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Umanità Nova, numero 16 dell'8 maggio 2005, Anno 85

Alchimia mortale
Armi: un business che trasforma il piombo in oro




Italiani brava gente! L'Italia ha anche lei la sua missione nel mondo: assieme agli altri stati paladini della giustizia si è impegnata ad "esportare la democrazia", e per questo spedisce i propri super-eroi in divisa in giro per il mondo in qualità di "costruttori di pace" che fanno un culo così alle persone brutte sporche e cattive. E mentre l'economia non va proprio benissimo, gli italiani con il loro celebre ingegno riescono a far andare a gonfie vele un certo giro d'affari. Infatti ci sono dei bravissimi alchimisti nostrani che si preoccupano di trasformare il piombo in oro! Un'attività che è in sintonia con la missione italiana nel mondo in quanto, si sa, per esportare democrazia e pace è necessario fare un po' di casino e disporre degli strumenti adatti… 

Nel 2004 il ministero degli esteri ha concesso la bellezza di 948 autorizzazioni all'esportazione di armi da guerra per un totale di 1.489.777.678,49 euro, con un incremento del 16,18% rispetto al 2003, mentre dal 2001 al dicembre 2004 l'aumento delle autorizzazioni all'export è stato del 72%. Riccardo Bagnato (che con Benedetta Verrini è autore del libro "Armi d'Italia" da poco pubblicato da Fazi) ricorda che le armi rappresentano il 10% dell'export italiano. Sì perché, in fondo, l'Italia è pur sempre il secondo esportatore di armi leggere al mondo, e ha accanto dei colleghi di tutto rispetto se si pensa che nel 2003 l'Unione Europea si piazzava al secondo posto nel mercato mondiale degli armamenti controllandone il 25,2%, per un valore di esportazioni di 4,7 miliardi di dollari – agli Stati Uniti andava invece il 23,5% per un valore di 4,4 miliardi di dollari, mentre alla Russia spettava una percentuale superiore al 37%. Poi, non bisogna dimenticare che nella classifica delle maggiori aziende produttrici di armi a livello globale la società pubblica italiana Finmeccanica si trova al nono posto e, del resto, Finmeccanica controlla alcune delle più grandi aziende italiane produttrici d'armamenti. Le grandi società protagoniste nel 2004 sono state: Agusta (514 milioni di euro), MBDA (200 milioni), Alenia Marconi Systems (173 milioni), Oto Melara (152 milioni), Avio (71 milioni) Fincantieri Cantieri Navali (71 milioni), Selenia Communications (61 milioni), Whitehead Alenia Sistemi Subacquei (36 milioni), Galileo Avionica (35 milioni) e Iveco (29 milioni). Giusto per essere all'altezza di questi brillanti risultati, l'Italia è anche uno dei 57 paesi che possiede nei suoi arsenali le tristemente note cluster bombs; ma, cosa più importante, come ricorda Human Rights Watch, in Italia le cluster si producono pure e a produrle sarebbero due società: Simmel e Snia Bdp.

Alcuni clienti delle società italiane che trafficano in armi: Regno Unito con il 15,52% delle autorizzazioni (che è destinatario di esportazioni da MBDA per 170 milioni di euro, probabilmente per sistemi terrestri e missilistici), Norvegia con il 13,36% (destinataria di esportazioni da parte di Agusta per un totale di 168 milioni di euro, probabilmente per elicotteri NH-90), Polonia con l'8,89%, poi seguono Portogallo, Stati Uniti, Grecia, Malaysia, Repubblica Ceca, Svezia e Turchia; ma anche Congo, Arabia Saudita, Afganistan (dal 2003), Pakistan, Israele e Cina – si ricorderà che durante la sua visita in Cina Ciampi si dichiarò a favore di una rapida abolizione dell'embargo sulla vendita di armi imposto dall'Unione Europea alla Cina stessa. Sembra infine che il governo italiano stia firmando accordi di cooperazione nel campo della difesa con Kuwait, Giordania, India, Indonesia, Libia, Israele e Cina. Insomma, ricchissimi affari nel campo degli armamenti, grazie soprattutto alla legge 148/03 che modifica la 185/90 in materia di «controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento». Si sa: quel che vale veramente è il "diritto consuetudinario" dei signori della politica e dell'economia, che si possono permettere di farsi leggi su misura o semplicemente di fregarsene della Legge, in un quadro in cui lo stato, dietro la facciata presentata al grande pubblico, risulta essere un'immensa organizzazione informale criminale e terrorista. Una cosa che dovrebbero tenere a mente tutti coloro che si inalberano e strepitano per il "rispetto della legalità".

Per concludere, si deve notare che durante il 2004 il ministero dell'economia e delle finanze ha autorizzato 749 transazioni bancarie consistenti in prestiti ai costruttori di armi per un totale di 1.317,7 milioni di euro, mentre nel 2003 i prestiti ammontavano a 722,2 milioni. Se da un lato alcune banche dichiarano di volersi tirare fuori dal giro d'affari e di ridurre il proprio coinvolgimento, dall'altro si viene a conoscenza di una questione non proprio irrilevante, anche se il quotidiano il manifesto del 28 aprile 2005 la definisce, molto eufemisticamente, un «neo»: «la Banca popolare di Milano, uno dei sostenitori storici di Banca etica, si è aggiudicata 22 commesse, per oltre 53 milioni di importi autorizzati». Ora (!) Banca etica (un ossimoro) sta esaminando la faccenda. Infine, resta da sottolineare che di prestiti ai produttori di armi la Banca di Roma e il San Paolo-Imi se ne sono aggiudicate il 60% (rispettivamente con 395 e 366 milioni di euro), percentuale che le piazza ai primi posti nella classifica delle banche armate, seguite da Banca Antoniana Popolare Veneta (9% con 121 milioni) e Banca Nazionale del Lavoro (oltre il 5% con 71 milioni). Un anarchico statunitense, fornendo definizioni a vari concetti, scrisse: «Banche del sangue: ne esistono di altro tipo?»

I benpensanti che inorridiscono e sbraitano quando qualcuno sfascia le vetrate di una banca si porranno mai la domanda: ma non è che, forse, finanziare la produzione di armi da spedire in giro per il mondo crei maggiori problemi e drammi rispetto ad un vetro rotto? Forse domande di questo tipo sono troppo scomode, ed è più semplice preoccuparsi dei trapianti di capelli di Berlusconi e delle nozze fra Carlo e Camilla, credere che l'Italia esporti veramente democrazia pace e libertà, che i soldati e gli sbirri siano davvero costruttori di pace, che lo stato possa essere buono, che il capitalismo possa avere un volto umano…

GattoSilvestro















































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