testata di Umanità Nova

Umanità Nova, numero 17 del 15 maggio 2005, Anno 85

Epidemie e povertà
Nuovi virus presentano il conto al G8 e al WTO




Il virus di Marburg come quello dell'Ebola, Nipa, west Nile e Hendai sono nuove specie virali patogene per l'uomo. Per il virus di Marburg la prima epidemia risale a sei mesi fa (ottobre del 2004) e si è verificata nel villaggio di Durba nella repubblica democratica del Congo nella regione geografica definita come la Cinta dell'Ebola (ebola belt) che racchiude i paesi subsahariani (Congo, Burkina Faso, Nigeria, Botswana, Uganda, Senegal). Caratteristica clinica comune a Ebola, Nipa e Mumburg e la loro estrema letalità: delle 267 persone infettate nel villaggio di Durba 247 sono già morte. Tutte si manifestano nella prima settimana con sintomi simili a quelli di una comune influenza: dopo 2 settimane si manifesta un emorragia diffusa alla quale segue la morte. Sebbene queste malattie abbiano una letalità superiore al 90% i numeri dei pazienti affetti finora è nell'ordine delle centinaia, sicuramente lontano dai sei milioni di persone affette da malaria e dai tre milioni di affetti da tubercolosi all'anno registrati su scala mondiale. La pericolosità di queste nuove malattie infettive risiede nell'elevata contagiosità, nella mancanza di conoscenza sul loro agente infettivo, nell'assenza di terapie e nel diffondersi di condizioni ambientali favorevoli (povere condizioni socio-sanitarie).

Nel 1909 il 60% della mortalità nella popolazione mondiale era dovuta a cause infettive, nel 1999 il 60% della mortalità era dovuta a malattie neoplastiche e cardiovascolari. Nei primi anni del nuovo millennio si è registrato un notevole incremento delle morti da cause infettive, riportando il pendolo della mortalità globale indietro di alcuni secoli. Non sempre si tratta di malattie infettive nuove, spesso si tratta della recrudescenza di malattie gia note come Malaria, Tubercolosi, Colera che insieme sono causa di più di 20 milioni di morti annui . Tuttavia quello che sembra caratterizzare gli ultimi anni è il presentarsi di nuove epidemie e poi pandemie (epidemie mondiali) sostenute da nuovi agenti patogeni (virus, prioni, batteri). Si inizia negli anni ottanta con la comparsa del AIDS e della legionellosi. Dovute ad un virus (HIV) e ad un batterio Legionella pneumonie, seguiti dall'emergere di nuovi agenti patogeni sino ad allora completamente sconosciuti alla nostra specie: Ebola, Nipa, Marburg, Hendai, Nuovi tipi di Coronavirus (SARS), Nuove varianti di virus inflenzali (Influenza aviaria), I prioni e l'encefalopatia spongiforme (CJSE). Sembrerebbe che lentamente le più cupe visioni apocalittiche e bibliche sull'estinzione della nostra specie ed il flagello divino trovino fondamenti e premesse nelle emergenze sanitarie di questi giorni. In realtà oggi l'umanità non corre alcun rischio e nessuna catastrofe è dietro l' angolo. Quello che sta avvenendo non e una novità nella lotta per la sopravvivenza tra noi e le altre specie biologiche con le quali condividiamo il pianeta.

