testata di Umanità Nova

Umanità Nova, numero 21 del 12 giugno 2005, Anno 85

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Torino: scritte di solidarietà antirazzista
"Chiudere i CPT! Pisanu vergogna dell'umanità – FAI" Scritte come questa sono comparse nella serata di giovedì 2 giugno sui muri della città, in segno di solidarietà con gli antimilitaristi e antirazzisti caricati e pestati a Roma per aver rifiutato di ripiegare uno striscione con una scritta simile.
A quest'indirizzo:
http://italy.indymedia.org/news/2005/06/802782.php la foto di quella tracciata sul muro esterno del CPT per bambini in via Porporati.
In un comunicato diffuso dalla FAI torinese leggiamo: "in questo paese nulla doveva turbare l'oscena esibizione militarista romana, condita da ignobili dichiarazioni patriottarde per giustificare la presenza in armi in un paese dilaniato da una guerra senza fine, dove gli occupanti continuano a massacrare, torturare, sfruttare la popolazione civile.
Le nefandezze compiute od avallate in Iraq ed Afganistan dalle truppe dello Stato italiano trovano naturale seguito nella politica razzista che i vari governi di questo paese attuano nei confronti dei migranti: selezionati in mare, sfruttati selvaggiamente sul lavoro, incarcerati e deportati se considerati inutili. E per chi si ribella sono pronte le manganellate: come alla ragazza marocchina cui hanno spezzato una vertebra a Bologna, come nei CPT di Milano e Torino. E quando non bastano le manganellate a piegare la rivolta scattano gli arresti e le condanne, come per i migranti in lotta di via Corelli a Milano.
Chi non tollera quest'indecenza chi vuole manifestare contro la guerra, il militarismo e i lager per migranti viene bloccato, caricato violentemente malmenato. Come il 2 giugno a Roma. Impedire di manifestare, impedire di esprimere un'opinione su un ministro, impedire il dissenso fa scivolare sempre più questo paese verso un regime autoritario. Il partito unico del Cavalier Berlusconi somiglia sempre più al partito unico del Cavalier Mussolini."
Eufelia

Modena: sgomberata la casa cantoniera
Dopo diciassette giorni di occupazione martedì 31 maggio alle ore 7 del mattino in più di 60, tra carabinieri, poliziotti e digossini, si sono presentati alla casa cantoniera di via canaletto 211.
I compagni presenti in casa sono riusciti a salire sui tetti e megafono alla mano hanno rivendicato l'occupazione della casa cantoniera abbandonata da anni.
I poliziotti e carabinieri, nonostante la disponibilità ad uscire dalla casa, hanno voluto dare una gratuita dimostrazione di forza sfondando la porta d'entrata.
L'alternativa alla nostra soluzione "illegale" è stata quella di buttare in mezzo alla strada tre famiglie, nonostante la solidarietà dimostrata da tutto il quartiere sin dal primo giorno di occupazione.
Da un comunicato del Comitato per la casa di Modena

L'Aquila: sulla costruzione di un CPT regionale
Viene identificato uno spazio nella zona di Preturo, Comune di L'Aquila. Il Ministero di Grazia e Giustizia, tramite Commissariato Regionale per il Riordinamento degli Usi Civici in Abruzzo, si reca all'Ufficio del Catasto e scopre che sin dal 1933 (in base alla relazione redatta dall'Avv. Anacleto Marinelli e successivamente alla verifica e all'approvazione dell'Ing. Gaetano Lorito, 27 novembre 1933), lo spazio è tra quelli individuati come demaniale di uso civico.
Dalle ricerche non risultano ulteriori provvedimenti amministrativi che abbiano modificato la natura dei terreni per cui, attualmente, qualunque provvedimento di utilizzazione dei beni deve essere autorizzato dalla Regione Abruzzo.
Queste notizie venivano inviate dal Ministero di Grazia e Giustizia al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Servizio Integrato per Lazio, Abruzzo e Sardegna) il 5 aprile 2005.
Il 26 aprile il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti scrive al Comune di L'Aquila (Settore Ambiente ed Ecologia) e alla Regione Abruzzo (Direzione Agricoltura e Servizio Foreste). L'oggetto: "mutamento di destinazione d'uso di aree nel Comune di L'Aquila per la realizzazione di un centro polifunzionale per conto del Ministero dell'Interno".
Il testo parla chiaro (il corsivo è nostro): "Come già noto a codeste Amministrazioni, a seguito degli incontri e dei contatti per le vie brevi, questo Servizio Integrato per Lazio, Abruzzo e Sardegna dovrà realizzare, per conto del Ministero dell'Interno, un Centro Polifunzionale d'accoglienza temporanea nel Comune di L'Aquila, la cui costruzione è stata individuata nella zona di Preturo, nelle immediate adiacenze della casa circondariale (…) Ciò premesso, segnalando la rilevanza dell'intervento finalizzato a esigenze di ordine pubblico nonché l'urgenza manifestata dal Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno di avere realizzata l'opera in tempi brevissimi, si chiede a codeste Amministrazioni l'avvio di tutte le procedure tecnico amministrative di destinazione d'uso e la conseguente autorizzazione all'alienazione dell'area interessata ai lavori".
Si è stabilito dunque che il CPT dovrà essere costruito in tempi brevissimi e praticamente di fronte al carcere; un terreno di 33.781,83 metri quadratati verrà alienato per esigenze di ordine pubblico.
In particolare, secondo il progetto, il CPT sarà circondato da due recinzioni concentriche: una esterna, di metallo, alta 6 metri; una successiva, interna, in cemento, alta 6 metri.
La comunicazione del Settore Ambiente Comune di L'Aquila alla Delegazione di Preturo è del 10 maggio, con la quale, molto telegraficamente, si richiede l'alienazione dei terreni: "in quanto devono essere occupati con la costruzione di un Centro Polifunzionale d'Accoglienza Temporanea per immigrati in attesa di permesso di soggiorno o di espulsione dal territorio italiano. Ciò affinché codesto ufficio provveda all'affissione all'albo del Comune ed alla delegazione comunale di Preturo per la durata di trenta giorni. (…) nei successivi 30 giorni tutti i cittadini potranno presentare le proprie eventuali osservazioni".
Di tale progetto la cittadinanza è venuta a conoscenza solo sabato 21 maggio dalle pagine del quotidiano locale "Il Centro"; dell'iter attraverso il quale il Ministero dell'Interno ordina l'alienazione dell'area verde solo una settimana fa. Intanto alla Regione (centrosinistra) e al Comune (centrodestra) spetta il compito di decidere tecnicamente e burocraticamente sull'utilizzo dei terreni individuati.
Tutta la documentazione è stata resa pubblica dalla Circoscrizione della Delegazione di Preturo.
Laboratorio Politico AQ

