testata di Umanità Nova

Umanità Nova, numero 18 del 22 maggio 2005, Anno 85

La notizia desaparecida
Virus letali a spasso per il mondo (e le basi militari)




Sei bello cotto, è mattino presto, sei sull'autobus e magari ti stai recando al lavoro, hai appena acquistato un nefando quotidiano nazionale (giovedì 14 aprile) e per cominciare bene la giornata leggi, tra una marea di vaccate, che per sbaglio è stato spedito, da una società americana, un virus in tutto il mondo, per la precisione in 4000 laboratori, che si chiama H2N2, il quale, in passato, ha provocato tra gli uno e i quattro milioni di morti (dal 1957 al 1968), che è stato debellato (1968), che nessun vaccino è efficace contro questo virus e che coloro che sono nati a seguito dell'anno dello smantellamento non hanno gli anticorpi adatti a contrastarlo (gli altri erano già belli che crepati).

Per sbaglio?

Delle due, l'una: o sei in preda ad allucinazione mattutine, oppure, sempre prendendoti per il culo, ti stanno muovendo una nuova, l'ennesima mi verrebbe da dire, campagna terroristica mediatica, per poi, magari, prepararne una reale da addebitare a qualche gruppuscolo terroristico sparso per il mondo.

Vediamo allora, almeno in modo filologico, di analizzare l'accaduto. 

Ve lo vedete voi un laboratorio americano sottoposto a controlli militari interni, e dei più spietati (per chi non lo sapesse i laboratori statunitensi che producano, posseggano o inventino, nuovi virus, batteri etc sono strutture dell'esercito) che invia per sbaglio 4000 campioni in 18 stati del pianeta terrestre? Cioè, un loro tecnico o magari un semplice impiegato interno, che, in preda ad uno zelo inconsueto, invii via posta, come se si trattasse di lettere o di pacchi ordinari, un campione del virus di qua e di là nel mondo. Per errore: ma dai!!!

E da noi a chi sarebbe arrivato questo virus? Non certo alla zia Pina o alla commessa del panificio all'angolo, ma niente popò di meno che a dei loro colleghi militari in terra italiana, ovvero alla base di Camp Ederle di Vicenza. 

Ovvero?

A Camp Ederle (VI) ci sono il quartier generale della NATO e il comando della SETAF (Southern European Task Force) della US Army che ha per missione il supporto aerotattico alle unità nucleari missilistiche terrestri. In questa base vengono messe in opera le Adm, cioè le munizioni di demolizione atomica, in pratica le mine atomiche. Vengono qui custodite e costruite le testate nucleari per le forze armate alleate nella regione meridionale della Nato In questa base sono operative le forze da combattimento terrestri che gli Americani mantengono normalmente in Italia: un battaglione aviotrasportato, un battaglione di artiglieri con capacità nucleare, tre compagnie del genio. Presso l'aeroporto militare è acquartierato un gruppo tattico di paracadutisti ed un battaglione di obici. In ambito Nato è assicurata alla Allied Mobile Force (Ace) la possibilità di effettuare operazioni militari nazionali Usa nell'eventualità di interventi che si estendono fino al Medio Oriente.

E nei dintorni?

A Longare, presso Vicenza, si trova un importante deposito di armamenti Usa ed altri depositi si trovano a Tormeno San Giovanni a Monte.

A Camp Ederle c'e anche un'importante stazione di telecomunicazioni. Complessivamente i militari e i civili americani che operano a Camp Ederle dovrebbero essere circa 8.000. Nel vicentino e nel trevigiano gli Americani possiedono una rete di depositi che fino agli inizi degli anni '90 custodivano centinaia di armi nucleari: Oderzo, Codogné, Tornieno e Longare. Altre basi, centri radar e di telecomunicazioni USA e NATO si trovano a Conselve (PD), Monte Venda (PD), Ceggia (VE), Lame di Concordia (VE), Affi (VR), S. Gottardo, Boscomantivo (VE), Erbezzo (VR), Lunghezzano (VR), S. Anna di Alfaedo (VE), Ciano (TV).

Allora sembrerebbe che i cittadini di Vicenza e dintorni siano spaventati dalla presenza di questi virus a due passi da casa: chissà, poi, come mai dovrebbero starsene tranquilli per le altre presenze militari conosciute e sconosciute. 

Sembra quasi di trovarci in una soap opera dal titolo "Occhi non vedono, cuori non dolgono!". Insomma, basta che non se ne parli e poi si può fare quel che si vuole.

Naturalmente, per chi non lo avesse capito, una notizia si sparge quando qualcuno decide che questa possa essere diffusa ed in questo caso, dal momento che la paura, anche mediatica, è un'arma di guerra, questo qualcuno ha deciso di ricordarci che esiste un pericolo di guerra batteriologica e virale. 

