testata di Umanità Nova

Umanità Nova, numero 18 del 22 maggio 2005, Anno 85

Oltre ogni limite
Ancora il 270bis: 5 arresti a Lecce




Il recente caso del giudice di Lecce che ha ordinato l'arresto di cinque compagni e compagne - quindici gli indagati - con l'accusa di "associazione sovversiva" (il famigerato 270bis) è solo l'ultimo degli ormai troppo numerosi episodi che in questi ultimi tempi hanno riportato alla ribalta una norma nata durante il fascismo per reprimere anarchici, comunisti e socialisti e poi ampiamente utilizzata durante gli anni '70.

Solo per citare due esempi, appena due mesi fa era arrivata la notizia che la Procura di Bologna stava indagando una trentina di attivisti della rete del precariato sociale con accuse di "sovversione" per una pacifica autoriduzione in un cinema e, sempre con le stesse accuse, è stato istruito il processo di Cosenza contro la "rete del sud ribelle".

Ma nel caso di Lecce c'è qualcosa di ancora più grave e preoccupante: accusare di "associazione sovversiva" e mettere tra le "prove" a carico la partecipazione attiva alle lotte contro un CPT, significa lanciare un chiaro e pesante avvertimento a tutte le migliaia di compagni che da anni protestano contro la vergogna dei lager di stato.

La vergogna è tanto maggiore in quanto il campo di concentramento in questione è il "Regina Pacis", gestito fino a ieri da un sacerdote, arrestato il 12 marzo scorso e attualmente agli arresti domiciliari perché accusato di "sequestro di persona, violenza privata, abuso dei mezzi di correzione e disciplina e calunnia" ai danni degli "ospiti" del CPT.

Come in altri casi simili, l'uso disinvolto dell'accusa di "associazione sovversiva" risponde ad una esigenza spesso puramente strumentale in quanto consente una maggiore libertà di azione per quello che riguarda arresti e detenzione preventiva e l'innegabile effetto mediatico provocato dall'annuncio di una brillante operazione antiterrorista (Vedi "Art. 270. Cucito su misura" su "Umanità Nova" n. 7 del 29 febbraio 2004). E così anche "reati" che difficilmente sarebbero presi in considerazione come prova di una "associazione sovversiva", come alcuni di quelli affibbiati agli arrestati a Lecce, sembrano ingigantirsi perché mostrati attraverso la lente deformante del 270bis.

Ma la longa manus giudiziaria non si muove a caso e infatti sono di ieri le dichiarazioni dell'ineffabile Ministro degli Interni a proposito del fatto che "in alcune regioni più del 50%" dei reati sarebbe commesso da immigrati e fin dallo scorso anno i servizi di sicurezza mettevano in risalto "l'accentuata mobilitazione contro la politica governativa in materia di contrasto all'immigrazione clandestina, che ha dato luogo pure ad aggressive iniziative di contestazione" (Vedi la "53ma Relazione sulla politica informativa e della sicurezza", p.38, 2004). Peccato che quelle che vengono definite (dai "servizi"!) delle semplici "iniziative di contestazione", seppure "aggressive", si sono trasformate in ben più pesanti accuse giudiziarie.

Sono passati trenta anni da quando si protestava contro la criminalizzazione delle lotte e la "legislazione di emergenza"; la lotta armata è stata dichiarata definitivamente sconfitta, ma quelle leggi sono ancora vive ed operanti a dimostrazione che non di "emergenza" si trattava ma di un vero e proprio mutamento sostanziale della struttura formalmente democratica dello Stato.

Oggi il Potere si serve delle medesime leggi per cercare di colpire chi, alla luce del sole, porta avanti una lotta radicale per il cambiamento e fuori dalla asfissiante gabbia del riformismo. Ma si illude chi pensa che arrestare cinque o cinquemila "sovversivi" fermi la voglia di libertà degli esseri umani rinchiusi nei CPT. E le rivolte, con o senza anarchici, continueranno fino alla scomparsa definitiva di tutti i lager di stato.

Pepsy

















































una storiasommarioarchiviocontatticomunicaticollegamenti