L'umanità ha attraversato almeno altri tre grandi periodi di transizione demografica, sociale e politica che accompagnati dall'aumento delle malattie infettive e dall'emergere di nuove epidemie. 1) La prima grande epidemia si è registrata nel passaggio dalla preistoria alle prime fasi della storia quando si passò da un economia basata sulla caccia ed il nomadismo ad una economia agricola caratterizzata dallo sviluppo della vita stanziale in agglomerati umani. In questa epoca si iniziò ad allevare animali in stretta prossimità con gli insediamenti umani. In tal modo si permetteva il passaggio di agenti patogeni (zoonosi) dagli animali agli umani; inoltre l' aumento della densità umana sul territorio aumentava la possibilità di contagio. In questo periodo, circa 7000 anni fa, compariva il morbillo e 4000 anni fa il vaiolo come variante dell'omologo che infetta tutt'oggi il cammello. 2-3) Le altre due transizioni socio-biologiche si sono caratterizzate per il contatto tra popolazioni prima geograficamente separate. Intorno al 430 AC le popolazioni euroasiatiche entrano in contatto (economico e militare) tra loro nel bacino del Mediterraneo. In questo periodo si hanno le prime epidemie di tifo in Europa (Atene). La terza grande transizione socio-economica con esiti morbosi avviene nell'era moderna intorno al 1500 in occasione delle grandi scoperte geografiche. Un commilitone di Hernan Cortes, Bernal Diaz dichiara che le possibilità di vittoria contro l'impero Azteco sarebbero state nulle senza le epidemie di morbillo e vaiolo che scoppiarono nelle popolazioni indigene Sud Americane. Tali epidemie erano dovute all'arrivo degli spagnoli che portavano nel nuovo mondo oltre che il cattolicesimo diversi tipi di patogeni prima del loro arrivo sconosciuti in quest'area geografica. Nel settecento i viaggi del capitano Cook permisero la diffusione di sifilide, morbillo e tubercolosi nell'area del pacifico decimando intere popolazioni.

Oggi stiamo vivendo la quarta transizione socio-politica accompagnata da epidemie: la Globalizzazione. Urbanizzazione, densi sobborghi urbani spesso estremamente poveri con livelli socio economici bassi, sconvolgimenti sociali (guerre, genocidi, caduta e crisi dei sistemi politici), aumento esponenziale dei traffici aerei, sviluppo tecnologico incontrollato ne sono all'origine. Per fare un esempio la legionellosi non avrebbe avuto la sua diffusione se non fossero stati prodotti in larga scala giganteschi polmoni (sistemi di aria condizionata) all'interno dei quale il batterio trova una temperatura ed umidità favorevoli per riprodursi. Il disboscamento di grandi aree del pianeta che portano alla migrazione di specie animali e dei loro parassiti nelle metropoli adiacenti, i cambi climatici; tutto questo si traduce in un aumento del rischio per le malattie infettive, e ne aumenta la capacità di contagio.

Considerazioni Socio-politiche sull'evoluzione di nuove specie patogene

Un ruolo importante nell'aumento del rischio e dell' incidenza delle malattie infettive è dovuto a fattori socio economici: un caso emblematico è quello russo.

Le aspettative di vita in Russia nel decennio 1965-1975 era di 72 anni: oggi in Russia la vita media si aggira sui 64 anni. Il rapido declino del sistema sanitario in seguito al collasso sovietico, la privatizzazione dei servizi sanitari ed il generale abbassamento della qualità della vita (disoccupazione, perdita di alcune garanzie sociali: casa, istruzione etc) hanno avuto una ricaduta immediata sulla sopravvivenza della popolazione. Effetto opposto si registra in India dove lo sviluppo economico ha portato l'età media ad innalzarsi dai 50 anni degli anni '60 ai 65 attuali.

Rimane il fatto che l'80% delle morti per cause infettive si concentra nel continente africano e nelle aree più povere del mondo. Esempi tipici di focolai di infezione e laboratori di virologia a cielo aperto sono le favelas sud americane, i campi profughi africani e medio orientali e le carceri. In quest'ultimo caso è interessante riportare qui la storia della recrudescenza della tubercolosi degli anni '90 in Russia nel distretto carcerario di Ivanovo. Un'esplosione epidemica fu registrata nel 1994 in Russia grazie alla diffusione di una variante di mycobacterium tuberculosis resistente ai comuni antibiotici: le persone che perirono per tbc furono centinaia. Ricerche epidemiologiche portarono ad identificare nei grandi insediamenti carcerari delle regioni di Ivanovo il centro dell'epidemia. Ancora negli Stati Uniti una notevole diffusione di AIDS, epatite, e papillomi è dovuta all'aumento della popolazione carceraria negli anni novanta. E impressionante l'associazione tra carcere e possibilità di generare epidemie come dimostrato dai dati relativi all'incidenza di alcune malattie infettive: più alta in prossimità delle carceri e nelle comunità che li accolgono diminuisce allontanandosi dai penitenziari. Si è calcolato che la popolazione carceraria ha 35% in più di possibilità di infettarsi degli individui in stato di libertà.

