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Umanità Nova, numero 18 del 22 maggio 2005, Anno 85

Piazza Alimonda 20 luglio 2001
Pietre




Per ben 87 (ottantasette!) volte il carabiniere Filippo Cavataio, autista del Defender in piazza Alimonda, ha risposto "Non ricordo…" e "Non so…".

Questo l'aspetto forse più emblematico della quarantottesima udienza del processo in corso a Genova contro i 25 dimostranti incriminati per "devastazione e saccheggio" duranti gli scontri per il G8, in quel luglio 2001.

Certo le amnesie del carabiniere Cavataio, interrogato in aula sulla dinamica dei fatti di cui fu testimone e protagonista (era lui che guidava il Defender quando questo passò sul corpo di Carlo ormai agonizzante a terra), non sono certo state le prime nel corso di questo processo, come si è visto anche durante la precedente deposizione del carabiniere Raffone, ma in questo caso sono apparse davvero troppe.

Se non si fosse trattato di un benemerito servitore dello stato, di certo il giudice lo avrebbe quantomeno richiamato ad una maggiore serietà; ormai comunque appare chiaro che ben poche verità sull'uccisione di Giuliani potranno emergere da questo procedimento.

Senz'altro più interessante il seguito delle dichiarazioni fatte sempre in aula da Adriano Lauro, vicequestore aggiunto presso la questura di Roma che in piazza Alimonda era il funzionario di PS responsabile del gruppo di carabinieri che era stato respinto dai manifestanti in via Caffa, gruppo al quale erano aggregati i due Defender compreso quello tragicamente noto.

Adriano Lauro è diventato "famoso" per aver gridato "Bastardo! Tu l'hai ucciso, col tuo sasso…" verso un ragazzo che dopo aver urlato "assassini" dovette fuggire inseguito dalle uniformi; l'eroica performance avveniva davanti alle telecamere, mentre a poca distanza il corpo di Carlo era riverso sull'asfalto bagnato di sangue.

Tale accusa urlata è stato accertato che precedette la "strana" comparsa di un sasso vicino a Carlo e non si può metterla in relazione anche con le tracce evidenti sulla fronte di Carlo di un colpo infertogli presumibilmente da una pietra quando ormai era morente, nel chiaro intento di depistare o nascondere la verità.

Ma il funzionario, in evidente imbarazzo, davanti all'evidenza di un'immagine video ha dovuto ammettere anche un'altra circostanza: era proprio lui l'agente di PS che in via Caffa fu immortalato nell'atto di lanciare una pietra contro i manifestanti come un teppista qualsiasi.

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