testata di Umanità Nova

Umanità Nova, numero 23 del 26 giugno 2005, Anno 85

Tutti in ginocchio
Il neocolonialismo culturale della chiesa



Dicevamo, nel numero scorso, che questo papa sarà parecchio invadente, anche e soprattutto nei confronti dei non credenti, e che non perderà occasione di cercare di coinvolgerli in un confronto dialettico, al termine del quale la Chiesa, come sempre, dovrebbe ritrovarsi in una posizione di supremazia. E ci sembra di non sbagliarci.

Non ha ancora fatto in tempo, infatti, ad essere eletto, che sforna un libro di non poco spessore, L'Europa di Benedetto nella crisi delle culture, che già dal titolo è tutto un programma. Se poi questo testo si avvale della preziosa introduzione del presidente del Senato Marcello Pera, a suo tempo campione del laicismo e illustrissima firma de "La Stampa" e oggi servo sciocco del nuovo protagonismo clericale, si dovrà convenire che la Chiesa spara un altro dei suoi pezzi da novanta. E la tesi che alla fine si va a sostenere, e con la quale, se avessimo voglia, saremmo chiamati a confrontarci, è sempre quella, vecchia come la Chiesa stessa, secondo la quale senza Roma non v'è salvezza. Vale a dire che, pur riconoscendo una certa legittimità al laicismo, non si manca di affermare che questo è pur sempre poggiato sull'errore e quindi, in ultima analisi, non può che limitare le potenzialità dell'individuo.

Al centro della odierna riflessione di Ratzinger sembra essere il problema della libertà, intesa sia come categoria assoluta che come concreta condizione della vita quotidiana. Secondo il papa, infatti, la libertà è effettiva e benefica quando è fondata su ciò che viene definito Logos o ragione creatrice, mentre tenderebbe a trasformarsi nel contrario, dispotismo e oppressione, se dovesse poggiarsi su un credo illuministico interpretato in modo radicale. Insomma, rieccoci con l'antica condanna della religione della libertà nata con l'illuminismo e la rivoluzione francese (maledetta, sempre lei!) perché questa libertà, sostituendosi alla fede e alla Ragione creatrice di cui sopra, non può produrre altra semenza che i frutti avvelenati dell'oppressione e del totalitarismo. 

A parte il fatto che, se c'è qualcuno che dovrebbe astenersi dal pontificare su oppressione e totalitarismo, questi è proprio la Chiesa di Roma, è evidente che dietro alla apparente modernità di pensiero di questo teologo intelligente e capace, si riaffaccia con nuove vesti l'antico e inestirpabile vizio di Santa romana chiesa, ossia l'imposizione del primato della sua missione non solo sul popolo di tutti i credenti, ma sull'intera società. E quindi, anche su laici e agnostici, sulle loro coscienze, sui loro diritti, sul loro modo di intendere e regolare la propria vita e i propri rapporti sociali.

Il bello è che questo attacco, primo di una prevedibile serie, alle radici laiche e illuministiche della cultura europea, viene presentato come un lungimirante ponte teso fra i due mondi, come una proposta di dialogo seria e sincera proveniente dal pulpito più qualificato, come una mano tesa a superare antiche diffidenze, in modo paritario e senza pretese egemoniche. E si potrebbe anche darvi credito, se non fosse che la sostanza di questo preteso ponte poggia sul totale ribaltamento di uno dei capisaldi della cultura laica, ossia di quell'assioma fondamentale che recita che "le norme morali essenziali sono valide etsi deus non daretur, anche se Dio non esistesse". Ossia che il principio basilare del nostro modo di essere e di interpretare la realtà, e quindi della nostra etica e morale, non poggia sulla trascendente presenza divina, ma sulla ragione e sulle condizioni materiali e spirituali dell'uomo. Bene, è questo che Ratzinger intende capovolgere, presentando la sua operazione di colonizzazione culturale come un semplice consiglio (sono le sue parole) per i non credenti: "Anche chi non riesce a trovare la via dell'accettazione di Dio dovrebbe comunque cercare di vivere veluti si deus daretur, come se Dio ci fosse".

Sarebbe dunque questo il ponte fra credenti e non credenti di cui blatera il riformato Pera? sarebbe questo il punto di partenza per un confronto leale fra le due grandi culture dell'occidente, la cristiana e l'illuministica? Ma andiamo! Il proposito di Ratzinger altro non è che prendersi una bella rivincita sull'illuminismo, colpendolo in uno dei suoi punti fondanti e fondamentali dell'organizzazione sociale e negandogli la pretesa di avere principi di giustizia e libertà che non discendano da un intervento divino e trascendentale. È questo ciò che si propone Ratzinger, quando capovolge quell'assioma: negare che il pensiero laico possa avere uguale dignità, se non superiore, anche senza il dono del "mistero della fede", e che la società nata dai Lumi possa avere una sua etica e una sua morale pur rifiutando il dogma e appoggiandosi alla ragione. Insomma, grattando nel fondo, l'affossamento del pensiero laico, e di conseguenza, dell'agnosticismo con la riaffermazione del diritto, divino e terreno, della Chiesa di uniformare l'universo mondo al proprio credo e alla propria etica, con le sue regole e le sue leggi, perché al di fuori di queste si è destinati, ahimé, a cadere nel totalitarismo e nella illibertà.

Non c'è niente da fare, il prete resta incorreggibile e proprio non riesce a concepire altra società che quella uniformata e vincolata ai suoi principi. È chiaro che, ancora una volta, per non fargliela passare ce la metteremo tutta, facendo, come sempre, del nostro... peggio. 

Massimo Ortalli



































una storiasommarioarchiviocontatticomunicaticollegamenti