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Umanità Nova, numero 22 del 19 giugno 2005, Anno 85

Inform@zione



Cassina de' Pecchi: lavoratori in sciopero da otto mesi
Alla Siemens di Cassina de' Pecchi, un paese della cintura milanese, un gruppo di lavoratori è in sciopero da oltre otto mesi contro il turno di notte, imposto dall'azienda nonostante i lavoratori abbiano bocciato l'accordo inizialmente siglato dai funzionari sindacali territoriali.
La Siemens impone i tre turni nonostante molte postazioni siano inoperative. Vi è inoltre un massiccio impiego di manodopera interinale mai confermata sul posto di lavoro e continuamente cambiata.
I lavoratori interessati, uomini e donne, sono 120 dei 950 impiegati nello stabilimento di Cassina, dove 300 operai sono occupati nella produzione di ponti radio e tecnologia radio mobile.
I lavoratori in sciopero durante il turno di notte sono sostenuti economicamente dai colleghi tramite una Cassa di Resistenza. Fino all'8 giugno sono state effettuate 1600 ore di sciopero nel turno notturno e due settimane di sciopero di mezz'ora a turno.
Ai lavoratori della Siemens di Cassina stanno giungendo messaggi di solidarietà da altre aziende, scuole e organizzazioni sindacali che sostengono economicamente la Cassa di Resistenza. Grazie a questa Cassa le ore di sciopero notturno sono state retribuite con circa 9.000 euro.
Una concreta dimostrazione della forza della solidarietà e del mutuo appoggio concreto per lo sviluppo di lotte di lunga durata, le sole capaci di far male al padrone e, quindi, in prospettiva di ottenere dei risultati.
Eufelia (da un comunicato delle RSU Siemens Cassina de'Pecchi)

I veleni della Valle del Sacco
Il fiume Sacco scorre nel Lazio orientale, tra la provincia di Roma e quella di Frosinone, è lungo una ottantina di Km, si getta nel Liri - Garigliano ed insieme arrivano nel Tirreno, segnando il confine tra Lazio e Campania. Quello che viene gettato in questo fiume, da anni, è un cocktail di schifezze. Follia, questa, abbastanza comune a tutta l'Italia, vista l'incuria ed il pressappochismo interessato di industriali ed amministratori.
Andiamo, comunque, con ordine.
Nei primi giorni del mese di aprile si scopre che il latte prodotto da bovini ed ovini, in aziende che hanno il pascolo lungo la media valle del fiume, è inquinato dal beta-esaclorocicloesano, un antiparassitario simile al DDT, vietato da anni. Ne sono state trovate concentrazioni fino a 2000 volte la soglia ammessa per legge.(!)
I comuni direttamente coinvolti, con aziende chiuse, latte ritirato e distrutto, abbattimento dei capi , sono Colleferro, Segni, Gavignano, Paliano, Morolo, Sgurgola, Supino.
La stessa sostanza è contenuta nei fusti tossici interrati nei siti ARPA 1 e ARPA 2, la cui esistenza è nota alle amministrazioni locali da almeno 15 anni, come si evince da ordinanze di bonifica e sentenze di tribunale nei confronti della società SNIA-BDP/Secosvim, produttrice di questo ed altri pesticidi. Ordinanze di bonifica sempre ignorate da questa perla d'industria.
Altri dati ed alcune considerazioni.
- In questo caso non si parla di discariche abusive gestite da ignoti.
- Le analisi conosciute sono state fatte dalla ASL Roma G e da altri enti pubblici, nel latte e nei terreni: non si conoscono le concentrazioni nel fiume e sino a dove arriva questo inquinamento. Si sa che la molecola in questione non si degrada in acqua e quindi, presumibilmente, è arrivata al mare, inquinando quanto è a valle di Colleferro.
- La SNIA, le sue derivate e consociate, nate dagli spezzatini industriali degli ultimi anni, posseggono 650 ha nel comune di Colleferro.
- Con il declino dell'attività industriale si sta utilizzando questa area per lo stoccaggio e l'interramento di rifiuti tossici. Questo più o meno legalmente, copiata dalle decine di aziende in crisi che trovano nuove risorse diventando discariche abusive. Tant'è vero che non passa mese che non si trovino schifezze stipate in qualche sito.
- La molecola in questione non è l'unica sostanza tossica prodotta ed interrata. Il polo chimico di Colleferro è stato protagonista di tutto il ciclo della chimica industriale, con conseguenti rifiuti tossici.
- Le responsabilità di istituzioni e sindacati, muti e complici per anni, sono evidenti.
- Continuano, inoltre, molte produzioni inquinanti, comprese quelle del ciclo della guerra. La produzione e la commercializzazione del polo militare va, attualmente, dal propellente per razzi alle bombe a grappolo.
- Sono presenti nell'area tra Colleferro ed Anagni due inceneritori di rifiuti, del tipo dei termovalorizzatori.
Come inquinamento delle menti, dei rapporti e degli elementi non c'è male, eh?
Nelle settimane precedenti a questo disastro, diverse situazioni ed associazioni dell'alta e media valle hanno dato vita ad un coordinamento contro la guerra, individuando nel territorio, nelle sue produzioni di morte e nella composizione sociale della valle i referenti per una presenza costante, quotidiana, di lotta e progetto. Si è dato vita ad alcune iniziative tra cui un'assemblea in piazza, a Colleferro, che è il centro più grande della valle oltre che il luogo di produzioni belliche.
Appena si è avuta la notizia del disastro, ci si è mossi immediatamente, con volantinaggi e presenza nei diversi ambiti di dibattito, acquisendo informazioni, prendendo contatti con le diverse realtà di produttori ed abitanti, allargando l'attenzione pubblica ai collegamenti tra i diversi problemi che vive il nostro territorio. Si è in movimento, nella direzione di una struttura autogestita, formata dagli abitanti del territorio, in grado di dare risposte immediate nella situazione di crisi e di progettare lotte ed alternative.
Le difficoltà sono molte, visto il panorama di silenzi, responsabilità ed ignavia, ma tant'è.
Enrico Ranieri, bakunino

