Umanità Nova, numero 14 del 24 aprile 2005, Anno 85
Quincinetto e Torino: no Tav, no galleria di Venaus
Iniziative di informazione contro la TAV si sono svolte nel pomeriggio di sabato 16 a Quincinetto, Torino, Milano.
Nel pomeriggio a Quincinetto si è svolta un'iniziativa di
controinformazione sull'Alta velocità in Val di Susa. La scelta
di Quincinetto, piccolo paese di montagna in provincia di Torino poco
prima dell'imbocco della Val d'Aosta, è dovuta alla presenza in
paese della Cogeis, ditta consociata della CMC di Ravenna che ha vinto
l'appalto per la costruzione a Venaus di un tunnel di servizio di nove
km collegato alle due "canne" principali di 52 chilometri. Le due
gallerie, traforando la montagna da Venaus a S. Jean de Maurienne, sono
destinate a produrre danni ambientali considerevoli (taglio delle
falde, estrazione di materiali pericolosi quali l'uranio e l'amianto,
etc.). Si tratta, lo dicono con "orgoglio" le stesse ditte che hanno
vinto l'appalto per conto del General Contractor LTF (Lyon Turin
Ferroviarie), di realizzare una linea di "pianura" (con pendenza non
superiore al 12%) in montagna (la montagna in questione è
l'Ambin, 3.500 metri di altezza).
La ditta che guida la cordata vincitrice l'appalto è la CMC di
Ravenna, una cooperativa rossa, che in materia di TAV ha una lunga
esperienza: suoi i lavori che hanno devastato il Mugello e per i quali
è sotto processo.
Oltre alla CMC ed alla già citata Cogeis di Quincinetto ci sono
ditte di Roma e Milano (Geotecna), Faenza (Bentini Costruzioni).
A Quincinetto il sindaco ha fatto sgomberare dalle auto la
piazza sulla quale si affaccia la sede della Cogeis. Sull'ordinanza si
leggeva che ciò era dovuto ad un presidio di protesta
organizzato da gruppi "Anarchici/no-global". Oggi pomeriggio la piazza
"Armonia e concordia" si presentava come un fortilizio presidiato da
carabinieri e chiuso da camionette. L'assurda militarizzazione della
piazza era notata anche dagli abitanti che chiedevano curiosi
informazioni sulle ragioni della nostra presenza e si stupivano per un
tale spiegamento di forze.
Appeso in centro alla piazza uno striscione e la bandiera contro la
TAV, mentre un gruppo manteneva il presidio, in buona parte abbiamo
lasciato la piazza desertificata ai tutori del disordine statale e ci
siamo sparsi per le vie del paese volantinando ed affiggendo manifesti.
A pomeriggio inoltrato, dopo aver diffuso per la città la nostra
protesta, abbiamo appeso lo striscione inizialmente posto in centro
alla piazza sulla cancellata di ingresso della Cogeis. Sullo striscione
era scritto "No TAV, No Tunnel di Venaus! Cogeis criminali".
Nonostante l'allarmismo ad arte provocato dall'ordinanza del sindaco,
l'iniziativa, cui hanno preso parte anche rappresentanti del Comitato
anti Tav di Pianezza, è pienamente riuscita.
Un primo passo perché possa prendere avvio una campagna di
boicottaggio delle ditte impegnate in un progetto di distruzione
ambientale, che, se attuato, potrebbe trasformare in un deserto una
delle più belle valli alpine, già duramente provate da
due statali, da una linea ferroviaria internazionale e da una mostruosa
autostrada.
A Milano i compagni della FAI milanese, al presidio di
solidarietà con i prigionieri di via Corelli in sciopero della
fame, hanno distribuito un volantino contro la TAV e di informazione su
un'altra delle ditte che prenderanno parte ai lavori a Venaus, la
Geotecna, che ha sede a Milano.
A conclusione della giornata nella centralissima galleria S. Federico di Torino,
affollata dal consueto via vai del sabato pomeriggio, uno striscione
con la scritta "L.T.F: criminali. No Tav" firmato FAI è stato
fissato alle colonne antistanti l'ingresso della sede di "Lyon Turin
Ferroviare", il general contractor cui è affidata la costruzione
della tratta centrale della TAV tra Torino e Lione. Volantini sono
stati lasciati sul posto.
