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Umanità Nova, numero 15 del 1 maggio 2005, Anno 85

Letture
AA.VV., Piegarsi vuol dire mentire
Germania: la resistenza libertaria al nazismo nella Ruhr e in Renania (1933-1945)




AA.VV., Piegarsi vuol dire mentire. Germania: la resistenza libertaria al nazismo nella Ruhr e in Renania (1933-1945), Zero in Condotta, Milano 2005, pagg. 94 con immagini, Euro 7.

Un'altra resistenza sconosciuta: quella libertaria e anarcosindacalista contro il nazismo in Germania, come peraltro resta del tutto misconosciuta l'intera opposizione tedesca al fascismo hitleriano.

Eppure quella resistenza ci fu e combatté duramente, prima di essere pressoché annientata dal terrore bruno.

Secondo un recente studio i nazisti e i loro alleati uccisero oltre 130.000 cittadini tedeschi, dei quali almeno 16.000 condannati a morte dai tribunali penali civili e quindi ghigliottinati o impiccati in circa cinquanta luoghi d'esecuzione.

In Germania i primi campi di concentramento comparvero non appena i nazionalsocialisti e Hitler presero il potere e, al fine di "rieducare i tedeschi antinazisti", vi furono internati migliaia di comunisti, socialdemocratici, sindacalisti e anarchici. 

Il lager di Dachau fu il primo campo di concentramento, aperto dal nazismo nel '33 neanche 60 giorni dopo l'ascesa al potere di Hitler, destinato proprio a segregare circa 5.000 detenuti politici tedeschi antinazisti, quindi fu esteso enormemente durante la guerra. Nei giorni immediatamente precedenti la liberazione (fine aprile 1945) arrivò a "contenere" (compresi i circa 30 sottocampi) oltre 67.000 deportati: politici di diversi paesi compresi numerosi reduci della guerra di Spagna, ebrei, omosessuali, delinquenti comuni, testimoni di Geova e moltissimi prigionieri di guerra, soprattutto sovietici.

In tutto passarono per questo lager circa 200.000 persone, tra le quali almeno 31.591 italiani di cui è nota l'identità.

Anche se non se ne conosce il numero esatto, furono tantissimi gli anarchici, gli anarcosindacalisti e i rivoluzionari libertari tedeschi che conobbero, per primi, questo incubo, classificati sia con il Triangolo Rosso degli oppositori politici ma sovente anche col Triangolo Nero degli asociali, la categoria inventata dai nazisti che raccoglieva "renitenti al lavoro", "disfattisti" e "sabotatori dell'economia nazionale", oltre a senza-dimora, lesbiche e alcolisti.

Per la prima volta in Italia, finalmente, è uscito un libro che cerca di gettare uno sprazzo di luce su questa terribile pagina di storia. Il libro, edito dalle "nostre" edizioni Zero in Condotta, offre ai lettori una raccolta di interventi, testimonianze e studi che permettono quanto meno di rompere l'inquietante quanto ingiusto silenzio che continua ad avvolgere le vicende del movimento operaio tedesco, e in particolare quelle della sua componente libertaria, di fronte al nazismo.

A tutt'oggi infatti, nei migliori dei casi la resistenza tedesca è stata attribuita esclusivamente ai comunisti, ai socialdemocratici e ad alcuni gruppi cattolici, mentre invece sono stati fatti scomparire dai libri di storia le pur consistenti presenze della sinistra comunista non stalinista e dell'anarcosindacalismo che, nel '32 prima di entrare nella clandestinità, contava 7.000 iscritti alla FAUD (Freie Arbeiter Union Deutschlands), aderente alla AIT così come la CNT spagnola e l'USI italiana.

Emblematicamente il titolo del libro è un verso di una poesia di Erich Muhsam, artista rivoluzionario e militante anarchico, assassinato dalle SS nel campo di Oranienburg nel '34, che mantenne tale impegno fino all'estremo pur di non rendersi complice dell'infamia nazista.

A cura di emmerre














































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