Milano: l'autogestione repressa
In via Maggianico il Comune aveva istituito un dormitorio pubblico per l'emergenza freddo.
Passato il periodo invernale il Comune decide che il dormitorio, la cui gestione era stata appaltata ad una cooperativa, va chiuso.
Gli ospiti del Centro decidono l'occupazione e l'autogestione del posto. L'autogestione dà buoni risultati, perché responsabilizzando gli occupanti, migliorano molto sia la pulizia che l'ordine all'interno interno della struttura.
Il luogo viene aperto all'esterno con iniziative pubbliche e raccoglie, oltre la solidarietà morale, un sostegno concreto.
Ma l'Amministrazione Comunale non intende tollerare questa situazione. Vuol far chiudere il Centro a tutti i costi e far cessare l'esperimento dell'autogestione, che coinvolge circa 240 abitanti, tra italiani ed immigrati. Potrebbe diventare un pericoloso esempio per la città.
Si apre una trattativa condotta tramite gli assessori Manca e Maiolo, attraverso i quali il Comune promette una soluzione individuale per 162 persone, distribuite in vari dormitori sparsi anche nell'hinterland. In questi posti, come già in via Maggianico, "si dorme la notte e si esce il mattino, per stare fuori tutto il giorno e tornare di notte, in un posto sporco, dove si deve pagare per dormire, dove le docce non funzionano e per mangiare devi chiedere la carità alla Caritas".
Il Comune, per far pressione sugli immigrati, avverte che in caso di sgombero rischierebbero il ritiro dei permessi di soggiorno e accusa tutti di "pratiche utopistiche".
Ma gli occupanti rispondono di non di fidarsi delle promesse del Comune e che la soluzione del problema non è individuale, ma collettiva. Inoltre, non intendono rinunciare all'esperienza dell'autogestione del dormitorio, attraverso la quale hanno appreso che cosa significa realmente vivere l'inserimento sociale.
Mentre la trattativa continuava, il giorno dopo una manifestazione davanti al Palazzo Comunale promossa dal dormitorio di via Maggianico, la mattina del 17 maggio, ingenti forze di polizia attuano un violento sgombero del Centro autogestito.
Gli abitanti del Centro, provvisoriamente ospiti dei Centri Sociali "La Pergola" e "Il Bulk", non si rassegnano e stanno promovendo assemblee e mobilitazioni, facendo appello alla solidarietà cittadina, affinché la loro esperienza non termini con la repressione.
Da un testo di Enrico