Si tratta di piccoli segnali di solidarietà verso la gente della
Val Susa impegnata da oltre un decennio nella lotta contro un progetto
di devastazione ambientale di proporzioni enormi.
Nelle prossime settimane e mesi questa lotta entrerà in una fase
cruciale: in val Susa la popolazione è decisa a bloccare questo
progetto di morte, perché vuole continuare a vivere nel proprio
territorio senza dover pagare dazio ad una modernità che corre
sempre più forte sui binari della distruzione irreversibile di
beni che non hanno prezzo come l'aria, l'acqua, le montagne.
È importante allargare la lotta, boicottando le ditte impegnate nella distruzione della Val Susa.
I valsusini non sono soli: la loro lotta è anche la nostra lotta
per un ambiente più vivibile per una civiltà fondata
sulle persone e non sul profitto, sulla qualità della vita e non
sulla velocità.
Per info: FAI Torino, fat@inrete.it; 338 6594361.
Eufelia
Parma: nuova occupazione
In via Spezia - località Baccanelli -torna ad essere abitato
dopo 30 anni un vecchio podere: sarà la residenza di 35
lavoratori immigrati.
Per due settimane i 35 lavoratori immigrati hanno ripulito il vecchio
podere, in buono stato, ma disabitato da circa 30 anni. Il posto era
visibilmente degradato. Hanno dormito in una delle 2 case abitabili
finché sabato 16 aprile è stata resa abitabile anche
l'altra.
I nuovi abitanti del podere i Baccanelli hanno dedicato questa
riapertura a Ben Mansour, il tunisino morto lo scorso inverno in
Pilotta perché costretto a dormire in strada, come tanti altri
immigrati a Parma.
Tutti loro si sono rivolti per anni in vano al comune ed ai servizi sociali senza avere risposta alcuna.
Le colpe vanno distribuite fra tanti, sicuramente il Comune si
distingue per ipocrisia ed inefficienza. Ma non è possibile
stare a guardare. Fino a quando ci sarà una sola persona
costretta a dormire in strada non permetteremo che ci siano case
disabitate.
Comitato Cittadino Antirazzista-Parma
La Spezia: convegno antimilitarista
Sabato 16 aprile, di fronte ad un centinaio di persone, si è
conclusa, presso il "centro Allende", la seconda parte del convegno
antimilitarista. Sono intervenuti, nell'ordine, due compagni del
circolo Binazzi, con una relazione tratta da un opuscolo, da loro
redatto, sulla presenza militare nello spezzino ("inquinamento"
economico, sociale, politico ed umano); poi è stata la volta di
Andrea Licata, un compagno di Gorizia, dottorando all'Università
di Trieste, dove è presidente di un centro di studi ed
iniziative per la pace, che racchiude un centinaio tra docenti e
studenti, provenienti da diverse aree politiche, il quale ha sviluppato
il tema del rapporto tra ricerca militare ed università. A
seguirlo ha svolto la sua relazione Mauro, un compagno del collettivo
antimilitarista di Taranto, che ha fatto una storia puntuale della
militarizzazione della città, a partire dalla storia antica sino
ai nostri giorni, e, come ultimo, ha parlato Massimo Zucchetti, docente
del Politecnico di Torino, che ha svolto una relazione tecnico-politica
sulla pericolosità dei sommergibili nucleari e
sull'impossibilità di creare una qualsiasi via di fuga credibile
(ha fatto diversi cenni al risibile piano di evacuazione cittadino) in
caso di incidente.
