Umanità Nova, numero 12 del 10 aprile 2005, Anno 85
La notizia che è rimbalzata per tutta la Rete Internet il 31
marzo scorso è decisamente preoccupante, Dave, il gestore del
sito flag.blackened.net ha comunicato di aver ricevuto la poco gradita
visita di alcuni agenti del FBI che gli hanno chiesto informazioni a
proposito di alcuni messaggi pubblicati sui forum ad accesso pubblico
ospitati sul server.
Il server è un computer che ospita una cinquantina di archivi,
tra i quali il sito di infoshop.org e la lista anarchy-list, due tra le
più note e vecchie risorse anarchiche su Internet.
A quanto è dato sapere fino a questo momento, visto il segreto che è stato imposto dalle autorità alla faccenda, gli agenti federali erano intenzionati a rintracciare gli autori di alcuni messaggi che avrebbero rivendicato o incitato alla "propaganda del fatto" e per fare questo hanno chiesto a Dave di fornire i dati tecnici che potrebbero far risalire ai "colpevoli".
Il compagno, messo davanti alla possibile chiusura completa del server e il suo arresto e la collaborazione ha ceduto, motivando il suo comportamento con ragioni di carattere familiare. Inoltre, nel comunicato nel quale ha raccontato l'accaduto ha anche scritto di temere per la sua incolumità, vista la pessima fama dei servizi segreti statunitensi. Riguardo ai materiali che hanno fatto scattare l'intervento del FBI il compagno si è detto convinto che, almeno in un caso, potrebbero essere stati pubblicati con chiari fini provocatori.
Come era facilmente prevedibile è partita immediatamente una
serie di accese discussioni che hanno coinvolto principalmente i
compagni di lingua inglese che usano le risorse di Internet. Ci sono
state delle motivate e pesanti accuse al gestore di flag.blackened.net
per non aver preso delle misure tecniche preventive in grado di evitare
questo genere di problemi e per aver facilmente ceduto
all'intimidazione diventando, di fatto, un "informatore".
C'è stato anche chi, invece, ha solidarizzato con Dave ed ha
sostenuto che a mettere in pericolo tutti sono coloro che pubblicano
materiali "scottanti" e non condivisi.
Resta il fatto che un episodio del genere ha sicuramente segnato in
modo negativo tutto il lavoro portato avanti fino ad oggi da
flag.blackened.net e ne ha sicuramente ipotecato quello futuro.
Come nel recente caso del sequestro dei server di Indymedia (vedi
"Umanità Nova" nn. 32, 33 e 34 del 2004) le azioni del FBI sono
avvolte sempre nel mistero e nell'ambiguità e l'unica cosa certa
al momento è che si tratta dell'ennesimo attacco alla
libertà di espressione. E quanto accaduto va sicuramente
inquadrato nella attuale situazione statunitense dove il movimento
anarchico è in una fase di crescita.
Proprio tra il 25 ed il 27 marzo scorso si è tenuto un "week-end anarchico" a San Francisco durante il quale la vetrina dell'editoria anarchica (che celebrava il suo decimo anniversario) ha visto la partecipazione di un centinaio di "espositori" e di migliaia di visitatori. Nel corso dei tre giorni si sono tenute conferenze, partite di calcio, cortei e concerti ai quali hanno partecipato anarchici da tutti gli USA [*].
E non è certo un caso che in una recente audizione (16/2/2005) davanti alla Commissione del Senato sui Servizi segreti, il direttore del FBI si sia scagliato contro la "Anarchist Black Cross Federation" accusandola di essere a favore "dell'abolizione delle prigioni, del sistema delle leggi e dello Stato Capitalista" e di credere "nella resistenza armata per raggiungere una società senza classi né stato." e di continuare a "reclutare, organizzare ed addestrare gli anarchici all'uso tattico delle armi" [**].
In questo momento non si può ancora prevedere che seguito avrà questa storia, che presenta ancora dei lati non troppo chiari, ma è già possibile suggerire qualche riflessione su alcuni punti che riguardano l'uso della Rete Internet da parte degli anarchici.
Per prima cosa continuiamo a notare che la comunicazione elettronica
è sempre più sotto controllo e che quindi i compagni che
gestiscono delle risorse telematiche dovrebbero essere meglio informati
e meglio attrezzati nel caso si vengano a trovare in situazioni simili
a quelle descritte sopra.
In secondo luogo i compagni che usano Internet dovrebbero cercare di
avere maggior conoscenza dei meccanismi di funzionamento tecnico della
Rete, per esempio di come possono proteggere la riservatezza delle
proprie comunicazioni.
Infine questo caso dimostra che, a volte, basta anche un semplice
provocatore che pubblichi materiali "pericolosi" a mettere in pericolo
una intera rete di collegamenti.
Sono tutti argomenti sui quali forse non si riflette abbastanza ma che quando poi arrivano all'ordine del giorno è quasi sempre troppo tardi.
Pepsy
[*] Per maggiori informazioni su questa iniziativa si veda
http://www.indybay.org/archives/archive_by_id.php?id=3035&category_id=12
[**] Si veda il testo originale qui
http://www.fbi.gov/congress/congress05/mueller021605.htm