Umanità Nova, numero 16 dell'8 maggio 2005, Anno 85
Torino
Nella serata del 22 aprile nei locali della FAI torinese Marco Rossi e
Franco Schirone hanno presentato la nuova edizione de "La Resistenza
sconosciuta. Gli anarchici contro il fascismo. I giornali anarchici
clandestini 1943-1945". Una serata densa nella quale si sono ripercorse
le tappe di una contrapposizione feroce iniziata nel 1919 e andata
avanti sino a quel 25 aprile del 1945, che per molti non fu che una
tappa di una lotta che prosegue ancor oggi.
Il 15 aprile 1919 a Milano i fascisti assaltano un corteo anarchico,
uccidono Teresa Galli, devastano la sede dell'"Avanti" e uccidono due
socialisti. Gli omicidi, le persecuzioni, gli assalti a sedi sindacali
e politiche vanno avanti per anni. Nella nostra città il 18
dicembre 1922 le squadracce di Brandimarte massacreranno 18 militanti
operai: tra loro ricordiamo l'anarchico Pietro Ferrero, segretario
cittadino della FIOM e aderente all'Unione Anarchica Italiana.
Quella tra fascisti e sovversivi, tra reazione e rivoluzione fu una
guerra lunga e cruenta, che sarebbe durata sino all'insurrezione
antifascista dell'aprile 1945 e a quella Liberazione di cui quest'anno
ricorre il 60° anniversario.
A quella guerra i militanti anarchici, di ogni tendenza, parteciparono in prima persona.
La loro intransigente opposizione si espresse prima nelle strade e con
gli Arditi del Popolo tra il 1919 e il 1922, quindi nella lotta
clandestina e cospirativa durante il Ventennio, nell'esilio all'estero,
nei luoghi di detenzione e confino, durante la guerra di Spagna, nei
campi d'internamento e nei lager, e infine nella lotta partigiana.
Una serata sulla memoria intesa come esercizio fecondo di tessitura dei
fili che tengono uniti i libertari, i ribelli sociali, gli amanti della
libertà di ieri e di oggi: una serata antifascista.
Nel primo pomeriggio di sabato 23 ci siamo ritrovati come ogni anno
alla lapide che ricorda Ilio Baroni, partigiano anarchico morto in
combattimento il 26 aprile 1945.
Un mazzo di garofani rossi, qualche canzone, uno striscione aperto
lungo il corso "Né stati, Né Fascisti. Resistenza!".
Il pomeriggio si è concluso con una bicchierata in ricordo di
Aldo Greco, il nostro compagno prematuramente scomparso il 24 aprile
dello scorso anno. Andrea ha letto una poesia dedicata ad Aldo, tutti
abbiamo stretto i pugni in memoria di Aldo e di Ilio.
Nella notte tra il 24 e il 25 aprile striscioni e cartelli sono stati
appesi al Martinetto, alla sede dei DS, di fronte al Comune.
Al Martinetto, il posto dove a Torino avvenivano le fucilazioni uno
striscione con la scritta: "Coi fascisti nessuna pacificazione!". Sul
portone della sede provinciale dei DS su cartello con "Violante: la
memoria non si cancella!". "Chiampa e Fini, amici per le foibe.
Né lager, Né gulag, Né CPT" questo lo striscione
appeso di fronte all'ingresso del Municipio in piazza Conte Verde per
accogliere degnamente il sindaco e la sua giunta che quella mattina
celebravano il sessantesimo anniversario della Resistenza.
Nel comunicato inviato alla stampa scrivevamo: "Una piccola azione per
ricordare che chi confonde i carnefici con le vittime, ne diviene
complice.
Oggi come ieri. Oggi come 60 anni fa, quanto Togliatti amnistiò
i fascisti e lasciò al loro posto quasi tutti i prefetti
nominati da Mussolini.
Abbiamo visto nel 1994 il presidente della camera Violante inaugurarla
invitando alla 'pacificazione' con 'i ragazzi di Salò', i
crudeli assassini che hanno martoriato il nostro paese, torturato a
morte i partigiani, bruciato paesi e massacrato la popolazione accanto
alle truppe di occupazione naziste.
Abbiamo visto il 'partigiano' Ciampi avallare la presenza del fascista
Storace alle fosse Ardeatine, uno dei luoghi-simbolo della ferocia
nazifascista.
