testata di Umanità Nova

Umanità Nova, numero 13 del 17 aprile 2005, Anno 85

Coltivando paranoia
I bambini, le prime vittime della pornografia securitaria



"Chi rinuncia alla libertà per ottenere un po' di sicurezza,
non merita né la libertà, né la sicurezza" (Beniamino Franklin)


A Vicenza (governata dai neonazisti della Lega Nord), una decina di scuole materne ed elementari di Vicenza dalla settimana scorsa sono letteralmente circondate da siepi e teloni anti-pedofili e presto in questo modo saranno impacchettate altre sessanta scuole. L'iniziativa è stata presa per proteggere i piccoli dagli sguardi indiscreti di eventuali malintenzionati che peraltro sembra che non si siano mai visti, ma, coma ha dichiarato l'assessore comunale all'istruzione Arrigo Abalti "il Comune ha voluto agire preventivamente" (che in tempi di guerre preventive è il minimo che possa dichiarare un piccolo epigono di Bush). 

Gli abusi e i maltrattamenti sui bambini vengono compiuti nella quasi totalità dei casi dai genitori o da persone dell'entourage familiare (giusto giovedì scorso i giornali riportavano la notizia di un bimbo di 5 anni ucciso dal nonno CARABINIERE), ma nel nome dell'allarme pedofilia ai bambini italiani ormai già da una ventina d'anni è stata sottratta la fondamentale esperienza di crescere nei campi, nei boschi e nei cortili e sono finiti imprigionati in casa davanti alla TV. Adesso i piccoli vicentini non potranno neanche guardare il mondo mentre giocano durante la ricreazione.

I bambini, d'altra parte, sono al centro da sempre delle più macabre fantasie di cui si nutre la pornografia securitaria, con tutte le conseguenze del caso. Grazie all'eterna leggenda urbana degli zingari rapitori di bambini (che fino a qualche tempo fa faceva il paio con quella degli ebrei rapitori di bambini), decine di bambini Rom e Sinti sono stati sottratti da polizia e carabinieri ai loro genitori per essere sottoposti al test del DNA, in base al sospetto che si trattasse appunto di bambini rapiti. In tutti questi casi, il test del DNA ha dimostrato puntualmente che i piccoli erano figli dei nomadi a cui erano stati tolti, ma intanto questa pratica barbara continua.

L'ultimo caso è solo di qualche settimana fa. I carabinieri di Abbiategrasso hanno strappato la piccola Greis ai genitori su segnalazione di un benzinaio che aveva notato una "notevole somiglianza" tra Denise (la piccola scomparsa il primo settembre a Mazara del Vallo) e la bimbetta che gli aveva chiesto un Coca cola e che era scesa da un furgoncino di nomadi-giostrai. Per fortuna, per l'ennesima volta il test del Dna ha dimostrato che questo riconoscimento era solo il frutto di torbide fantasie razziste.

I media di regime continuano a sfornare paranoia, gli sbirri (e qualche volta gli assessori comunali all'istruzione) la mettono in pratica.

robertino












































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