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Umanità Nova, numero 24 del 3 luglio 2005, Anno 85

Una vita contro il franchismo
Antonio Tellez (1921 -2005), protagonista e storico di un'epoca



Lo storico Max Nettlau diede, qualche decennio fa, un consiglio agli storici libertari: "Quando riferite di avvenimenti che coinvolgono le idee o l'Organizzazione non nascondete nulla, anzi dite tutto. La parte positiva servirà da lezione ed esempio alle nuove generazioni e la parte negativa affinché si possa procedere alle dovute rettificazioni". Tale "istruzione per l'uso" piaceva molto a Antonio Téllez (18/1/1921-27/3/2005) che lo collocò in apertura dell'ultimo libro, dedicato a un grande amico: Facerias. Guerrilla urbana (1939-1957), Barcelona, Virus, 2004. Questa riedizione di un lavoro di trent'anni prima, dal titolo quasi simile (Ediciones Ruedo Ibérico, París, 1974), è stata causata da un rinnovato interesse e dalla scoperta di nuovi elementi storici che attestano le responsabilità del tranello nel quale fu ucciso un lottatore ad oltranza contro il regime franchista. Tra l'altro, la storia di Facerias si incrocia con quella del movimento in Italia per la sua permanenza e attività tra Toscana e Piemonte, dove realizzò iniziative assai varie: dalla promozione di campeggi internazionali per anarchici d'Europa all'assalto a banche con qualche giovane compagno italiano.

Negli anni Sessanta, Téllez si convince dell'urgente necessità di presentare la dura e sanguinosa lotta dell'antifranchismo anarchico di cui era stato un sopravvissuto. Non a caso tale decisione è presa dopo l'uccisione di un altro caro amico, Francisco Sabaté, ucciso vicino a Barcellona nel 1961. Con Sabaté si conclude la disperata azione di guerriglieri anarchici che, in montagna o in città, cercavano una soluzione al perdurante franchismo che stava trasformando il popolo spagnolo da soggetto collettivo coeso, ribelle e resistente al potere in una massa frammentata, subordinata e quasi rassegnata. Ormai il regime aveva dato frequenti e indubbie dimostrazioni di poter disporre di un sistema di controllo efficiente. Con gli strumenti polizieschi aveva eliminato i pochi gruppi che resistevano e con le strutture clericali aveva condizionato e manipolato i comportamenti popolari. La difficile sopravvivenza materiale e la capillare diffusione degli informatori dell'apparato repressivo, in divisa e in tonaca, aveva portato al logoramento, se non allo sfinimento, di ingenti quantità di lavoratori rurali e cittadini. Un clima così deprimente, e senza la minima speranza di cambiamento, aveva tolto le possibilità pratiche di costruire una controsocietà semiclandestina, il terreno storico privilegiato nel quale era potuta svilupparsi la pianta più rigogliosa dell'anarchismo internazionale. Non a caso, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, tutti i Comité Nacional della CNT erano stati arrestati in blocco e ormai migliaia di militanti irriducibili languivano nelle carceri, isolati e calunniati dalla propaganda martellante del nazionalcattolicesimo franchista.

L'impegno assunto da Téllez di fronte alla propria coscienza, ai compagni caduti, al movimento vecchio e nuovo, era riuscito a smuovere le acque e a rendere meno clandestina la memoria di innumerevoli azioni antiautoritarie di chi non si rassegnava alla sconfitta e alla dispersione. In inglese, in tedesco, in greco, le storie personali e collettive della resistenza libertaria armata al franchismo hanno circolato in mezza Europa. Anche nel movimento di lingua italiana c'è stata notevole attenzione ai due libri su Facerias e Sabaté, grazie alle edizioni curate da Franco Leggio, altro militante assai sensibile e solidale nei confronti del movimento di lingua spagnola (Ragusa, La Fiaccola, 1972 e 1984).

Negli ultimi anni, dopo una serie di soggiorni in Spagna sia per effettuare nuove ricerche sia per seguire da vicino il movimento soprattutto a Barcellona, Téllez si era ritirato a Perpignan, a pochi km. dalla frontiera pirenaica. Qui continuava un'attività pubblicista incessante potendo contare sull'aiuto della sua compagna Armonia, un nome che è una bandiera, dedicandosi a riordinare l'enorme mole di materiali accumulati e ricevendo compagni, catalani e non solo, ai quali generosamente offriva la propria memoria lucida e un punto di vista originale e sempre battagliero. E da qui mandava frequenti articoli alla rivista libertaria "Polémica", una pubblicazione di Barcellona che ha sempre avuto un occhio di riguardo verso la complessa storia del movimento spagnolo e che si appresta a pubblicare un dossier sulla sua figura.

Era molto stimolante e antiretorico sentirsi raccontare da un attivo partecipante il tentativo di invasione, dell'autunno 1944, della pirenaica Valle d'Aran da parte di un improvvisato esercito antifranchista, guidato e manovrato da esponenti quasi tutti comunisti. Alle promesse di potenza e di facile consolidamento offerte dai vertici militari e politici corrispondeva nella realtà una paurosa disorganizzazione e una confusione totale, al punto da indurre il giovane esuberante Téllez, dopo aver combattuto a Salardù, a rinunciare ad un'impresa persa in partenza e dai contorni assai poco chiari. Questa esperienza della Valle d'Aran, che solo per un caso non si concluse più tragicamente, si inseriva nelle grandi attese suscitate negli spagnoli, e in tutti i veri antifascisti europei, dall'imminente fine delle due dittature nazifasciste senza le quali Franco non avrebbe potuto vincere nel 1936-1939. Per alcuni anni dopo il 1944 si rianimano anche i gruppi guerriglieri delle montagne di varie regioni spagnole, gruppi che in parte si erano costituiti tra il 1936 e il 1937, quando ai "rossi" che si trovano nei villaggi e nelle città cadute sotto il dominio franchista non resta alternativa alla tortura e alla fucilazione che la fuga immediata e la sopravvivenza nei boschi. La riattivazione della guerriglia, ad opera di anarchici e, per alcuni anni, di comunisti deve ben presto fare i conti con la mancanza di reale solidarietà antifascista europea (come nella Grecia del 1946) al di là delle occasionali dichiarazioni verbali. L'avvento della guerra fredda e della divisione del mondo in blocchi favorisce, com'è noto, il consolidamento al potere del dittatore Franco protetto dagli Usa e dall'Occidente pseudodemocratico. Svaniscono le speranze sorte tra le decine di migliaia di combattenti spagnoli che hanno partecipato (e molti sono i caduti) ai reparti francesi e inglesi che combattevano i nazifascisti. Era proprio questo argomento scottante - la amnesia delle democrazie che utilizzarono gli antifranchisti spagnoli - che Antonio aveva cominciato a trattare pur senza giungere ad un libro definitivo e pubblicato. Egli stesso aveva peraltro percepito i limiti dell'attività clandestina nella Spagna del 1946, oltre ad aver vissuto un altro fenomeno assai poco consolante: le amare fratture del movimento libertario spagnolo in esilio.

In complesso la vita militante e quella dello scrittore si sono fuse egregiamente in Antonio Téllez dandoci dei lavori, di una chiara dignità come fonte e interpretazione storica, che sono il risultato di una forte personalità, di un uomo animato da un'inesauribile volontà di partecipare alla secolare lotta per la liberazione sociale. Evidentemente non solo della Spagna.

Claudio Venza




































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