Abbiamo visto il sindaco Chiamparino sedere accanto al ducetto Fini per
commemorare i 'martiri delle foibe', mentre non una parola veniva spesa
per i milioni di vittime civili della guerra scatenata da Mussolini in
Jugoslavia. Non una parola per l'italianizzazione forzata delle
popolazioni croate e slovene in Istria e Dalmazia, non una parola per
le cento e più 'Marzabotto' di cui si sono macchiate le truppe
di occupazione italiane in Jugoslavia.
Oggi come 60 anni fa l'antifascismo anarchico è lotta contro
ogni forma di autoritarismo, sia di 'destra' che di 'sinistra', per la
giustizia sociale e la libertà concreta di tutti e di ciascuno."
Eufelia
Pordenone
Pioveva a dirotto! Eppure è stato un giorno di "sole" questo 25
Aprile a Pordenone. In P.le Ellero dei Mille dalle 9 fino a mezzogiorno
inoltrato almeno un centinaio di persone hanno partecipato ad una festa
di liberazione finalmente senza fascisti e per quasi tutta la mattinata
senza militari e sbirraglia, scappati assieme ai prodi rappresentanti
delle istituzioni, dalla pioggia battente nell'aula magna del centro
studi.
Molti i libertari e gli anarchici della regione. Dal sound-system che
ha accompagnato tra musiche e interventi il presidio antifascista
s'è fatta una breve cronistoria di quanto accaduto a Pordenone:
da 5 anni Azione Giovani e AN sfilavano dopo la commemorazione
ufficiale depositando una corona a "tutti i caduti" scortati dalla
sbirraglia mentre altri fra polizia e carabinieri cercavano di tarpare
la resistenza pacifica che gli antifascisti opponevano alla
provocazione.
Dopo la numerosa opposizione dell'anno scorso che ha impegnato
più di un centinaio di sbirri e tre quarti d'ora di
trascinamenti e botte e 2 denunce per resistenza a pubblico ufficiale,
siamo riusciti a cacciarli. Grazie alla determinazione ma anche grazie
alle decine di persone che in questi anni ci hanno sostenuto e si sono
riavvicinati ad una giornata oramai svuotata di senso, militarizzata e
impolverata dalla retorica istituzionale.
Dopo la loro ritirata già alcuni giorni prima avevamo
rivendicato la piccola vittoria, regalandola ai vecchi partigiani morti
per la libertà, ma soprattutto risposto alle dichiarazioni di
Ciriani (AN) e Bortolussi (AG) che con il ridicolo tentativo di
anticipare il 25 aprile (a causa delle nostre angherie e aggressioni)
ci attaccavano per mezzo stampa.
Nessun diritto di replica sui quotidiani di stampa locali (Gazzettino e
Messaggero). La cosa più evidente di questa informazione
fascista è la censura operata alla nostra iniziativa.
Eppure abbiamo avuto la dimostrazione che a volte la coerenza e
l'azione diretta può scardinare le regole di una società
mediatizzata e mistificatoria che invece d'informare fabbrica gli
eventi. Possiamo certamente affermare che la nostra manifestazione
è stata la più partecipata fra tutte quelle in agenda e
soprattutto dai giovani con la presenza del collettivo studentesco
pordenonese e udinese.
Il presidio s'è poi mutato in una breve camminata dai portici al
centro della piazza dove abbiamo depositato una decina di corone
dedicate alle vittime del nazifascismo, della violenza, delle guerre,
delle stragi di stato, dei Centri di Permanenza Temporanea…
Ed ancora sono stati spiegati contenuti che contraddistinguono le
nostre idee e la nostra pratica politica volta ad attualizzare la
resistenza alle tante e necessarie resistenze di questo mondo imposto,
non solo come il migliore ma peggio come l'unico dei mondi possibili,
dove le guerre, le leggi razziste, la xenofobia, l'integralismo
religioso e la repressione statuale la fanno da padroni.
Lottiamo per un mondo di libere ed uguali e continueremo a farlo a
partire dai nostri quartieri, dai posti di lavoro, dai banchi di scuola
e in ogni luogo dove sfruttamento e autoritarismo continueranno ad
ingabbiarci.
E lo faremo attraverso i dibattiti, gli incontri/confronti,
l'informazione quella vera ma anche attraverso la pratica, consci che
la libertà e la giustizia sociale non si delega ma si conquista
ogni giorno con le nostre mani e le nostre idee.
