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Umanità Nova, numero 22 del 19 giugno 2005, Anno 85

L'affondo di Ratzinger
Libertà anarchica e servitù religiosa



Non si può certo dire che le cose le mandi a dire. E nemmeno che non sappia di cosa sta parlando.

E infatti papa Ratzinger non smette di colpire per la ruvida schiettezza con la quale ribadisce la ferma convinzione che la salvezza della sua chiesa, e dunque dell'umanità tutta, debba risiedere solo nella ferrea riproposizione di quelle verità assolute che il futuro "santo subito", con le sue insopportabili moine, gli atteggiamenti gigioneschi e le reiterate richieste di scusa (non richieste), sembrava aver messo in sottordine. E queste dogmatiche verità, fra lo sconforto delle "menti illuminate" che si erano volute convincere di una sua possibile apertura "a sinistra", ce le ripropone con una costanza e una coerenza, vien proprio da dirlo, del tutto teutonica.

Se non altro questa sua chiarezza non può non destare, nei limiti del possibile si intende, un certo rispetto. E a non renderlo del tutto antipatico probabilmente gioca anche il suo affetto per i gatti fortemente condiviso da chi scrive, ma questo è un altro discorso.

Con Ratzinger la Chiesa è entrata pesantemente nelle questioni etiche e di coscienza così attuali nelle opulente e multiculturali società europee, ha dichiaratamente riaperto il fronte della conquista, non solo dei cuori, ma anche delle menti, e (smesse le vesti spettacolari di Wojtila) ripropone al centro della questione, con determinazione ferma e rigorosa, l'affermazione della supremazia e dell'assolutezza dell'etica cattolica. E il suo massimo interprete, l'inflessibile custode dell'ortodossia chiamato al soglio di Pietro forse perché l'unico capace di condurre efficacemente e credibilmente questa battaglia, affonda i piedi nel piatto fin dai primi giorni del suo nuovo impiego, e lascia subito intendere che il gioco sarà estremamente duro. Un gioco che tutti, laici e credenti, siamo di conseguenza chiamati a "giocare".

"Le varie forme odierne di dissoluzione del matrimonio, come le unioni libere e il 'matrimonio di prova', fino allo pseudo-matrimonio tra persone dello stesso sesso sono espressioni di una libertà anarchica che si fa passare a torto per vera liberazione dell'uomo". Queste le parole, volutamente dure e apodittiche, pronunciate da Ratzinger la settimana scorsa, all'apertura del convegno sulla famiglia della diocesi di Roma. Ma se in questa allocuzione, come suggerito da un autorevole compagno triestino, sostituiamo quel "a torto" con un "a ragione", allora possiamo metterci tranquillamente la nostra firma. Esprimevano infatti lo stesso concetto, i nostri vecchi, quando poeticamente cantavano "Noi dai profan mercati / distor vogliam gli amori / e sindaci e curati / ci chiamano malfattori". Un concetto contrapposto fin che si vuole e irrecuperabile a qualsiasi dialettica, ma proprio per questo la citazione papale è quanto mai corretta e pertinente. Ratzinger sa benissimo, infatti, che l'istituto del matrimonio non è solo un contratto più o meno notarile fra due conviventi, ma soprattutto, in quanto sacramento, uno dei capisaldi della morale cristiana e che questa, a sua volta, deve tornare a essere il caposaldo dell'adesione, convinta e non solo formale come accade ultimamente, al magistero della chiesa. E per questo attacca, con cognizione di causa, quello che lui chiama "relativismo", e che noi chiamiamo "difesa delle differenze e affermazione della libertà individuale e collettiva" o, se si preferisce, libertà anarchica. Niente da eccepire, a ognuno il suo mestiere, e tanto meglio per tutti se non ci sono ambiguità.

Ecco quindi perché, già a pochi giorni dall'inizio del suo mandato, Ratzinger inizia a sparare i pezzi da novanta per arrivare al cuore del "suo" problema, a quella scristianizzazione strisciante che colpisce il suo gregge nei contenuti veri - le forme, se dessimo retta a quegli smandruppati dei papa-boys, sembrano invece fortemente introiettate e condivise - e che sta facendo perdere il sonno ai gerarchi clericali, dopo venticinque anni di papato impegnato nella comunicazione spettacolare ma, a ben vedere, piuttosto labile sul piano dottrinale e della sostanza. E Ratzinger non si sottrae ai suoi compiti ma, da buon pastore tedesco, affronta il cuore dei problemi, e se sui referendum pare abbia dovuto assecondare la linea "politica" e ben poco pastorale dei vescovi italiani (affermando comunque con lucidità la posizione della chiesa anche nei suoi contenuti più ostici e inaccettabili) per il resto dà l'idea di voler rimettere tutto sul tavolo.

E difatti, dopo pochi giorni, nell'incontro con i vescovi africani, riafferma con durezza e inflessibilità la tradizionale posizione della Chiesa sull'unico mezzo lecito per affrontare e ostacolare la diffusione dell'Aids in quel continente: vale a dire, la castità. Perché l'Africa "è minacciata da divorzio, aborto, prostituzione, traffico degli esseri umani e uso di contraccettivi". Credo che accostare il mercato degli schiavi all'uso del profilattico non lasci dubbi su come la si pensi, ma ci permetta anche di capire come queste posizioni omicide (che tali sono perché contribuiscono a lasciar morire gli innumerevoli malati di Aids) esprimono un forte convincimento ideologico, oscuramente punitivo e repressivo, tanto più pericoloso in quanto proveniente da una istituzione nonostante tutto ancora credibile, in larghi settori della società, sul piano dell'impegno morale. Come dimostrano le continue offerte dell'otto per mille destinate a sostenere il "meraviglioso" lavoro umanitario del bravo prete di frontiera di turno.

Una Chiesa forte nei contenuti, dunque, rigorosa e non possibilista, dogmatica non solo come atto di fede, come sotto Wojtila, ma anche come prodotto della ragione. E quindi più determinata nell'affermare, propagandare e imporre le sue "ragioni". Una chiesa combattente, aliena alle ola e ai cori da stadio dei suoi eccitati aficionados, ma più attenta al suo patrimonio storico e culturale. Non è più soltanto il vecchio clericalismo, quello che si sta affacciando, ma piuttosto la rinnovata scommessa del primato della chiesa sulla società. Un primato fondato non solo sulla antica forza del dogma e del principio di autorità, ma, con Ratzinger, anche su quello della razionalità. Questa è la nuova sfida che il Vaticano lancia alla società laica e secolare, agli spiriti liberi ed agnostici, questo è il nuovo progetto egemonico sulle coscienze, per il cui conseguimento è stato eletto Ratzinger. Una sfida alla quale dovremo e sapremo opporre, come sempre, le nostre forze e le nostre ragioni. E se le prime potrebbero anche essere poche, non lo saranno certamente le seconde.

Massimo Ortalli





















































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