur disastrosi e immani, hanno fatto parte dell'eccezionalità e hanno segnato (nella rappresentazione collettiva dei più, non certo nelle dinamiche reali del capitalismo) un momento di rottura, oggi possiamo dire che la guerra rappresenta una normalità. Questo nella duplice accezione della quotidianità del suo dispiegarsi spettacolare (citiamo semplicemente l'overdose pseudo-informativa e l'impianto ideologico costruito, ad esempio, sulla questione della lotta al terrorismo) e della materialità del suo impatto sull'organizzazione economico-sociale e sull'apparato produttivo (citiamo, anche qui sinteticamente, il disciplinamento della working-class e l'assetto economico definito dal paradigma cosiddetto del Warfare).
Anche senza enfatizzare più di tanto questi aspetti ben conosciuti, ne risulta, tuttavia, non la centralità, ma l'estrema importanza della bellicità endemica che caratterizza l'attuale fase. Diventa quindi essenziale cogliere, nell'ambito di un'analisi più complessiva sulle tendenze di sviluppo del capitalismo e dello scontro sociale, le specificità e le trasformazioni che caratterizzano il "mondo della guerra", i suoi annessi e connessi, le sue relazioni con il quadro generale. Infatti, un'ipotetica strategia di lotte sociali e di classe anticapitalistiche non può che essere costruita sulle contraddizioni che la fase propone nella maniera più esplicita e devastante.
In questo senso il paradigma guerra esterna - guerra interna evidenzia i nessi profondi tra conflitti militari (guerre preventive, crociate contro il terrorismo, operazioni di polizia internazionale, o come si voglia definirle, senza dimenticare i conflitti "tradizionali") in atto, e condizioni delle masse popolari dei vari paesi, nelle quali confluiscono aspetti più generali di mobilitazione (come l'arruolamento dei proletariati nei contrapposti campi in lotta - passivo per quanto riguarda l'occidente, sicuramente attivo per quanto riguarda, ad esempio, le masse musulmane) con altri di natura coercitiva (come la militarizzazione della società con il suo disciplinamento tramite la riduzione dei diritti sociali e lavorativi) con altri ancora di natura più materiale (sacrifici in cambio di sicurezza o ancora l'asservimento del territorio e del lavoro alla produzione bellica).
È dunque chiaro che un percorso di analisi e di riflessione dovrebbe rispondere, nella sua articolazione da quadro generale a condizioni e situazioni specifiche, ad una maggior comprensione delle dinamiche belliche, ad una presa di coscienza del loro inestricabile legame con la questione sociale e, infine, alla costruzione di un movimento antimilitarista e contro la guerra attento alle contingenze della fase, ma, al contempo svincolato da queste e inserito in una prospettiva più generale di lotta di classe.
Proviamo dunque ad articolarlo sinteticamente:
1 - Ruolo delle alleanze e dei patti militari nella fase aperta dal crollo del blocco dell'est, marcata dall'11 settembre e, attualmente, segnata dal conflitto iracheno.
2 - Nuovo ruolo della Nato, suo ampliamento e ridislocamento verso l'est.
3 - Ruolo e dominanza delle lobby militar-industriali nei paesi dell'occidente industrializzato (USA principalmente, ma non solo).
4 - Ruolo delle forze armate e loro ristrutturazione (esercito professionale, corpi militari mercenari, ecc.)
5 - Misure di disciplinamento sociale e lavorativo in Italia e negli altri paesi (leggi anti-terrorismo e normative antisciopero, estensione delle attività lavorative considerate essenziali).
6 -  Ricerca scientifica finalizzata al bellico.
7 - Produzioni di morte, loro impatto ambientale e problema delle riconversioni.
8 - Movimenti contro la guerra.
Per finire, ci compete mettere l'accento su alcune contraddizioni e singolarità che emergono da questo quadro:
1 - L'adesione passiva alla logica bellicista (senza cioè le mobilitazioni popolari che caratterizzarono i grandi conflitti interimperialisti del secolo scorso) è più che sufficiente (in quanto delega totale) alle imprese guerresche di oggi, proprio perché queste sono derubricate a "operazioni chirurgiche", "azioni di polizia internazionale", "punizioni contro gli Stati canaglia" e così via, perdendo, formalmente, il loro carattere specifico di guerre imperialiste.
2 - Le guerre dimenticate (l'Africa e altre parti del mondo ne sono piene) non hanno lo stesso status, né lo stesso trattamento da parte dei mezzi d'informazione, del conflitto iracheno (o afgano) perché non sono ugualmente strategiche e/o sono condotte da Stati (ad es. la Francia) che godono da parte di certa sinistra istituzionale di un trattamento benevolo.
3 - La riconversione industriale delle industrie belliche non incide minimamente sulle condizioni del lavoro sfruttato e, comunque, non garantisce nulla sul piano della salute e dell'impatto ambientale.
4 - Non si rimedia ai guasti dell'esercito professionale, in quanto efficiente macchina di distruzione e apparato repressivo, con implausibili richiami all'esercito di leva come più "democratico" (come vorrebbero alcune forze di sinistra).
5 - Un certo tipo di pacifismo acritico, antiamericanismo e dimensione nazionalistica sono alcune delle caratteristiche dei movimenti contro la guerra che non colgono la dimensione totale della lotta antimilitarista, restando spesso sul piano della parzialità e prestandosi a pericolose derive (vedi, solo per fare un esempio, l'appoggio incondizionato alla guerriglia irakena espresso da certi settori della sinistra radicale).
Gruppo Libertario Genovese










































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