Collettivo RIFF RAFF
Mel
La riuscita del 25 aprile antifascista a Mel (BL), promosso dal Circolo
anarchico "A.Sbardellotto" di Belluno e dal Coordinamento anarchico
veneto, è andata ben oltre le più rosee speranze, a
dimostrazione che quando ci sono impegno, preparazione e volontà
anche il maltempo diventa ininfluente, tanto che non ha impedito,
nell'arco della giornata, la partecipazione di circa duecento persone.
L'iniziativa era nata con lo scopo di ricordare e rivendicare,
nell'anniversario della Liberazione, la memoria di Angelo Sbardellotto,
l'anarchico originario proprio di Mel fucilato nel '32 per l'intenzione
di uccidere Mussolini.
Nella mattinata, il convegno "La lunga resistenza" si è aperto
con la presentazione della ricerca plurale, coordinata da Alessandro
Casellato, intitolata appunto "L'anarchico di Mel e altre storie";
mentre nel pomeriggio, a cura di uno degli autori, è stata
presentato il volume (con annesso CD) "La resistenza sconosciuta",
quindi la conclusione affidata al canto, alla musica e alle emozioni
collettive offerte dal gruppo bellunese "Whiskey Distillando fiori".
Ottima la diffusione di libri, tra i quali la biografia di Sbardellotto
scritta ed edita da Galzerano, oltre che della nostra stampa, in
particolare di Germinal e Umanità Nova.
Il tutto nella bella piazza centrale di Mel, incorniciata da striscioni
e bandiere rosso-nere che facevano la loro figura sotto il porticato,
dove vi era un punto esterno di distribuzione di libri e vino, sul
palazzo delle Contesse dove si è svolto il convegno e persino in
alto sul pennone in mezzo alla piazza.
Nei giorni precedenti era intanto giunta la notizia che a Belluno una
via sarà intitolata a Sbardellotto - cosa che ha fatto
inquietare un consigliere di AN- mentre a Mel sembra ormai deciso che
il Comune, dopo troppi anni di rimozione, dedicherà un cippo in
una piazza al suo cittadino che non solo è passato alla storia
ma ha cercato di cambiarne il corso, nella convinzione che: "Per essere
liberi bisogna abbattere la tirannia".
Uno degli organizzatori
Milano
Il Comitato di sostegno alla lotta dei detenuti di via Corelli ha
organizzato in occasione della sfilata istituzionale del 25 aprile un
presidio in piazza San Babila, dove sarebbe passato il corteo per
recarsi in piazza Duomo.
È stato aperto un enorme striscione per la chiusura del lager di
via Corelli. Sono state distribuite migliaia di volantini in
solidarietà alla lotta dei detenuti di quel carcere speciale nel
cui appello si gridava: "Perché noi che siamo qui dentro e noi
che siamo usciti vi diciamo che in un paese che si definisce
democratico non possono esistere luoghi come via Corelli e tutti gli
altri Centri di detenzione in Italia."
Il volantino dava anche appuntamento alle 18 della stessa giornata per
una manifestazione di protesta davanti allo stesso CPT. Ma quando ci
siamo recati in via Corelli, la stradina che porta sotto le alte mura
del carcere, era ostruita da ingenti forze di polizia. Invano si
è chiesto di potersi avvicinare. Gli ordini che venivano
dall'alto erano irremovibili.
Allora si sono sistemati i vari striscioni di protesta contro i CPT ai
lati della strada principale, mentre uno striscione di grandi
proporzioni "Cancelliamo i lager costruiamo l'accoglienza" è
stato posizionato di traverso nella stessa strada che, assieme ai circa
trecento manifestanti, ha provocato un blocco stradale che si è
protratto per circa due ore. Nel frattempo dagli amplificatori su di un
camion uscivano prima note musicali e poi interventi di protesta per la
chiusura dei CPT e la solidarietà alla lotta dei detenuti in via
Corelli.
Quando è stata fatta la richiesta di far entrare una delegazione
nel carcere speciale, per rivendicare la cessazione delle espulsioni,
la risposta è stata negativa: potevano entrare solo i
rappresentanti istituzionali (consiglieri regionali, ecc.) che non
significava alcuna concessione, perché è nella norma che
questi possano entrare.
Allora si è deciso di improvvisare una manifestazione nel
quartiere, con lo scopo di controinformare sulla presenza del lager
nella zona e del trattamento umiliante nei confronti dei reclusi. Il
corteo veniva scortato sia davanti che dietro da ingenti forze di
polizia. Gli slogan più gridati: "Chiudiamo i Centri di
Permanenza, ora e sempre Resistenza", "Liberi subito, liberi tutti".
Verso le 21,30 di sera si scioglieva la manifestazione.
Enrico