testata di Umanità Nova

Umanità Nova, numero 20 del 5 giugno 2005, Anno 85

inform@zione




Milano: al cpt di via Corelli la rivolta continua
Il 7 aprile è stato l'inizio della prima rivolta al CPT di via Corelli. Da allora la lotta si è estesa al CPT di Bologna e di Torino. In questa ribellione è emerso un soggetto che all'interno è in prima persona protagonista delle varie fasi della lotta, dichiarando esplicitamente richieste ed obbiettivi.
Fondamentale è stato il sostegno svolto dal "Comitato di appoggio alla lotta dei detenuti di via Corelli", che agisce coordinandosi e mantenendo i contatti, attraverso colloqui, con i reclusi, sostenendoli con presidi e manifestazioni, facendo opera di informazione con conferenze stampa e volantinaggi alle varie manifestazioni pubbliche.
Malgrado la repressione con violenze, processi ed espulsioni, e l'allontanamento degli stessi organizzatori, la lotta è dura a morire.
L'ultima rivolta è scoppiata la sera del 23 maggio, intorno alle 20: gli immigrati sono saliti sui tetti. La polizia ha risposto arrestando ed incarcerando parte dei migranti rinchiusi nel CPT. La rivolta, dal tetto si è estesa anche ai reparti.
Alle 22 è scattata la carica più dura: la polizia è salita sui tetto colpendo con estrema violenza. Probabilmente si è trattato dello scontro più duro da quando è iniziata la protesta in via Corelli. Mentre due immigrati finivano all'ospedale altri 21 venivano arrestati: saranno processati per direttissima il 31 maggio. Chi ha osato protestare rischia altri mesi, forse anni, di carcere.
Cresce la consapevolezza di trovarsi di fronte ad una dura lotta contro le leggi razziali. Nonostante all'interno del CPT vi sia stato un totale ricambio tra i reclusi lo stato di agitazione non ha mai accennato a rientrare. Il CPT di via Corelli sta diventando ingestibile grazie alla lotta dei detenuti. Malgrado il caro prezzo pagato per questa lotta emerge sempre più netto l'illegittimità e la violenza razzista di questi luoghi.
Ma c'è anche una buona notizia.
Dopo un'odissea durata oltre un mese e mezzo con incarcerazione a S. Vittore, tre udienze, assoluzione per il reato di resistenza, scarcerazione, nuova reclusione in Corelli da parte della questura, per decisione del giudice di Pace Mohammed è stato finalmente liberato.
La sua vicenda è emblematica della condizione vissuta concretamente da molti immigrati nel nostro paese: il passaggio da una struttura carceraria ad un'altra.
Ma questa volta le ragioni e la forza della lotta (in primo luogo la sua) hanno prevalso.
lib. ispirato ad una comunicazione di En