Il convegno sia nella parte genovese che in quella spezzina è
andato decisamente bene: ha permesso a compagni e compagne sparsi nella
realtà ligure, ma non solo, di trovarsi all'interno di un
progetto politico condiviso e di portarlo a termine; ha permesso a
decine di persone di confrontarsi con delle tematiche antimilitariste
e, nello specifico, dell'antimilitarismo anarchico (diffusione di
materiali, testi, giornali, riviste etc.); ha avuto attenzione e
risonanza in gruppi, collettivi e realtà politiche presenti nel
nostro territorio. Speriamo che sia l'inizio di altre attività
comuni e che sulla base dell'iniziativa svolta, nella
specificità dei propri territori, il convegno si possa estendere
ad altre
collaborazioni militanti in ambito antimilitarista.
L'intento degli organizzatori, infine, è quello di dare alle stampe gli atti del convegno.
Un organizzatore
Milano incontro sul diritto alla casa
Il 9 aprile si è svolto all'Ateneo Libertario, per iniziativa
del collettivo "Organizzazione Spazi Liberati", un incontro sul tema
degli "immigrati ed il diritto alla casa". Nell'introduzione si
è precisato che la casa è un diritto per tutti gli
uomini, anche se gli immigrati ne patiscono maggiormente la mancanza
per via del razzismo diffuso.
Le compagne/i del comitato antirazzista di Parma, invitati per la loro
esperienza, hanno delineato il proprio percorso da quando, sotto la
pressione disperata di nuclei di immigrati, sono iniziate le prime
occupazioni abitative, che man mano sono progredite, mentre nella
cittadinanza si diffondeva la coscienza sulla giustezza delle
rivendicazioni, del diritto alla riappropriazione, mettendo sempre
più in difficoltà le istituzioni nella loro opera
repressiva. Hanno parlato anche dell'ultimo sfratto da un ex fabbrica e
della successiva occupazione di una chiesa che ha consentito l'apertura
di una trattativa. (cfr. UN n. 3 pag. 7)
Era presente anche una delegazione di "Viaaddanonsicancella" che hanno
raccontato la violenta espulsione subita circa un anno fa dalla
comunità Rom, circa 300, dal luogo occupato 2 anni prima. Un
palazzo abbandonato, in via Adda, nel centro, forse troppo vicino alla
zona bene, dove per i media è stato facile fare una campagna
d'informazione allo scopo di mettere in cattiva luce gli occupanti, per
renderne più agevole la cacciata. Alla quale sono seguite
espulsioni di massa per gli "irregolari" e, sebbene vi siano stati
ricorsi legali vinti, non è stato ottenuto il rientro di tutti
gli espulsi.
Attualmente i Rom occupano un edificio a Pioltello, comune
dell'hinterland milanese, che sta tutt'ora resistendo malgrado il
sabotaggio dell'amministrazione comunale che ha tagliato il gas, mentre
non viene concesso il contratto per la luce e l'acqua.
È stata espressa anche la solidarietà nei confronto degli
espulsi dallo "Scalo Internazionale" di Bologna (che non hanno potuto
essere presenti) dove l'amministrazione di sinistra, con il pretesto
della pericolosità, ha posto termine a questa importante
esperienza, esponendo i rumeni "irregolari", tutti lavoratori in nero,
alla persecuzione poliziesca finché alcuni di loro non sono
stati imprigionati nel CPT-lager di via Mattei.
Si è concluso sulla necessità dell'informazione, del
collegamento e della solidarietà, unificando il più
possibile le lotte tra immigrati e italiani, rivendicando il diritto
all'occupazione abitativa, facendo crescere la solidarietà dei
lavoratori e dei cittadini, identificando nel diritto alla casa un
bisogno comune.
Occorre anche che le occupazioni stesse diventino un momento positivo
nel rapporto con il territorio, facendo crescere le strutture di
servizio (ambulatori sanitari, sportelli legali, scuole d'italiano per
immigrati,ecc.) per favorire azioni di solidarietà contro la
politica degli sfratti.
Enrico
Palermo: occupato Palazzo Tarallo
Mercoledì 13 aprile le famiglie aderenti al Comitato di Lotta
per la Casa "12 luglio" hanno occupato uno stabile - Palazzo Tarallo -
nel centro storico della città. Si tratta di un antico palazzo
nobiliare ristrutturato ma vuoto e inutilizzato da moltissimo tempo.
Palazzo Tarallo è un edificio di rara bellezza: affreschi, ampi
vani, accessori.