Val di Susa: la lotta entra nel vivo
All'indomani della grande manifestazione popolare contro il TAV che ha visto trentamila valligiani sfilare da Susa a Venaus, al tavolo di concertazione tra la Regione Piemonte e i rappresentanti delle Comunità montane Alta e Bassa Val di Susa, la governatore Bresso non si è neppure presentata. Pare che fosse impegnata a Roma per questioni "olimpiche". Il rappresentante del governo regionale ha buttato sul tavolo delle trattative l'offerta di un "tecnico" scelto dai valligiani che affianchi quelli incaricati della realizzazione dell'opera nell'effettuazione di alcuni sondaggi. Anche questa volta le istituzioni rispondono un bel "NO" agli abitanti di una valle e quelli della Gronda Ovest che in maniera pressoché unanime si sono pronunciati contro la linea ad Alta Velocità che dovrebbe devastarne il territorio.
I due presidenti delle Comunità Montane, il diessino Ferrentino e il leghista ecofascista Carena si sono divisi. Ferrentino ha dichiarato che l'inizio dei lavori segnava la fine della trattativa e l'inizio della resistenza non violenta ai cantieri. Carena, l'avvocato che in Valle ha difeso vari fascisti tra cui i titolari della Brown & Bess, l'armeria al centro di tanti dei cosiddetti "misteri della Val Susa", ha dichiarato che intendeva mantenere aperto il tavolo di concertazione. I giornali, ed in particolare la "busiarda", il quotidiano di Famiglia, di chi, come sempre da queste parti, ha le mani in pasta nell'impresa TAV, si sono affrettati a marcare la "divisione".
Nelle stesse ore veniva annunciato che il 27 giugno a Bruzolo, in bassa Val Susa e il 29 a Venaus, in Val Cenischia, partiranno i lavori. In valle fervono le iniziative: assemblee ed il presidio quotidiano di fronte all'area destinata a cantiere dalla CMC a Venaus vanno avanti. Sin dal sabato 25 il presidio diventerà permanente. La mattina di lunedì 27 e quella del 29 le ruspe troveranno ad attenderle i tanti che pensano che sulla vita della gente non si può e non si deve fare alcuna trattativa.
Mortisia
Per info: fat@inrete.it; 011857850; 338 6594361





















































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