L'enorme incidenza di malattie infettive nelle parti più povere del mondo contribuisce ad aumentare i flussi migratori verso le aree indenni (più ricche) ovviamente questo porta anche ad una potenziale diffusione di questi nuovi patogeni nelle aree più ricche. La scelta dei governi europei di creare dei campi di permanenza temporanea (CPT) dal punto di vista sanitario e biologico lascia perplessi, relegando nel ristretto spazio fisico individui sani e potenzialmente infetti con nuovi tipi virali aumentano la possibilità di contagio e la carica infettiva dei patogeni, potenzialmente trasmissibile al territorio limitrofo il CPT. Inoltre l'assenza di assistenza sanitaria agli immigrati "clandestini" o anche legali favorisce la diffusione di nuove patologie anche da noi. Sarebbe fondamentale per prevenire il contagio fornire a tutti gli immigrati indipendentemente dal loro status legale una completa assistenza sanitaria di alta qualità. Questa sarebbe anche un opportunità per isolare i nuovi agenti patogeni e cercare nuove terapie, conoscere il male per curarlo. È interessante notare come le nazioni egemoni che trovano la loro espressione politica nel G8 e nella banca mondiale con le loro politiche liberiste ed imperialiste da un lato condannano alla povertà e malattia la maggior parte della popolazione planetaria e dall'altra sono minacciate e vulnerabili agli effetti biologici dei loro disastri politici.

In questo mondo si può considerare il virus di Marburg come la logica risposta della natura all'imbecillità del potere. Vorrei in chiusura ricordare che il colera e le altre infezioni intestinali che nel 19° secolo hanno mietuto milioni di morti nelle nazioni industrializzate sono state debellate separando le acque potabili da quelle di scarico/reflue: un cambio ambientale e mentale che ha salvato più vite umane di quante le vaccinazioni e gli antibiotici insieme ne abbiano salvate nel 20° secolo. Così come oggi il riequilibrio tra consumo e produzione tra le varie regioni del pianeta, una giustizia sociale diffusa, la lotta alla povertà, potrebbero risultare un vantaggio per la nostra specie nell'ambito della lotta per la sopravvivenza.

Ennio Carbone


Fonti utilizzate.

- Weiss R and McMichael J. Nature Medicine Dicembre 2004 12:570 Social and environmental risk factors in the emergence of infectious diseases. http://www.who.int/mediacentre/factsheets/en/
- Reichard AA, Lobato MN, Roberts CA, Bazerman LB, Hammett TM. Assessment of tuberculosis screening and management practices of large jail systems. Public Health Rep. 2003 Nov-Dec; 118(6):500-7
- Is the world finally waking up to HIV/AIDS in prisons? A report from the XV International AIDS Conference. Can HIV AIDS Policy Law Rev. 2004 Dec; 9(3):43-4.
- Comfort ML, Grinstead O. The carceral limb of the public body: jail inmates, prisoners, and infectious disease. J Int Assoc Physicians AIDS Care (Chic Ill). 2004 Apr-Jun;3(2):45-8.
- Toungoussova OS, Mariandyshev A, Bjune G, Sandven P, Caugant DA. Molecular epidemiology and drug resistance of Mycobacterium tuberculosis isolates in the Archangel prison in Russia: predominance of the W-Beijing clone family. Clin Infect Dis. 2003 Sep 1;37(5):665-72. 2003.
















































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