Poi il tutto, si spera, rientrerà a breve, ma comunque la notizia intanto, come un virus delle coscienze, si diffonde e penetra nel nostro DNA e da lì non se ne va più e via di questo passo il pericolo inizia ad essere percepito oltre che in modo reale anche come possibile. Il terrore, oramai, ben saldo in ognuno d noi ci farà chiedere maggiore protezione, maggiori spese militari, guerre preventive, carceri temporanei e permanenti, abbattimenti di flottiglie disperate di migranti e via cantando. Anche se questi sono "amici"?: anche se questi sono amici, perché loro si possono appunto sbagliare, ma sbagliandosi i virus potrebbero finire nelle mani di qualcuno che non si sbaglierà di certo (amici degli amici). 

I trattati infine sono, come da sempre, carta straccia, e per due ordini di motivi: nessuno stato può imporre ad un altro stato di rispettarli a meno che non usi altri strumenti di forza e in secondo luogo la loro sottoscrizione è libera così come la fuoriuscita dagli stessi. 

La Convenzione per la proibizione dello sviluppo, produzione e immagazzinamento delle armi batteriologiche, biologiche e delle tossine e per la loro completa distruzione (BTWC) fu presentata il 10 aprile 1972, ed entrò in vigore il 26 marzo 1975. Attualmente (maggio 2000) 162 paesi hanno siglato la BTWC, 144 l'hanno ratificata e 32 non hanno aderito.

La maggior parte dei non aderenti alla BTWC sono piccoli stati del Terzo Mondo che non dispongono delle risorse per poter sviluppare sistemi di guerra biologica. Nel gruppo di coloro che non partecipano figurano altresì paesi che potrebbero avere le capacità tecnologiche, gli impianti, le conoscenze e l'esperienza per mettere a punto armi biologiche ed impiegarle. Tra questi si possono citare Israele e le repubbliche ex sovietiche (Kazakistan, Kirghizistan, Moldavia, Tagikistan e Azerbaigian) che possono aver acquisito gli impianti di ricerca e di produzione e le conoscenze opportune. 

Il trattato è un tipico esito della politica di controllo degli armamenti promossa dalle due superpotenze durante la Guerra Fredda. Nel 1972, quando fu presentato il testo della BTWC, si riteneva che solo gli Stati Uniti e l'Urss avessero intrapreso la ricerca e lo sviluppo di programmi per la guerra batteriologica, tuttavia anche in Gran Bretagna veniva attribuita alla guerra batteriologica (BW) una valenza strategica paragonabile a quella accreditata agli armamenti nucleari. L'elemento innovativo contenuto nella BTWC risiedeva nella delegittimazione totale delle armi biologiche. 

Nel 1969 la rinuncia statunitense allo sviluppo ed all'impiego di sistemi d'arma per la guerra biologica fu all'origine dei negoziati che portarono all'adozione della BTWC. Tale scelta fu effettuata in un periodo nel quale non sembrava esistere nelle alte sfere militari … il minimo serio interesse per le armi biologiche, in quanto il loro sviluppo – sulla scorta delle conoscenze scientifiche che si avevano in quegli anni – presentava più rischi che vantaggi, e gli arsenali delle grandi potenze disponevano già di sistemi d'arma maggiormente consoni ai dettami delle dottrine strategiche esistenti. 

La vicina prospettiva di un accordo per l'abolizione delle armi biologiche appariva come un momento storico, nel quale le scienze biologiche, intimamente legate alla missione umanitaria della medicina, possono venire sottratte in tutto il mondo all'asservimento agli scopi militari. Tali speranze si sono rivelate in buona parte aleatorie.

Contrariamente a quanto accadde per gli accordi sul controllo degli armamenti nucleari, la BTWC non prevedeva e non prevede tuttora alcun meccanismo specifico che verifichi il rispetto, da parte dei paesi che vi hanno aderito, dei divieti stabiliti dal trattato. 

Inoltre vengono dichiarate lecite tutte le attività di ricerca e sviluppo condotte dagli stati parte nell'intento di rafforzare il dispositivo difensivo contro eventuali attacchi con armi batteriologiche. Gli ambienti scientifici e gli analisti militari ritengono che il confine tra le conoscenze necessarie per mettere a punto i sistemi difensivi, e quelle indispensabili per sviluppare programmi offensivi, sia assai difficile – se non impossibile – da tracciare. La storia della ricerca e della fabbricazione di agenti biologici negli Stati Uniti nel corso del secondo conflitto mondiale offriva a Barton J. Bernstein lo spunto per la seguente riflessione: armi progettate per la deterrenza o la rappresaglia [possono] sembrare allettanti e moralmente giustificabili anche a scopi offensivi. Una volta che la macchina bellica è entrata in azione, gli scienziati possono non riuscire più a controllare l'uso della tecnologia che loro stessi hanno creato, in particolare nel caso di un conflitto che venga definito una guerra 'giusta''. 

Per concludere la risoluzione sta alla radice del problema: smantellare le basi militari (italiane o di altri paesi poco importa), smantellare gli eserciti ed ogni forma di militarizzazione della società: in una stretta parola, anarchia o muerte.

AH!, dimenticavo: la notizia della diffusione dei virus, dal giorno seguente, si è completamente inabissata (censura preventiva, dopo minaccia preventiva?): come i virus nessuna traccia a memoria di essere umano, fino alla prossima intimidazione terroristica di stato. 

Pietro Stara

















































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