Torino: primo cantiere Antitav
Alla sede di LTF il primo cantiere antitav di Torino: foto a quest'indirizzo: http://italy.indymedia.org/news/2005/06/802303.php
Nel tardo pomeriggio del 1 giugno una squadra di operai antitav ha allestito a Torino il primo cantiere utile, tra i tanti che hanno invaso la città in vista delle olimpiadi del prossimo anno, il fiore all'occhiello di una città dove le opere faraoniche per la kermesse della neve hanno il loro contraltare nel malessere sociale diffuso, nel peggioramento della qualità della vita e dei servizi.
Il cantiere è stato aperto in galleria S. Federico, dove, al numero 16, ha sede L.T.F. (Lyon Turin Ferroviare), il Genral Contractor che ha in appalto i lavori della tratta centrale della linea per i treni ad alta velocità in Val di Susa. Sono quelli che godranno i vantaggi di un'opera che agli abitanti della Val Susa e a quelli della cintura Nord (da Settimo a Venaria a Pianezza) non porterà che inquinamento e distruzione ambientale in una valle dove il trasporto locale ed i servizi alle persone sono in rapida dismissione.
Gli operai Antitav sotto gli sguardi stupiti e curiosi dei numerosi passanti che affollavano galleria San Federico, hanno delimitato l'area del cantiere con il nastro rosso e bianco racchiudendovi l'ingresso della sede di LTF, le due colonne prospicienti e lo spazio antistante.
Alle colonne è stato appeso uno striscione su cui era scritto "Chiudere LTF – No Tav" siglato con la firma FAI (Federazione Anarchica Italiana). Il regolamentare cartello che indicava che nella zona erano in corso dei lavori è stato piazzato in modo ben visibile.
Sono stati affissi numerosi manifesti esplicativi per spiegare alla cittadinanza le finalità del cantiere e le ragioni di una lotta ultradecennale tra una valle e i vari governi succedutisi in questi anni.
Il cantiere No-Tav è un segnale di solidarietà verso gli abitanti della Val Susa in lotta contro il cantiere che ospiterà i lavori per la galleria di servizio di nove km collegata alla due "canne" principali di 52 chilometri. Le due gallerie, traforando la montagna da Venaus a S. Jean de Maurienne, sono destinate a produrre danni ambientali considerevoli (taglio delle falde, estrazione di materiali pericolosi quali l'uranio e l'amianto, etc.). Si tratta, lo dicono con "orgoglio" le stesse ditte che hanno vinto l'appalto per conto del General Contractor LTF (Lyon Turin Ferroviarie), di realizzare una linea di "pianura" in montagna. Chi parla è gente con una vasta esperienza in materia di devastazioni ambientali: la ditta che ha vinto l'appalto per la costruzione del tunnel di Venaus, la CMC, una cooperativa rossa di Ravenna, ha già dimostrato la propria perizia nel Mugello, dove è sotto processo per il taglio delle falde acquifere e per il grave inquinamento causato dai lavori effettuati.
Ma in Valle la gente ha la testa dura: il percorso delle ruspe non sarà certo agevole.
Da un comunicato della FAI Torino

Milano: sciopero all' ortomercato
Centinaia sono le imprese presenti nell'area dell'Ortomercato di Milano che agiscono per conto della SOGEMI, la società che gestisce per conto del Comune di Milano (e di Banca Intesa) i mercati all'interno della città, con un giro d'affari "dichiarato" di 2.500 milioni di euro all'anno.
Tante piccole imprese (sotto i 15 dipendenti) e cooperative addette al movimento delle merci e alla gestione dei magazzini, strutture in cui prendono corpo connivenze di segno politico/finanziario, per favorire la crescita smisurata di profitti (pubblici e privati). Un'organizzazione del lavoro che non rispetta né i diritti contrattuali, né la sicurezza del salario e del lavoro: dove i licenziamenti sono la risposta abituale ad ogni crisi.
Salari al di sotto del minimo, lavoro nero e caporalato sono la regola.
I lavoratori hanno cominciato a muoversi, fuori da ogni delega, organizzandosi nel Movimento Lavoratori Ortomercato, dando vita ad assemblee, riunioni nei piazzali, volantinaggi, presidi informativi, raccogliendo firme per il problema della sicurezza sul lavoro, promovendo una manifestazione davanti ai cancelli per denunciare le condizioni di sfruttamento e di subordinazione dei circa 2000 dipendenti del mercato.
Dopo un incontro con il Prefetto tenutosi il 24 maggio, per trovare una soluzione al lavoro nero e alla pratica del caporalato e del ricatto sulla mano d'opera, senza alcun risultato soddisfacente, è stata confermato uno sciopero proclamato autonomamente dai lavoratori dell'Ortomercato domenica 29 maggio, con inizio dalla ore 22 fino alla mattina del lunedì.
Per una buona riuscita della lotta, per organizzare nel migliore dei modi il presidio delle porte d'ingresso, si è fatto appello alla solidarietà di tutti i lavoratori dell'area del precariato e dell'antagonismo al fine di sostenere i presidi. All'appello hanno risposto in molti.
Lo sciopero ha avuto adesioni al di là delle aspettative. È una novità importante perché l'ultimo sciopero all'Ortomercato era stato fatto ben 25 anni prima.
Malgrado la presenza intimidatoria sul luogo di decine e decine di poliziotti in tenuta antisommossa per difendere la "libertà di transito delle merci" (lo Stato al servizio dei padroni), l'accorrere al presidio, all'alba del lunedì, di centinaia di lavoratori, ha allontanato ogni ipotesi provocatoria.
La giornata di lotta è terminata con un vivace corteo che ha attraversato la città fino al Palazzo Comunale, dove ha sede chi da copertura politica allo sfruttamento intensivo dei lavoratori dell'Ortomercato.
Lib. tratto da un testo di Enrico




















































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