Umanità Nova, numero 23 del 26 giugno 2005, Anno 85
A Torino quel giorno era caldo, che caldo ma che caldo faceva… Eh, sì: tanto tuonò che piovve…, potremmo anche dire. La manifestazione antifascista di sabato 18 giugno a Torino era stata indetta per sensibilizzare la cittadinanza sulle aggressioni fasciste e naziste che negli ultimi mesi avevano colpito un po' ovunque in Italia e sabato 11 giugno anche a Torino, dove due occupanti del Barocchio erano stati accoltellati da una squadraccia nel cuore della notte. Il presidio in P.za Madama si trasforma in corteo spontaneo e vuole raggiungere il centro, per dire forte che il fascismo è fuori dalla storia e che a Torino non c'è spazio per i fascisti, teste rasate o in doppiopetto. Il pomeriggio è afoso e si avanza con un percorso tortuoso, contrattando e imponendo ogni metro ai questurini che hanno blindato la manifestazione. Curioso che le sedi cittadine di fascisti e neonazisti siano protette giorno e notte da auto di polizia o carabinieri, mentre un corteo antifascista venga isolato dal resto della città, come se fosse lui il virus e non piuttosto al contrario il fascismo strisciante e bavoso che ritorna, con il suo sodale di sempre il clericalismo e i padroni che passan all'incasso. Fatto sta che il corteo si muove, certo spinge, cerca di respirare, di prender aria, insomma, qui si soffoca, in senso reale e metaforico. Giunto che fu in via Po, il corteo non voleva saperne di rinunciare al palcoscenico di piazza Castello, il cuore di Torino, non vuole farsi deviare, punta i piedi e… patatrac, partono le mazzate e i manganelli.
Ma come, proprio qui? Sono ore che facciamo pigia pigia, un passo avanti e uno di lato, e proprio qui devono caricare? Ma con tutti i posti che c'erano proprio qui dovevano scatenarsi, con i portici e la gente del sabato pomeriggio e tutto il resto? Fuggi fuggi generale, in fondo a via Po due cestini e quattro sedie prendon fuoco in mezzo alla strada, un autobus si ferma e fa scendere i passeggeri, per diventare, intatto, non un vetro rotto né una gomma tagliata, lo sfondo a titoloni delle cronache locali de La Stampa e La Repubblica del giorno dopo, quando si levano i professionisti dell'infamia a spargere falsità e disinformazione. Ma prima arrivan gli sbirri non solo a menare botte a destra e manca come loro professione comanda, ma ad arrestare anche due manifestanti, un compagno della FAI che si ferma ad aiutare una nostra simpatizzante caduta nella fuga e sulla quale quei machi degli sbirri che come i fascisti non si mettono mai meno di quattro o cinque stavan per scaricare una pioggia di mazzate. E così si son presi Massimiliano. Tutta sera abbiam passato a cercare di metterci in contatto con lui e con l'altro arrestato, Silvio ed a sperare che li rilasciassero. Altri due fermati, tra cui la nostra simpatizzante difesa da Massimiliano, sono stati in serata rilasciati. Invece Silvio e Massimiliano sono stati portati in galera alle Vallette. Passata la domenica in cui giornali e TG3 locale si son superati nel spargere infamia, passa il lunedì per le dichiarazioni dei politici, sbavanti quelli di AN, come loro solito, e "fermi nel condannare la violenza da qualunque parte essa provenga" gli Ulivisti onnigovernanti dopo le ultime amministrative in Comune, Provincia e Regione. Passavano le ore e dell'udienza di convalida degli arresti nulla si sapeva. Intanto qualcuno aveva notato che La Stampa e La Repubblica nelle ultime settimane avevano più volte insistito sul pericolo che la lotta contro il TAV (Treno ad Alta Velocità) Lione-Torino, contro la quale l'intera Val di Susa è da anni mobilitata e la cui realizzazione subisce in questi giorni un'accelerazione, degenerasse nella violenza. Ed ecco che proprio i due giornali domenica 19 pubblicano i resoconti della manifestazione di sabato con accanto box sulla lotta al TAV. Il 4 di giugno c'era stata un'imponente manifestazione pacifica dei valsusini. L'11 le coltellate fasciste. Il 18 la carica dei celerini i Via Po. Ma guarda guarda 'sti giornalisti che preveggenza… Di articolo in articolo arriviamo a martedì 21 giugno, primo giorno d'estate 2005, ma che ci ricorderemo come un giorno di merda. Perché non solo vengono convalidati gli arresti di Massimiliano e Silvio, ma pure se li tengono in galera in custodia cautelare! Ma checcazzo hanno fatto? Lesioni e resistenza? Ma andiamo, nessuno sta dentro in custodia cautelare per accuse del genere… Il fatto è che la questura ha messo su il solito banchetto ad uso e consumo di giornali e TG sciorinando la solita mercanzia guasta di bastoni bulloni e striscioni (non ridete: striscioni come corpi di reato…?!). Sinceramente, giacchè crediamo nel genere umano, pensavamo che dopo la figuraccia rimediata a Genova con il falso taglio al giubbotto per giustificare l'irruzione macellaia alla Diaz, funzionari fotografati con sacchetti di moltov e rinvii a giudizio di sbirri assortiti per violenze bestiali, calunnie e falsi in atti pubblici, alle questure di tutt'Italia fosse stato fatto un corso di furbizia (almeno…). Ragazzi, siamo rimasti ancora una volta delusi. Ci è toccato rivedere le solite scene, ma, quel che è peggio, son riusciti a tenersi (per ora) Massimiliano e Silvio, giacchè un capro espiatorio questa città disastrata da crisi FIAT, cantieri Olimpici e TAV, questa città in cui durante le retate di immigrati ben quattro di loro da gennaio son crepati affogati, caduti dai tetti, ammazzati da colpi di pistola alla testa partiti per errore (già, questo succedete a Torino, mica a Brixton o a L.A., non lo sapevate?), questa città questa provincia questa regione tutta ulivista, questa città di Gramsci morto in un carcere fascista (la sua casa diventerà un albergo di lusso per le Olimpiadi…), di Gobetti ucciso dai postumi delle botte fasciste e, lasciatecelo dire, di Pietro Ferrero segretario della FIOM massacrato dai fascisti nel '22, aveva proprio bisogno di due antifascisti arrestati durante una manifestazione come quella di sabato 18 giugno. Torino questi arresti se li è un po' cercati, perché nella loro assurdità denunciassero e smascherassero la crisi in corso di una città che ha la febbre terzana e non sa dove andare a sbattere. Con una classe politica che si sta solo spartendo i miliardi di Olimpiadi e TAV, con un tessuto sociale decomposto dalla lunga estenuante crisi FIAT, con un tessuto urbano violentato da colate di cemento buone sole per chi le getta.
Caro Massimiliano, volevamo dirti che su La Repubblica di domenica 19 giugno 2005, edizione di Torino, c'è la foto del tuo arresto. Sei circondato da tre-quattro sbirri che ti portano via e sembri quasi sorridere o così a noi piace pensarti, come quella foto di Una risata vi seppellirà.
Cari Silvio e Massimiliano, tenete duro. Faremo di tutto per tirarvi fuori prima possibile e restituirvi alla libertà per la quale manifestavate, manifestavamo sabato. Faremo di tutto per restituirvi prima possibile a quel mondo, a quella storia, di uomini liberi ed eguali a cui voi appartenete, a cui noi tutti apparteniamo, senza stati né frontiere, senza lager né galere.
si, emi, pap, cla, co, ma, mar, don, dav, rob, lor