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Umanità Nova, numero 25 del 10 luglio 2005, Anno 85

Torino contro il fascismo
A piè fermo




Il motto della Torino olimpica è "Turin always on the move - Torino non sta mai ferma", evidente ribaltamento della classica descrizione dei piemontesi come dei bogia nen, che in dialetto significa che non si muove, che sta fermo. I piemontesi sono visti come gente un po' statica, refrattaria alle novità, grigia: come Torino, appunto.

Va detto che tutto ciò pare derivi dall'appellativo dato ai fanti sabaudi che sbarrarono la strada ai francesi in Val di Susa al Colle dell'Assietta nel '700: niente li spostò dal tenere la posizione, erano gente dal piede fermo, dei bogia nen. Chissà se i creativi ci han pensato: che modello di città propongono con quel motto, una città che non stando mai ferma, fa passare tutto attraverso il suo corpo e le sue viscere, un nuovo senza vita perché fatto solo di acciaio, cemento, treni ad alta velocità, palazzi e metropolitana?

Pensavo anche a questo sabato 2 luglio durante il corteo indetto dalla FAI svoltosi a Torino per testimoniare il cuore antifascista di questa città, dopo l'accoltellamento di due occupanti del Barocchio da parte di fascisti l'11 giugno, le cariche della polizia in via Po alla manifestazione del 18 e l'arresto di Silvio e Massimiliano con l'applicazione della custodia in carcere.

Pensavo che lo striscione di apertura del corteo recava la scritta "L'antifascismo non si arresta" e al gioco semantico contenuto nella frase. Non solo l'antifascismo non è motivo per essere sbattuti in galera, ma è l'antifascismo che non si ferma, che cammina, si muove, che marcia, che manifesta. E il movimento dell'antifascismo traccia un'idea di società altra rispetto al movimento dello slogan olimpico, perché il movimento è nella sua natura diverso.

L'antifascismo non si arresta perché è categoria della politica che smuove non solo le coscienze, ma tutti i facili equilibri dei politicanti di mestiere e la società fin dalle radici. Giacché l'antifascismo ha nel suo codice genetico il conflitto che è il sale della libertà, e il conflitto scaturente tra chi vuole assoggettare i corpi e le coscienze in uno stato autoritario al servizio del capitale, come il fascismo storicamente si è sempre manifestato, e coloro che hanno nella libertà il bene più caro e sanno che senza giustizia sociale non c'è libertà vera, che la libertà politica da sola è solo l'anticamera di nuove soggezioni, più sottili talora, ma altrettanto pesanti. Una società senza conflitto sociale è una società che cova in sé i germi del fascismo.

Ci siamo dunque messi in cammino attraverso la città per unire due luoghi simbolici: P.za XVIII Dicembre, davanti alla stazione ferroviaria di Porta Susa dove una lapide ricorda l'incendio della camera del lavoro da parte dei fascisti il 18 dicembre 1922 e i morti di quel giorno: tra loro il segretario della FIOM Pietro Ferrero, anarchico; la lapide di Ilio Baroni, partigiano anarchico caduto il 26 aprile 1945, all'incrocio tra Corso Novara e C.so Giulio Cesare. Due punti della storia del nostro paese ineludibili, l'avvento e la caduta del fascismo, perché è successo, è successo qui, ha avuto una genesi, protagonisti, complici attivi e passivi, perché il fascismo è stato parte della storia italiana e i suoi epigoni sono ancora tra noi, non cessano solo di essere nostalgici, sono al governo e vogliono restarci, ampliare il loro potere e consolidarlo, a braccetto, storica compagnia di giro, di clericali e padroni.

Ci siam dunque messi in cammino e il corteo ha tracciato il profilo di un'altra città, fatta di operai, immigrati, gente normale che vorrebbe essere solo lasciata in pace, gente che non è schiava di mode e di politici imbonitori da salotto televisivo: soprattutto, gente che ha memoria, che sa ancora discernere tra fascisti e antifascisti, gente che non pensa che Brigate Nere e X Mas fossero bravi ragazzi, perché sa che chi propugna l'oblio della storia é sempre chi vuole riprodurre rapporti di dominio e sfruttamento.

Noi vogliamo, invece, liberare noi stessi e gli uomini dalle catene, le più vistose e le più sottili, che li avvinghiano. La nostra lotta è contro tutto il falso movimento che viene propinato a destra e a sinistra. Poiché abbiamo il piede ben fermo nella storia, sappiamo che l'antifascismo non si arresta.

Giuseppe Salasso





































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