Già nella tarda mattinata, dopo una richiesta formale da parte
del Comitato di un colloquio con prefetto e sindaco, la polizia ha
sgomberato gli occupanti non senza qualche difficoltà e una
certa tensione.
I manifestanti hanno deciso di andare in corteo verso il municipio
attraversando il popolare mercato di Ballarò. Davanti Palazzo
delle Aquile è iniziato un presidio: tre aderenti del Comitato
si sono arrampicati sulle impalcature del palazzo antistante il
municipio; è stato srotolato uno striscione che denunciava le
mire speculative dei privati che con la complicità
dell'amministrazione comunale si stanno impadronendo del patrimonio
immobiliare della città. Uno dei tre manifestanti è sceso
ed è stato identificato dalla polizia, mentre agli altri due
è stato intimato l'arresto ma alla fine sono scesi senza subire
ritorsioni. Blocchi stradali a singhiozzo hanno paralizzato il traffico
della centralissima via Maqueda. Nel momento di massima mobilitazione
pomeridiana c'erano una sessantina di persone tra aderenti al Comitato
e compagne/i arrivate/i in sostegno. In serata una delegazione del
Comitato è stata ammessa per entrare in Municipio per conferire
con il Presidente del consiglio comunale Cordàro e il
Vicepresidente Italiano che hanno dichiarato che il giorno dopo
avrebbero convocato l'assessore Avànti per redigere un resoconto
completo sull'emergenza abitativa a Palermo e sugli interventi da porre
in essere. Per lunedì 18 è previsto un consiglio comunale
straordinario sulla questione casa.
Due impegni che il Comitato è riuscito a strappare dopo
un'intera giornata di proteste in un momento particolarmente delicato
per la lotta per la casa a Palermo.
TAZ laboratorio di comunicazione libertaria
Milano: solidarietà agli immigrati in lotta
Milano ormai non ha più periferia: ogni quartiere è denso
di case, uffici, negozi. Solo via Corelli sembra essere una isola
desolata.
L'ingresso del CPT è in una stradina secondaria, circondato da
mura altissime che lo nascondono alla città, pensando di farne
dimenticare l'esistenza. Raramente è possibile avvicinarsi: le
manifestazioni vengono bloccate sempre a distanza, come se il solo
vedere quelle desolanti mura possa far venire la voglia di abbatterle.
Però sabato 16 davanti ai cancelli c'erano tante compagne e
compagni venuti a portare la loro solidarietà ai detenuti in
sciopero della fame. Un grosso striscione è stato issato sui
bordi della tangenziale con la scritta "Libertà" in varie
lingue, in modo che chi era dentro sapesse che la loro lotta è
conosciuta e sostenuta.
E Libertà è stato l'unico slogan che ha accompagnato
tutto il presidio, gridato a gran voce da chi era fuori e da chi era
dentro.
Alcuni detenuti sono saliti sui tetti del centro. Poi, riunitisi in
assemblea, hanno fatto sapere che da oggi tutti sono in sciopero, anche
quelli che sono entrati dopo la notte di venerdì 8 aprile, per
continuare a chiedere libertà per tutti, perché essere
immigrato non è reato.
Una delegazione composta da 4 compagne, due medici ed un consigliere
regionale è entrata nel centro, ma l'accesso alle camerate
è stato negato dalla Crocerossa, che gestisce il centro, e dalla
prefettura, dopo la dichiarazione che "nessuno era in sciopero".
I detenuti hanno ottenuto per lunedì 18 un incontro con la
prefettura, alla presenza del comitato di appoggio e l'entrata di
medici nel CPT.
Durante questa settimana sono state liberate dal centro più di
20 persone, a molte delle quali non scadevano i termini del
trattenimento. Anche nella mattinata di sabato sono stati liberati 6
detenuti. Altri, però sono stati deportati. Tra di essi, i
cinque che erano i portavoce dello sciopero. La valutazione del
comitato di appoggio è che la prefettura abbia cercato, in
questo modo, di far terminare la protesta, senza riuscirci.
Rosaria Polita