Umanità Nova, numero 17 del 15 maggio 2005, Anno 85
Lo scorso dicembre il rapporto dell'Istat, che prendeva in
considerazione un campione di quasi 23 mila donne tra i 14 ed i 59 anni
di età, riportava che circa il 3% aveva subito, almeno una volta
nella propria vita una violenza sessuale o un tentativo di violenza. Se
guardiamo invece "solo" le molestie sessuali la percentuale di donne
sale ad oltre il 50%. Quelle che avevano subito ricatti sessuali sul
posto di lavoro era il 3%.
Inoltre una ricerca dell'Università di Harvard di alcuni anni fa sosteneva che la prima causa di morte e di invalidità per le donne tra i 14 ed i 44 anni era la violenza: cioè ci sono più donne morte per stupri o percosse che per malattie.
Detto questo la notizia, riportata da pochissimi, che una donna soldato sia stata violentata nella caserma di Udine dove prestava servizio, fa, naturalmente, poco scalpore. Un po' più interessante è rilevare che colui che l'ha violentata è stato promosso di grado e la donna invece è stata trasferita.
Evidentemente dimostrare di essere violenti è un passo verso la carriera.
Non c'era bisogno di questo ennesimo caso per dimostrare quanto le caserme siano luoghi di violenza e sopraffazione: la gerarchia militare si fonda sull'oppressione e sulla trasformazione delle persone in cose e chi la sostiene, uomini o donne, ne diventa complice.
Nonostante ciò la noncuranza con cui questo episodio è stato trattato, come se fosse "normale", continua ad inorridirci.
R. P.