Umanità Nova, numero 18 del 22 maggio 2005, Anno 85
Col bel tempo sono ripresi gli sbarchi di immigrati a Lampedusa: in
pochi giorni il locale Centro di Permanenza Temporanea dell'isola si
è riempito fino all'inverosimile, imprigionando circa mille
persone a fronte di una capienza di centonovanta unità. È
stato dunque inevitabile che le tensioni e l'esasperazione che derivano
da una situazione talmente insostenibile siano state all'origine di
scontri tra immigrati reclusi e anche di tentativi di fuga e/o rivolta
immediatamente sedati dalla polizia intervenuta all'occorrenza in
assetto antisommossa.
Mentre la gente veniva fermata, trattenuta e bastonata sotto il sole cocente di un'isola lontana da tutto e da tutti, all'alba del 12 maggio cinque compagni anarchici pugliesi attivi nelle lotte antirazziste venivano arrestati a Lecce mentre in tutta Italia venivano perquisite abitazioni di altri compagni e spazi anarchici nell'ambito di un'operazione antiterrorismo ordita dalla Procura di Lecce.
La giustificazione politica a questo tipo di attacco è stata ampiamente fornita dal ministro degli Interni Giuseppe Pisanu il quale, durante la festa per i 153 (lugubri) anni di vita della Polizia di Stato, si è prodotto in un altro dei suoi criminali panegirici sulla difesa della sicurezza nazionale. A dire del ministro, "in alcune regioni del paese l'incidenza dei reati attribuiti a immigrati clandestini supera il 50% del totale dei reati scoperti" e per corroborare il suo allarmismo non ha esitato a piegare alla ragion di Stato persino la matematica: per Pisanu "su circa 611.000 persone arrestate o denunciate nel 2004, ben 171.811 erano extracomunitari privi di permesso di soggiorno". Non ci pare si tratti del tanto sbandierato 50%. Ma il punto è un altro.
Pisanu ha chiaramente affermato che i Centri di Permanenza Temporanea costituiscono uno "strumento indispensabile" nel contrasto all'immigrazione clandestina che tanti danni arrecherebbe alla sicurezza nazionale. L'equazione è servita: visto che i "clandestini" sono socialmente pericolosi e considerato che i CPT sono un punto essenziale della sicurezza nazionale, chiunque si ponga ideologicamente, politicamente o materialmente contro i CPT è da ritenersi altrettanto pericoloso. Pisanu ha invitato gli amministratori locali a non subire le pressioni "di gruppi organizzati, ideologicamente ostili ad ogni forma di controllo dell' immigrazione clandestina" poiché "assecondare o soltanto subire simili iniziative significa esporre le comunità a maggiori rischi di illegalità". Chiarissimo.
Quello di cui non parla il ministro è l'impiego di denaro pubblico per distruggere la vita degli immigrati.
Una relazione della Corte dei Conti svela che nel 2004 sono stati spesi 115 milioni 467 mila euro per la repressione dell'immigrazione clandestina. In particolare, nei primi nove mesi del 2004 sono stati spesi 30.440.753 euro per la gestione dei CPT.
A fronte di questo, per l'assistenza ai profughi e richiedenti asilo sono stati stanziati poco più di 9 milioni di euro.
È evidente che gli interessi economici che gravitano dietro al business della repressione sono assolutamente rilevanti: i CPT costituiscono una grossa fonte di reddito per le strutture laiche o religiose di cosiddetto volontariato sociale che speculano sulla pelle della povera gente inserendosi nelle maglie di un sistema che fa del bisogno, della debolezza e della ricattabilità un proprio punto di forza.
Inoltre, gli accordi di riammissione tra Italia e paesi di provenienza dei flussi migratori contemplano interessi incrociati che hanno a che fare con commerci di ogni tipo, armi comprese, senza disdegnare la collaborazione con stati (come la Libia) nei quali i diritti umani non sono neanche minimamente tenuti in considerazione.
Se a tutto questo aggiungiamo l'ignobile pratica delle deportazioni e delle espulsioni collettive di migranti di cui l'Italia si è ripetutamente resa responsabile, c'è da chiedere a Giuseppe Pisanu chi siano davvero i soggetti socialmente pericolosi.
TAZ laboratorio di comunicazione libertaria