Alessandria contro il Ritalin
Il 18 maggio si è tenuta una conferenza dal titolo: "bambini e psicofarmaci, no al Ritalin!". Sulla somministrazione di psicofarmaci ai bambini, sul "rapporto" fra bambini e adulti, sulle trasformazioni del modello pedagogico.
L'incontro fortemente voluto dai compagni del PerlaNera non è stato semplicemente una conferenza. La scelta del Ritalin in Italia è ad un punto cruciale: dopo il periodo di sperimentazione è iniziata una aggressiva campagna propagandistica città per città una "nuova" malattia inventata per l'occasione, l'A.D.H.D. che (a loro dire) si manifesta nei bambini con difficoltà di apprendimento e memorizzazione ed altri comportamenti comuni e per nulla patologici. Sebbene numerose ricerche scientifiche considerino inesistente questa "sindrome", tuttavia la Novartis, l'azienda produttrice l'anfetamina che si vuole somministrare ai bambini "vivaci" propaganda il Ritalin giungendo a sostenere che un bambino su cinque è affetto da questa "malattia". Noi del laboratorio anarchico PerlaNera ci siamo mobilitati per andare oltre la semplice contro informazione, ampliando i rapporti che già avevamo per cercare di inceppare l'ingranaggio che la Novartis si sta accingendo ad oliare anche nella nostra provincia. Abbiamo preso contatto con Alessandriacolori, i C.S.A. Subbuglio di Alessandria e Lacandona di Valenza e il sindacalismo di base (Usi-Ait e Cub). La Cub-scuola è intervenuta nelle scuole mettendo sull'avviso famiglie ed insegnanti.
Alla conferenza hanno partecipato un centinaio di persone. Dopo una breve introduzione del compagno Salvatore sono intervenuti Luca Poma, portavoce nazionale di "Giù lemanidaibambini", Maria Rosaria D'Oronzo, lo psicomotricista Nuccio Puleio, il Comitato di Base della scuola di Varese e il gruppo di iniziativa non-psichiatrica di Tradate.
L'assemblea si è conclusa con l'approvazione unanime della proposta fatta dagli anarchici di inviare alle scuole, al provveditorato agli studi e all'ASL una dichiarazione pubblica nella quale si ribadisce la volontà di opporsi al progetto autoritario e pericoloso di somministrare psicofarmaci ai bambini. È necessario organizzare la diserzione contro l'arroganza della psichiatria: il Ritalin è funzionale solo ai guadagni aziendali e ad una scuola-azienda progettata allo scopo di conformare gli individui e di annichilirli se per una ragione o per un'altra non si conformano. Questa è la principale droga di stato da abbattere!
L'incaricato del laboratorio anarchico PerlaNera

Torino: perquisizioni, deportazioni, assassini
Alle sei del mattino del 25 maggio sono state effettuate a Torino numerose perquisizioni. A quanto ne sappiamo si è trattato di un'iniziativa poliziesca: le perquisizioni sono state eseguite senza richiesta del giudice ma avvalendosi del 41 TUULPS, l'articolo che consente alla polizia di entrare nelle case senza mandato con il pretesto della "ricerca di armi e droga".
Due compagni ci hanno riferito che, a detta dei poliziotti che hanno effettuato la perquisizione a casa loro, l'iniziativa poliziesca è da mettersi in relazione al pacco incendiario recapitato il giorno prima ai vigili urbani di S. Salvario, grazie al quale l'opera di criminalizzazione di anarchici, migranti e oppositori sociali ha avuto agio di svilupparsi su tutti i quotidiani.
I compagni oggetto delle attenzioni delle forze del disordine statale sono impegnati nella solidarietà ai reclusi del lager-CPT di corso Brunelleschi: sono stati loro sequestrati numerosi volantini e altro materiale cartaceo.
Nelle stesse ore in cui venivano visitate le abitazioni di nove antirazzisti, dal Cpt di Torino erano deportati i migranti protagonisti della rivolta (cfr. UN 19) della settimana precedente. Difficile pensare si sia trattato di una mera coincidenza.
A degna conclusione di un periodo nero per la nostra città, il giorno dopo moriva un giovane nigeriano, caduto dalla finestra dell'abitazione del fratello, mentre cercava di sfuggire all'ennesimo controllo di polizia attuato nelle zone in cui più alta è la percentuale di migranti. La rabbia spontanea dei vicini di casa del giovane, vittima delle leggi che condannano alla clandestinità chi non è conforme alle esigenze del mercato delle braccia nostrano, si è manifestata con alcune ore di blocchi stradali in piazza Sofia, centro di questo lembo estremo di Barriera di Milano, da sempre consegnato a chi nella scala sociale occupa i gradini più bassi. Il giorno successivo si è tenuto un piccolo presidio di protesta in piazza Castello cui è seguita sabato 28 una manifestazione per le vie del centro di diverse centinaia di persone, conclusasi con un blocco ferroviario alla stazione di Porta Susa.
La nostra solidarietà va ai compagni perquisiti, ai migranti deportati, a chi come la famiglia del giovane nigeriano ammazzato dalle leggi razziali, ha saputo unire il dolore alla rabbia, scendendo in piazza per gridare in faccia alla polizia la verità su quello che i giornali hanno chiamato tragico "incidente".
Non smetteremo mai di ribadirlo: senza stati né frontiere nessuno è clandestino.
L'incaricata



















































una storiasommarioarchiviocontatticomunicaticollegamenti